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Quando Mihajlovic raggiunse il Bologna a Verona

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Da quattro anni a questa parte, Verona-Bologna non è più una partita come tutte le altre.
Quattro anni fa, precisamente il 25 agosto del 2019, tutto il mondo del calcio si emozionava nel vedere Sinisa Mihajlovic raggiungere lo stadio Bentegodi dopo quaranta giorni di ospedale.
L’ex allenatore del Bologna aveva annunciato solo un mese prima di essere affetto dalla leucemia e dopo quella conferenza stampa Sinisa aveva cominciato il percorso di cure in ospedale, tuttavia, ai suoi ragazzi lui aveva fatto una promessa: essere in panchina per la prima partita di campionato.

La promessa alla squadra

«C’è una data che si sta avvicinando e non la posso mancare: è il 25 agosto, prima di campionato a Verona […] Ho promesso ai miei ragazzi che ci sarò. Nessuno immagina che io possa riuscirci. E nessuno mi chiede di farlo. Ma è dall’inizio del ricovero che sogno questa partita». Sinisa Mihajlovic, nella sua biografia, aveva raccontato i pensieri dei giorni immediatamente prima di quella data. Sinisa lo aveva promesso alla squadra: avrebbe fatto di tutto per essere a Verona.
Nonostante le preoccupazioni dei suoi cari, Mihajlovic non aveva voluto sentire ragioni: per lui quella promessa era troppo importante da mantenere. 

La sorpresa

Si arriva così al 25 agosto: il Bologna è atteso al Bentegodi per la prima di campionato con fischio d’inizio alle ore 20:45. I tifosi rossoblù in marcia verso Verona sono tantissimi, complice la bella stagione, le ferie che ancora per molti non sono terminate e, soprattutto, il grande entusiasmo generatosi nella piazza dopo l’eccezionale cavalcata degli ultimi sei mesi che aveva visto il Bologna passare dal penultimo al decimo posto. Tuttavia, nessuno si aspetta di vedere Mihajlovic in panchina, dal momento che lo stesso Sinisa si era raccomandato con famiglia e società di non spargere la voce. Voleva che fosse una sorpresa.
Verso le 18 Mihajlovic raggiunge l’hotel dove alloggiava la squadra e la notizia inizia a rimbalzare da una parte all’altra: i tifosi che si stanno avviando verso il Bentegodi restano a bocca aperta. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, aveva ragione Sinisa.
«Come vi avevo promesso, sono qui. I medici mi hanno detto che sono un pazzo. Forse hanno ragione. Ma sono anche il vostro allenatore […] Giocate come sapete. Vi voglio bene». Queste sono state solo alcune delle parole che Sinisa, nella sua biografia, racconterà di aver detto alla squadra prima di lasciare l’hotel e raggiungere il Bentegodi.

L’entrata in campo

Dopo aver percorso il lungo sottopassaggio del Bentegodi, Sinisa si affaccia al campo e si dirige verso la panchina. All’entrata del tecnico serbo, entrambe le tifoserie danno il via a cori di sostegno e incoraggiamento per l’allora allenatore del Bologna. L’emozione è fortissima, gli occhi lucidi: il mondo del calcio si ferma e resta in silenzio ad ammirare un uomo che pur di stare vicino alla propria squadra è andato oltre la sua malattia.
Seppur debilitato, visibilmente provato e dimagrito per via delle pesanti cure, Mihajlovic non ci ha pensato due volte a partire alla volta di Verona: il calcio è sempre stato il motore della sua vita, ciò che anche nei momenti difficili gli dava la forza di guardare avanti, la spinta necessaria nei giorni più bui. Mihajlovic non è mai stato la sua malattia: Sinisa ha rappresentato l’amore per questo sport, per il proprio lavoro. Chiunque probabilmente si sarebbe fermato e avrebbe messo davanti la propria salute. Non Mihajlovic, che dal calcio e dal suo lavoro riceveva l’energia necessaria per proseguire nel percorso di cure.
C’è una partita da giocare, ma in quel momento l’unico pensiero al Bentegodi è rivolto a Sinisa Mihajlovic, il quale dopo aver sentito i cori dagli spalti alza la mano in segno di ringraziamento. E pazienza se il Bologna non riesce a portare a casa i tre punti, la cosa importante quel giorno è aver visto Sinisa tornare in panchina a fare ciò che più amava.
«Forse è stata un’incoscienza, un rischio, ma se non l’avessi fatto l’avrei vissuto come una sconfitta […] Per la prima volta dopo tanti giorni (quella sera, ndr) mi addormento da solo, sereno, senza bisogno di gocce e calmanti. E dormo benissimo» dirà poi Mihajlovic ricordando la notte dopo Verona, una volta tornato in ospedale.

Verona-Bologna oggi non è una partita come tutte le altre e non potrà mai più esserlo.

(le frasi di Sinisa Mihajlovic sono state estrapolate dal libro ”La partita della vita”, la biografia di Mihajlovic scritta con Andrea Di Caro)

 

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