Basket
Dell’Aquila e il Leone S3 #10 – Le pagelle del girone d’andata
Ancora non è dicembre è già si è giunti al giro di boa della regular season in A2, indicatore di un campionato che avrà molto più da dire verso primavera. Intanto però la Fortitudo si gode il primo posto in solitaria, inaspettato quanto meritato per l’energia messa in campo da un roster eccellentemente guidato da Caja, coach di categoria superiore.
Fino allo sfinimento si è parlato di differenze tecniche tra titolari imprescindibili e second unit anche se al momento il mercato non si è mosso in nessuna direzione. In attesa di capire se si muoverà, è il momento delle pagelle di metà stagione regolare:
– Nicola Giordano sv: solo qualche minuto nella debacle di Udine lo relegano in fondo alle gerarchie dello staff tecnico che evidentemente non lo considera all’altezza dei confronti. A 20 anni deve macinare esperienza e forse gli conviene scegliere altri lidi per crescere. Ad oggi non è giudicabile.
– Luigi Sergio 5: rientra da un lungo infortunio e si nota. Prova a metterci il suo expertise ma incide poco nei meccanismi di gioco biancoblu. Può dare di più? La sensazione è che sia un po’ “arrivato”.
– Pietro Aradori 8,5: gallina vecchia fa buon brodo dice il proverbio che calza a pennello con l’avvio stellare di stagione del numero 4. Da gallina a cagnaccio il passo è brevissimo e Pietro si conferma uno dei migliori, se non il migliore attaccante della categoria. Quando manca, la Effe soffre così come quando le difese avversarie riescono a limitarlo. A quasi 35 anni viaggia verso il titolo di MVP, quanto meno della prima parte di stagione.
– Alberto Conti 4,5: miglior giocatore della serie B non è sinonimo di garanzia per la A2. Se ne è accorto presto Conti, anzi se ne sono accorti tutti. La sfiducia ha fatto il resto segregando il bolognese in fondo al roster, tolto dai convocati non appena esordisce Taflaj. Impalpabile fino a domenica scorsa; prima della partita di Verona il suo voto sarebbe stato 4 ma qualcosa pare essere cambiato. Complice gli sforzi difensivi concentrati su Aradori, si trova caricato di responsabilità che stavolta si prende con coraggio e firma la miglior prestazione personale in biancoblu. Piccolo segnale che rende meno amaro un altrimenti disastroso girone d’andata. Il suo futuro continuerà ad essere biancoblu? Dopo l’ultima partita, qualcosa potrebbe essere cambiato, un addio probabile forse non lo è più così tanto.
– Riccardo Bolpin 7: il più utilizzato da Coach Caja, di fatto lo slot di guardia è ad appannaggio solo suo. Le prove positive, superano i passaggi a vuoto. Se segna meno, comunque non poco, delle scorse stagione è perché lascia il pallone ai compagni di squadra preferendo emergere in fase di copertura dove è protagonista in ben più di una gara.
– Alessandro Panni 6: non è un playmaker, o almeno, non gioca in cabina di regia agendo sugli esterni. Battezzato come sesto uomo della Fortitudo, da sesto uomo si comporta ricoprendo anche più ruolo. Certo, resta confusionario ma quando serve una sua tripla risponde presente.
– Matteo Fantinelli 7: i titoloni non parlano molto del capitano semplicemente perché è sempre lo stesso solido Fantinelli. A migliorare è stato il quintetto intorno a lui rendendo più facile il suo ruolo. Le statistiche confermano la sua importanza come assistman, quanto basta a guidare una squadra che non necessariamente (si parla sempre di titolari) dipende dalla sua guida.
– Deshawn Freeman 8: grinta, forza e agilità. Caratteristiche perfette per fare la differenza contro tre quarti delle avversarie. Si galvanizza davanti al pubblico al Paladozza e non si lascia sfiorare dalle situazioni più complicate. Sa prendersi la responsabilità del tiro e rischiare il gioco duro in difesa. De(Show)n.
– Mark Ogden 7,5: durante la pre-season era indiziato come potenziale go-to-guy, poi l’area del campionato incorona il connazionale Freeman. Non si tratta di demeriti, anzi il suo ruolo è fondamentale sotto le plance e pure dall’arco. A volte tende ad estraniarsi un po’ dalla sfida lasciando il palcoscenico agli altri ma resta preziosissimo per questa Effe.
– Alessandro Morgillo 4: l’appoggio sbagliato al ferro nel primo quarto contro Verona è l’immagine di un momento completamente “no”. Dalla frenesia con cui commette fallo anzitempo ed esce dalle rotazioni all’apporto mancante in fase offensiva, la pazienza di Caja nei suoi confronti è finita e se ancora lo si vede in campo è per far rifiatare gli americani. Se farà ancora parte del roster biancoblu dipende dalle mosse di mercato che farà la società, ma al momento è il primo sulla lista addii. Eppure ha i mezzi fisici per stare sul parquet e all’inizio pareva anche quelli tecnici…
– Celis Taflaj 5,5: prima infortunato, poi in tribuna, poi in campo e nuovamente ai box. Non fortunata l’ala albanese che, però, nei pochissimi sprazzi di presenza ha dimostrato il coraggio e la sfrontatezza mancata proprio dagli esterni di riserva. Troppo poco per dare un contributo tangibile a questa Fortitudo ma interessante in ottica futura, se risolverà i problemi fisici.
– Vitalii Kuznetsov, Lorenzo Bonfiglioli, Tommaso Natalini sv: in partite ampiamente chiuse avrebbero potuto assaggiare, non secondo Caja che per il momento li porta in panchina senza chiamarli in causa.
– Coach Attilio Caja 8: allenatore quasi “sprecato” per la serie A2. Le sua esperienza non si scopre certo oggi ma l’impronta che è riuscito a dare alla squadra, difensiva ma non solo, è concreta e tangibile. Sa di non avere la formazione più forte del torneo ma insiste sulle qualità dei giocatori portando a casa i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Riuscirà a ripetersi anche nel girone di ritorno? Lo potrà fare con qualche innesto in più?
– Fortitudo 8: dal carattere alla reazione, da Trieste a Nardo, il campionato della Effe è da gran protagonista che si concede solo due sbavature. È ancora presto per alzare il voto ma la strada intrapresa fa ben sperare. Ci si ferma qui solo nel giudizio anche perché la squadra non può permettersi di fermarsi cominciando a ragionare in ottica primaverile quando il mercato cambierà gli equilibri e non si potrà rimanere a guardare, qualunque sia l’obiettivo.
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