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Dell’Aquila e il Leone S3 #2 – Le idee di Caja

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“Squadra che vince non si cambia”. Massima preistorica e solo parzialmente corretta; meglio dire: “idee  vincenti vanno riproposte”. 

Quelle messe in campo da Caja contro Chiusi lo sono state. Non solo vincenti, dettaglio che nello sport marca la differenza tra il giorno e la notte, ma anche identitarie. La Fortitudo messa in campo dal nuovo allenatore racconta di un lavoro tecnico studiato bene da tutto il roster ed interiorizzato meglio affinché la tattica possa sopperire ad un talento forse non tra i più spiccati della categoria.

Scendiamo maggiormente nei particolari della partita d’esordio per avallare il ragionamento. Il particolare saltato all’occhio di chiunque fosse al Paladozza, ma anche davanti alla tv, riguarda la difesa: la zona 3-2 espressasi al meglio nel secondo tempo ha coperto quelle percentuali al tiro che nei primi 20′ avevano mantenuto la sfida aperta. Per continuare sulla scia delle massime: “la difesa fa vincere le partite” è più che azzeccata per la prima Effe vista in campionato. Dall’efficacia della buona guardia nelle retrovie è infatti ripartito anche l’attacco, dilagato poi nel finale andando a fissare un passivo particolarmente generoso ma figlio, appunto, della tattica messa in atto nella propria metà campo. Un’idea di un piano partita quindi ben orchestrato ed altrettanto interiorizzato da tutto il roster; il risultato è servito.

Altri segnali postivi dalla gara di domenica emergono da chi non era atteso come MVP. Due nomi emergono su tutti e non sono quelli di Ogden e Aradori ma di Freeman e Bolpin. Ben inteso, questi ultimi sono parte dello starting five biancoblu e di aspettative riposte in loro ce ne sono eccome, ma vederli fin da subito padroni del parquet sottolinea l’ottimo avvio e la possibilità di avere più go-to-guy in squadra; quando uno passa una giornata grigia eccone un altro. Bolpin da ex, a maggior ragione, difficilmente poteva presentarsi peggio; Freeman, rispetto a Ogden, era apparso meno incidente in Supercoppa e nelle amichevoli, non appena si è alzato il sipario sul campionato eccolo fare un salto in avanti notevole particolarmente prezioso in avvio di gara. 

Dunque c’è tanto di buono da trarre dal debutto nonostante qualche aspetto sul quale insistere in settimana è presente. Quale, anzi quali? Certamente, come già evidenziato, un tiro generico da migliorare per evitare di dover fare gli straordinari in difesa successivamente. Poi, annoso problema della scorsa stagione, i rimbalzi; ci si intenda, il divario finale benché negativo per la Effe è solo di due (37 a 39) ma il trend dev’essere differente soprattutto in difesa dove il lavoro sul tagliafuori, ad oggi, necessita di un upgrade.

Invece, la preoccupazione della vigilia, ovvero i dubbi sulla linea di backup si sono sciolti? Nì. Il minutaggio è stato distribuito un pochino meglio: 3 giocatori sopra i 30′ per la A2 non rappresenta un dato degno di nota se non vengono specificati gli oltre  37′ di Bolpin. Ok, stava performando alla grande ma la mancanza di alternative c’è stata come anche in cabina di regia. Panni risponde assente, meglio Sergio anche se i compiti di playmaking non dovrebbero passare primariamente da lui. L’alternanza che ha funzionato riguarda, invece, il reparto lunghi. 31′ di Ogden e 18′ di Morgillo, equilibrio efficiente che potrebbe confermarsi tale. Insomma, qualche cosa in più sotto l’aspetto delle rotazioni ha funzionato sapendo però che contro una delle contenders non basterà. 

Il quadro delle massime si completa scrivendo: una rondine non fa primavera ma anche il buongiorno si vede dal mattino. Circostanziali e non particolarmente originali, non ci resta che aspettare la Fortitudo al varco della trasferta di Rimini, in programma sabato sera. La conferma che le idee di Caja sono entrate nel DNA biancoblu e le lacune sono state arginate passano dalla prova in terra romagnola prima del test più probante di questo periodo: il confronto con Forlì. Calma, un passo alla volta anche se con una certa fiducia. 

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