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Motor Valley

Max Verstappen: la maturazione di un campione

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Un rullo compressore che ha rotto record su record, riscrivendo i numeri e le statistiche della sua disciplina. La prima volta che è salito su una monoposto di Formula 1 era ancora minorenne, ma da quel momento la sua scalata verso il trono dei campioni si è rivelata leggendaria.

Da “Versbatten” a Super Max

Max Verstappen è uno di quei personaggi che nelle proprie mani ha le capacità per riscrivere la storia del proprio sport. Non solo ha abbattuto i muri della precocità diventando il più giovane a esordire in F1 e a trionfare in un Gran Premio, ma la sua parabola ascendente è la classica dimostrazione, che un talento da grezzo può arrivare a splendere, ma con i giusti passi e il giusto tempo.

Oggi Max è un dominatore e uno dei piloti più completi della storia. Eppure se riavvolgiamo il nastro, ci ricordiamo che ai suoi inizi non era proprio così. “Versbatten”, come qualcuno lo aveva soprannominato, era più volte a muro, che a festeggiare. Ma anche nelle difficoltà, la luce del gioiello si intravedeva già. Il suo percorso è iniziato nella Motor Valley, con Red Bull che compresone il talento, lo ha vestito con i colori Toro Rosso. Il nido perfetto per coltivare un futuro campione. Già con la Scuderia di Faenza, Max ha fatto vedere dei numeri impressionanti. Non solo quel traverso infinito ad Interlagos, che ancora oggi è tra i video più visti, ma anche le prestazioni in gara, che gli hanno permesso di arrivare dieci volte a punti nel suo primo anno in Formula 1, tra cui il quarto posto ottenuto a Austin, nel GP degli Stati Uniti.

La svolta per Verstappen arriva però nel 2016 quando Red Bull attuò il cambio sedile tra lui e Kvyat. Credo che i veri fenomeni si vedano in occasioni del genere. Al primo colpo, quando hai la possibilità concreta di vincere, lo fai o comunque dimostri, che a certi livelli ci puoi stare. A Barcellona Max ha compiuto un’impresa e alla sua prima gara con la RB12, approfittando della clamorosa debacle Mercedes, si è imposto davanti a tutti, vincendo il Gran Premio, al debutto con la nuova Scuderia. Di fronte a quell’impresa sportiva non si poteva negare l’evidenza: al Montmelò iniziò a splendere la stella di Verstappen.

Da lì però l’ascesa non fu fulminea, la seconda vittoria arrivò alla fine della stagione successiva. Nel mezzo molti podi e un percorso di apprendimento, che ha incontrato anche alcuni passi falsi. Red Bull non riuscì a garantire una macchina competitiva per il titolo e questo limitava le possibilità del pilota olandese, ma quando arrivò l’occasione grossa, Max non si fece trovare impreparato. Nel 2021 con l’RB16B poté sfidare Hamilton e la Mercedes fino all’ultima gara ad Abu Dhabi, dove ha conquistato il suo primo titolo iridato. Una battaglia che ha regalato momenti epici a tutti gli appassionati. Uno scontro all’ultimo sangue che ha reso il mondiale conquistato da Verstappen di tutt’altra caratura. In quella stagione si è percepita la completa maturazione del talento di Hasselt. Nella lotta contro il campione inglese ha saputo rispondere colpo su colpo e al di là di ogni polemica sul finale di stagione, quel titolo se lo è meritato tanto quanto lo avrebbe meritato Lewis per le performance e la tenacia mostrata in pista.

Una forza costruita nel tempo

La cosa che stupisce di Max è la semplicità con cui svolge il suo lavoro. I suoi compagni di squadra sono stati a poco a poco messi in ombra dalla forza dell’olandese, senza riuscire a trovare spiegazioni per come lui riesca a guidare una vettura, che sembra magica solo tra le sue mani. L’aspetto più difficile da comprendere di Max però è il carattere. Non che gli interessi più di tanto, però sin da quando l’ho visto per la prima volta mi è apparso un ragazzo scontroso, arrogante e a volte anche molto impulsivo. Invece nel tempo l’ho visto cambiare e crescere.

Oggi quel ragazzo è diventato un uomo o almeno la sua maturazione sportiva è andata di pari passo con quella personale. Un aspetto che mi ha colpito molto e che secondo me rende ancora più merito ai risultati che ha raggiunto.

Ammetto che molto tempo fa non mi stava proprio simpatico, ma vedendo il suo cambiamento e l’approccio di ora vedo in lui semplicemente un giovane adulto con la stessa voglia di vincere e affermarsi, che aveva quando è arrivato in F1. Fin quando quella scintilla non verrà meno, Max continuerà ad essere un protagonista nel mondo dei motori, perché sono convinta che la differenza la farebbe anche in altre categorie. Suo padre, Jos, prima di chiunque altro ci aveva visto qualcosa di speciale e quello che ha fatto, sin da quando era bambino, è stato in funzione del potenziale del figlio, in modo da poterlo vedere espresso ai massimi livelli.

Obbiettivo più che raggiunto, con un cammino a volte anche complicato, passato per metodi poco ortodossi e molto duri, ma che hanno permesso a Max di non farsi mangiare, una volta entrato nella gabbia dei leoni. Questa è stata la base del successo di oggi.

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