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Gazzetta dello Sport – Banchi: “Penso ogni giorno a cosa devo fare per essere all’altezza della Virtus”

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Non sapremo mai che Virtus sarebbe stata senza Luca Banchi, ma a cinquanta giorni dal suo insediamento sulla panchina bianconera, la sua impronta sia tattica che mentale, è a dir poco evidente sulle 12 vittorie in 14 gare ottenute fino ad ora. Il coach grossetano, CT della Lettonia con cui si è piazzato al quinto posto mondiale, guadagnandosi anche il titolo di miglior allenatore della competizione, ha rilasciato un’intervista sulle colonne della Gazzetta dello Sport, dove ha raccontato alcuni aspetti della ormai sua, Virtus Segafredo Bologna. 

“Al momento la cosa più bella è percepire disponibilità nei miei confronti da parte di tutti: club, giocatori, staff e tifosi”. Sono queste le parole d’esordio all’intervista, una disponibilità che sa di piena fiducia, ma soprattutto di tanto rispetto, quello che il coach classe 1965 si è guadagnato in una carriera che al momento gli ha riservato anche troppo poco rispetto a quelle che sono le sue competenze, ora però l’occasione in Virtus è ghiotta e il percorso fatto con la Lettonia è già qualcosa di strabiliante. Certo, nel suo palmares sono già presenti scudetti e coppe internazionali (AEK Atene 2019), ma le opportunità al massimo livello europeo mancavano ormai da troppo tempo e con le Vu Nere Banchi sta dimostrando di essere ampiamente qualificato per poterci stare. Siamo ancora ai primi di Novembre però, e il coach, che ha tanta esperienza alle spalle, lo sa: “Le stagioni sono lunghe e stressanti. Ci saranno altre sconfitte, quindi rimetto il giudizio perché è quando si minano gli equilibri che si testa la consistenza. Accadrà, come ho detto dopo la sconfitta a Cremona”. Non è certo un fattore pessimistico, ma un’analisi realistica che tende già a forgiare una forte mentalità di squadra che si è già vista in queste prime settimane di lavoro, fruttando una Supercoppa, e due record da 5-1 sia in LBA che in Eurolega.

Non c’è trucco e non c’è inganno 

Il basket è magia, ma non esistono formule magiche per fare ottimi risultati, lo si evince dalle parole del coach Virtussino: “Non ci sono ricette. Sono subentrato altre volte e ogni crisi nasconde valori e risorse da cui attingere”. Alla domanda sul cosa possa fare un allenatore ha risposto: “Fare leva sul sentimento, fare percepire che si può ribellarsi agli eventi”. La mentalità portata dal suo arrivo è stata chiara fin da subito, quando alla conferenza stampa di presentazione ha dichiarato che nessuno si sarebbe svegliato alla mattina per arrivare secondo. L’imprinting mentale è stato quindi una delle chiavi di volta per questa nuova Virtus firmata Banchi, che è solo all’inizio del suo cammino. C’è poi anche l’aspetto tecnico: “Analizzare e fare piccoli aggiustamenti. Trasmettere la voglia di valorizzarsi attraverso i colloqui individuali. I più esperti sono meno condizionati da un cambio improvviso. Ho cercato di fare capire che ero pronto a proseguire il percorso avviato da Djordjevic e Scariolo che hanno impresso uno stile”. 

Gli uomini fanno i gruppi 

Al momento il leader tecnico della Virtus Segafredo è indubbiamente l’mvp del mese di ottobre in Eurolega, Toko Shengelia: “Ha passato un’estate tormentata con i club che lo hanno cercato. La carica con cui è arrivato dopo l’eccellente mondiale non è stata scalfita. La Virtus ha fatto un grande investimento su di lui e lui su Bologna scegliendo di restare. La sensazione è che ami giocare qui”. Altro fulcro e leader della squadra è Daniel Hackett, l’unico giocatore che il coach ex Strasburgo aveva già allenato in precedenza, per l’esattezza ben quattro volte: “Ai tempi (2012), era un giocatore da sviluppare, ora deve essere di supporto e ispirazione quotidiana per i compagni. Qui trova il terreno per alimentare il suo spirito combattivo”. Altro giocatore in totale ripresa e fiducia è Alessandro Pajola, l’anconetano di formazione Virtus sta tornando ad essere quello dell’era Djordjevic, con ancora più esperienza e sfacciataggine offensiva: “Mi sembra tutto tranne che timido. Come Beli rappresenta l’essenza del club. È bello pensare che il suo gioco sia in evoluzione, è encomiabile il suo sforzo diffensivo. Ne ho visti pochi con quello spirito competitivo anche in allenamento. Ha disciplina, educazione. Tutti valori che fanno onore a un brand come Virtus. Sarei orgoglioso di contribuire al suo miglioramento e a diventare uomo simbolo”. I principi di leadership della squadra sono ormai chiari, ben distribuiti, tutti sanno e possono essere protagonisti: “Belinelli, Hackett, Dunston e Toko sono leader per definizione, esperienza e talento. Il disegno, pianificato da Scariolo e club, prevede una pallacanestro diversa, magari meno spettacolare, ma più affidabile in difesa”. 

Milano-Virtus dagli occhi del coach 

Ormai il dualismo tra Virtus Bologna e Olimpia Milano è affermato e dichiarato, anche se ci sono squadre come Venezia, Tortona e Brescia che stanno provando ad avvicinarsi anche con i budget e chi come Trento sta provando a farlo con una grande pallacanestro. Il pensiero del coach sulla situazione attuale: “Grazie a due imprenditori come i signori Armani e Zanetti, il basket è tornato ad avere grandi squadre e grandi giocatori. Ho avuto il privilegio di lavorare duerni a Milano e ora a Bologna dove ti misuri con l’eccellenza. Ogni giorno, quando vado in ufficio, vedo chi è passato di qui: Porelli, Peterson, Messina, Bucci, Brunamonti, Sugar Richardson e alti. E mi chiedo cosa devo fare per esserne all’altezza”. Quel che è certo è che al momento Luca Banchi sta dimostrando per modi e qualità, sia dentro che fuori dal campo, di essere il profilo giusto per far rendere al meglio una squadra che dopo tanti, troppi anni, domani andrà in casa dei campioni d’Europa in carica a giocarsi il primo posto nella classifica d’Eurolega. 

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