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Thomas Biagi: «Ho dimostrato di saper vincere ancora. A chi vuole mollare dico di seguire sempre la propria passione»

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Un pilota che vanta un palmares ricco di esperienze e successi, ma che ha anche conosciuto le vere difficoltà del mondo che ha sempre amato. Thomas Biagi non si è mai tirato indietro di fronte agli ostacoli, neanche quando ha dovuto mettere da parte per qualche anno il suo sogno e la sua passione. Appena trovata l’occasione giusta, ha dimostrato di essere sempre all’altezza dei suoi standard e questo fa si che la sua storia sia d’ispirazione per molti, che magari pensano d’arrendersi quando tutto sembra ormai finito.

Sulla sua stagione 2023 nel GT Italiano

Thomas, quella di quest’anno è la prima stagione che porti a termine, quasi completa, dal 2017. Quali emozioni hai vissuto nel tornare in macchina dopo sei anni di stop?

«Il mio è stato purtroppo uno stop molto lungo e non voluto. Devo dire a tratti anche molto doloroso. Il mondo del motorsport gira anche intorno agli affari economici e alle relazioni con gli sponsor. Io ho perso il mio pacchetto di partnership e questo mi ha costretto a fermarmi. A giugno di quest’anno mi ha chiamato, in maniera inaspettata, Michele Paccagnella, del Team Easy Race, per la gara del GT Italiano di fine mese a Monza e i risultati sono andati oltre le aspettative. In Gara 2, nonostante fossi senza allenamento, ho vinto e questo è stato incredibile. Io sono stato contattato quando in Autodromo stavano ancora facendo le verifiche tecniche e con molta onestà ho ammesso che potevo correre, ma non avrei potuto garantire un risultato certo. Il Team mi ha chiesto semplicemente di non arrivare ultimo e alla fine abbiamo trionfato. Vincere subito è stato molto emozionante, non ci avrei mai scommesso prima dell’evento. Tra l’altro vincere al volante di una Ferrari è sempre speciale».

Tu hai avuto la fortuna di guidare sia la 488 che la 296. Quali differenze hai trovato tra le due vetture?

«Purtroppo io ho guidato la 488 in versione GT Cup, mentre la 296 in versione GT3. Il confronto che posso fare è quello tra le due categorie più che le due auto. Il confronto tecnico non ha molto senso perché parliamo di due regolamenti tecnici differenti. La 488 GT Cup è una macchina che sviluppa molta più potenza, ma poi è penalizzata in percorrenza curva e frenata perché ha meno carico aerodinamico. Al contrario una GT3 in rettilineo fa fatica a passare una GT Cup».

«È vero che la 296 è una macchina ben bilanciata e con un passo abbastanza corto che la rende molto maneggevole. Portarla al 90% o al 95% è facile, ma tirare fuori l’ultimo step di performance è molto difficile. È una vettura racing, ma proprio per questo per estrarre tutto il suo potenziale c’è bisogno di piloti professionisti al volante. Per me, su queste macchine nuove si mettono in evidenza anche molti più manettini, rispetto ad una volta. Ora sembra quasi il volante di una Formula 1, che offre molte regolazioni e varianti al pilota, ma questo a sua volta richiede esperienza e chilometri».

Thomas Biagi con la Ferrari 296 GT3 a Imola durante l’ultimo round del GT Italiano 2023 – credits to Thomas Biagi 2023

Sul suo momento momento difficile, lontano dalle corse 

Tornando indietro, come hai vissuto gli anni di stop? Pensavi fosse finita la tua carriera o hai sempre avuto la speranza di tornare a correre prima o poi?

«Dopo sei anni che non facevo una stagione piena, avevo comunque un briciolo di speranza spinto dalla mia passione, anche se le possibilità iniziavano ad essere sempre meno. Sei anni è un periodo molto lungo ed essere tornato mi ha reso molto felice, ma dall’altra parte mi ha lasciato anche un retrogusto dolceamaro, perché ho dimostrato di essere veloce, pensando anche alle occasioni perse. Ho dimostrato che, forse, meritavo un’occasione prima di quel tempo e per questo, oggi, sono infinitamente grato a Paccagnella e Easy Race. Senza di loro, sarebbero passati altri anni prima di tornare e poi si sa che l’anagrafe, più passa il tempo, meno aiuta».

Se trovassi un ragazzo, pronto ad abbandonare le corse per le difficoltà economiche, cosa ti sentiresti di dirgli, considerata anche la tua esperienza?

«Gli direi di non mollare mai, anche se è facile a dirsi. Come ho avuto io la mia opportunità alla mia età, può succedere anche ad un giovane di trovare la sua. Dalla mia parte avevo un bel palmares e un’esperienza ricca di eventi e gare, però non era scontato che pensassero a me. Quindi gli direi di continuare a seguire i propri sogni, cercando di metterci tutto l’impegno e la passione possibile. Come feci io in passato per trovare sponsor e opportunità che mi permettessero di correre, non avendo una famiglia ricca alle spalle».

