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Esclusiva Radiabo – Le parole del mister Simone Bragantini ospite ad House of Cinni

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Oggi alle 18:00 Simone Bragantini è stato ospite di House Of Cinni, il programma radiofonico di RADIABO condotto da Sebastiano Moretto. Dall’estate scorsa Simone è l’allenatore della prima squadra femminile del Bologna, la quale nelle ultime partite stava faticando a trovare punti. Nell’ultimo match però, la squadra di mister Bragantini è tornata alla vittoria grazie ad un 2 a 0 in casa contro il Pavia Academy. L’allenatore ha quindi parlato in diretta delle sue ragazze oltre che della professione più in generale. Ecco le sue parole:

Mister, l’anno scorso avete fatto 25 vittorie consecutive. Un commento su questo risultato incredibile?

«Io non ho fatto nulla da solo, è la squadra ha fatto un grandissimo campionato l’anno scorso»

Sappiamo che sei follemente innamorato, oltre che del pallone, anche della radio. Ci racconti questa passione?

«Me l’ha trasmessa mia sorella con delle trasmissioni di anni fa. Io ascoltavo una trasmissione su Radio1 per addormentarmi, nella mia adolescenza, che parlava di calcio, musica e cultura. Sono appassionato da sempre»

Domanda di rito del programma: ti diverte allenare, ma perché lo fai?

«Perché mi da serenità, felicità, e mi piace lavorare con le persone, stare a contatto con loro. Adoro provare a migliorare le atlete, esattamente come adoro l’agonismo, la partita, l’elettricità del weekend, la voglia di arrivare all’obbiettivo. Sono tante piccole cose sommate, e con fortuna e bravura sono riuscito a trasformare la mia passione nel mio lavoro»

Domenica scorsa dopo due mesi di sconfitte e pareggi è finalmente arrivata la vittoria contro il Pavia Academy. la squadra veniva da un periodo difficile però le ragazze sono stare brave a concedere pochissimo.

«Se devo dire la mia, noi la prestazione la facciamo sempre e molto spesso alla fine ci rimane l’amaro in bocca. Arrivavamo da una brutta prestazione, di cui sono il responsabile principale perché mancava la fame, l’aggressività, la voglia. Anche contro il Tavagnacco abbiamo tirato tanto, tenendo molto il pallone ma mancava la cattiveria agonistica. Cattiveria che invece domenica c’era, proprio come c’era due settimane fa dove abbiamo pareggiato all’ultimo. In settimana ci siamo fatti un esame di coscienza, io in primis, poi con lo staff e con le ragazze. Sappiamo che l’atteggiamento per il nostro tipo di squadra non deve mai mancare. L’errore tecnico è concesso, ma le mentalità deve essere sempre quella giusta»

Gelmetti e Kustrin sono andate in gol domenica nonostante non avessero iniziato la stagione nel migliore dei modi, concordi?

«Secondo me è molto restrittivo parlare delle singole, mentre invece bisogna parlare del lavoro di squadra. Gemelli e Kustrin si sono costruite le azioni e sono state molto brave, ma ripeto che è riduttivo parlare di singoli, noi siamo noi, e quindi quando c’è una gran parata o un bel gol lo fa l’intera squadra, tutte insieme. Poi ovviamente le caratteristiche delle nostro giocatrici devono essere esaltate e loro devono ancora dimostrare tutto il loro potenziale»

C’è stata una piccola rivoluzione nella formazione di domenica scorsa: esclusioni eccellenti dall’inizio come Gelmetti e Colombo, Ripamonti sulla destra e Archemone al centro della difesa, Cacciamali dal primo minuto. Era necessario cambiare un po’?

«Noi siamo un gruppo di 20 ragazze che lavorano tutta la settimana dando sempre il massimo impegno. Durante la stagione tutte quante devono avere l’occasione per essere protagoniste. La settimana scorsa con lo staff abbiamo pensato a come affrontare il Pavia per portare a casa i 3 punti e analizzando bene la rosa quelle 11 erano quelle che ci davano più garanzie. Anche questo è un esempio della forza di questa squadra, nessuna si sente indietro rispetto alle altre. È giusto premiare anche chi nella settimana si impegna e ha una condizione psicofisica migliore rispetto alle altre»

Avevi già allenato in B a Verona e Bresca. Cos’è cambiato nel corso degli anni in questo campionato?

«Quest’anno è una serie B a livello altissimo, soprattutto per quanto riguarda l’intensità. Già nel 2018 era competitiva, ora oltre che tecnica è anche piena di atlete vere e proprie. Basta guardare le nostre ragazze: anche loro fanno due allenamenti al giorno, con sessioni in palestra, e quindi a livello atletico l’intensità è altissima. In più alcune giocatrici di B l’anno scorso erano in serie A perché ora nella massima serie sono arrivate molte calciatrici straniere»

Secondo te qual è la differenza nell’allenare un giocatore e una giocatrice?

«La giocatrice capisce prima se le dici la verità o racconti fandonie. Poi le ragazze hanno questa voglia di arrivare contagiosa, e infatti dico sempre che da loro ricevo molto di più di quello che do»

L’anno scorso avete fatto una stagione clamorosa e tu hai vinto pure il premio panchina. Cosa ti porti dietro quindi della scorsa stagione nel campionato di quest’anno ?

«Forse proprio quella mentalità che citavo prima. Abbiamo rispolverato quell’atteggiamento proprio nell’ultima settimana. Potrei esser banale e ripetitivo ma nell’ultima partita abbiamo tirato fuori cuore testa e gambe. Se queste componenti mancano alla fine non riesci a concretizzare la prestazione, bisogna essere consapevoli che se non si gioca con il cuore, non si va da nessuna parte»

Domenica ci sarà il derby contro il Parma, una forza del campionato che vuole tornare in A ma che voi però avete già affrontato.

«Il Parma è candidato a vincere il campionato. È una squadra di altissimo livello, sulla quale è stato investito parecchio, ma noi guardiamo partita dopo partita e anche la prossima la stiamo preparando nel modo giusto»

Tu sei un veneto di Verona, da un anno e mezzo trapiantato a Bologna. Come ti ha cambiato la città dentro e fuori dal campo?

«Purtroppo devo essere sincero, sto vivendo pochissimo Bologna e mi dispiace molto perché è una città bellissima. Apprezzo di più il bolognese in sé in quanto io, vivendo a Borgo Panigale, vado nei negozi e sto a contatto con le persone. Dopo quasi un anno e mezzo mi conoscono e quindi quando vado con i vestiti del lavoro i bolognesi mi fermano, mi fanno delle domande, insieme ci confrontiamo e chiacchieriamo. Apprezzo molto l’essere bolognese perché è una persona solare, conviviale, una che in qualsiasi situazione si rimbocca le mani e va avanti. Lo dico sempre anche alle ragazze di non dimenticarsi mai di avere la fortuna e l’onore di vestire questa maglia e questo nome, e soprattutto di rappresentare il tifoso bolognese. Quest’anno poi ci seguono sempre di più, anche la settimana scorsa erano tantissimi. Vedere la tribuna con un centinaio di persone pronte a tifarti ti dà una carica in più»

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