Sulla sua carriera

Tornando a quando tu eri bambino: la tua passione da dove nasce?

«Io sono nato a Bologna, ma da piccolo vivevo in una zona industriale nel basso ferrarese, poco popolata. Dove abitavo io le strade erano composte da una specie di quadrato con quattro curve e quattro rettilinei. Una domenica quando non girava nessuno, arrivò un meccanico del paese con un go kart per far correre il suo nipotino. La sera, mi ricordo, me lo fece provare e io poi mi innamorai. Non lontano c’era il kartodromo di Pomposa e dopo aver supplicato mio padre, il quale cedette alla mia richiesta, ricevetti il mio primo kart amatoriale e in seguito quello omologato per le gare. Da lì iniziai a gareggiare e dopo poco si notò il mio talento, che mi aiutò a vincere e scalare le varie categorie».

Tra i tuoi ricordi c’è un momento o una gara, che ancora oggi lo rivivi con le stesse emozioni di quel giorno?

«Sicuramente, per fortuna, ho vissuto tantissimi momenti bellissimi nella mia carriera, come i test in Formula 1. Però la vittoria del Campionato FIA GT del 2007 con la Maserati MC12 la porto nel cuore. Quel trionfo arrivò all’ultima gara a Zolder, in Belgio, in una corsa non scontata e alla fine sono riuscito a portare a casa il titolo. Per questo sarà sempre un ricordo molto forte ed importante».

C’è invece qualcosa che faresti diversamente nel tuo percorso motoristico?

«Forse l’unico errore che ho fatto, fu nella Formula 3. In quel periodo l’età media della categoria era molto superiore alla mia, che avevo 18 anni. Mi chiamavano “L’Enfant prodige”. Nel 1995 vinsi due gare, facendo anche molti podi contro piloti del calibro di Tony Kaanan. L’anno successivo si pensò di fare subito il salto in Formula 3000, che sarebbe l’attuale Formula 2. Con il senno di poi, se invece fossimo rimasti un anno di più nella stessa categoria, avrei avuto l’opportunità di vincere il campionato ed essendo molto giovane mi si sarebbero potute aprire delle porte molto interessanti. Questo è l’unica situazione che forse cambierei, anche se poi nel 2001 in Formula 3000 sono diventato vice campione, battendo spesso anche Felipe Massa. Tolta, però quella stagione molto positiva, credo che avrei dovuto puntare alle ruote coperte prima, dove ho debuttato a 27 anni».

Sul suo ultimo progetto nato sui social

Bar Motorsport. Da dove nasce l’idea e cosa ti eri prefissato con questo progetto?

«Il tutto è nato senza cercarlo veramente. Durante il lockdown c’era la voglia di dialogare con il mondo esterno, trovandomi io a casa da solo. Sicché con Alberto Sabatini, un mio amico, ho lanciato la proposta di fare una diretta, nella quale avremmo parlato di motori e del motorsport. La prima ha avuto molto successo, poi nella seconda ho migliorato il format e diretta dopo diretta siamo andati avanti, anche se ogni live che facevamo doveva, in teoria essere l’ultima. In realtà le persone mi manifestarono la voglia di andare avanti, anche perché avevano modo di interagire con noi, a differenza della televisione dove è più difficile essere coinvolti in prima persona da casa. L’obiettivo era quello di sfogare la mia passione in un momento in cui non correvo, anche perché questa è un po’ una mia seconda passione, avendo fatto per dieci anni il commentatore di Sky».

Pensi di portare avanti questo progetto?

«A me è sempre piaciuto fare cose nuove ed innovarmi. Nessuno mi può smentire quando dico che Bar Motorsport è stata la prima trasmissione fatta via social. Tra l’altro quando decisi di andare in onda il lunedì sera alle 21, tutti pensarono che fossi matto. Invece ho riscosso molto successo, nonostante l’orario. Nell’arco di uno, due anni, però sono nati dei cloni di Bar Motorsport e questo crea una dispersione. Penso che così la trasmissione abbia bisogno di essere rivista ed essere cambiata, altrimenti non ha senso portarla avanti. Devo dire che in questi anni pensavo di trovare qualcuno, uno sponsor od un socio, interessato a sostenere il progetto e a farlo crescere. Un anno siamo andati in onda anche sulla televisione nazionale di San Marino, dove io vivo, ma poi purtroppo non c’è stato un seguito».

Invece quali sono i progetti in pista per la prossima stagione?

«Il mio sogno in questo momento sarebbe quello di fare una stagione completa nel 2024. Al momento non è semplice e ci sto lavorando. I risultati mi dicono che potrei ancora dire la mia, ma come ho accennato prima senza dei supporti economici è molto difficile».

Thomas Biagi su una Ferrari Formula 1 – credits to Thomas Biagi

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