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Il Resto del Carlino – Papà Alberto racconta Giovanni Fabbian: «Mio figlio è un ragazzo tranquillo, umile e con la testa attaccata al collo»

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Che fosse un ragazzo d’oro forse si poteva già intuire. Ma che Giovanni Fabbian avesse anche l’umiltà e lo spirito di sacrificio tipico del lavoratore veneto lo ha dovuto raccontare il papà Alberto. «Sa qual è la cosa che mi piace di mio figlio? Che è un ragazzo tranquillissimo, senza fronzoli e con la testa attaccata al collo» racconta Alberto. Giovanni proprio qualche sera fa ha segnato un gol fondamentale per la vittoria contro il Torino, e per la sua gioia allo stadio c’era tutta la famiglia: papà, mamma e sorella. Nonostante avesse già segnato contro il Cagliari, l’ultimo gol è stato speciale perché arrivato assieme ad una maglia da titolare. «Col Torino l’emozione è stata diversa, forse più completa. Eravamo tutti lì, allo stadio, a tifare per lui in quella che era la sua prima da titolare. Qualcosa Giovanni nei giorni precedenti ci aveva fatto capire, sapevamo che poteva giocare dall’inizio: quindi c’è stata l’attesa, poi la partita, quindi il gol. Bellissimo» spiega Alberto. Insomma, un ragazzo speciale, determinato, che a 20 anni sembra avere già in mano le chiavi del proprio futuro e che, nonostante la fama, rimane concentrato sul lavoro in ogni singolo allenamento (qualità che il suo mister adora). Come se non bastasse si è pure iscritto alla facoltà di Economia e Commercio a Reggio Calabria, città in cui ha già preso il diploma, perché Giovanni sa che c’è anche una vita dopo il calcio.

Le origini

Nato e cresciuto a Rustega, una frazione del comune di Camposampietro, in provincia di Padova, Giovanni ha vissuto la propria infanzia in un paese di tradizione contadina. Rustega infatti, con i suoi millecinquecento abitanti è uno di quei luoghi in cui la coltivazione la fa da padrona, così come le stalle e i trattori, tutti elementi tipici di quei piccoli paesini della campagna veneta. La terra è sacra, così come la famiglia, e Fabbian è legato ad entrambe. «Per dire com’è fatto Giovanni – racconta il padre – martedì, di ritorno da Bologna ha pranzato e cenato insieme a noi e ai nonni, che abitano a due passi da qui». Ed è proprio il nonno Gabriele che forse gli ha attaccato la passione per il calcio, lui che un tempo giocava da libero in quarta serie e per qualche anno è stato vicino alle categorie importanti.

La gavetta in B con la Reggina e l’arrivo al Bologna

Quando ancora era al Padova, il papà racconta di quegli interminabili viaggi in pulmino e in macchina per andare ad allenamenti e partite. Tanti sacrifici, sia della famiglia che dello stesso Giovanni, che però vennero puntualmente ripagati nell’estate del 2018 quando approda nelle giovanili dell’Inter. Arriva poi il 2022, anno in cui il ragazzo classe 2003 fa l’effettivo salto di qualità andando a giocare in serie B nella Reggina di Filippo Inzaghi. Fabbian non solo è titolare, ma riesce anche a confermare quella sua già nota confidenza con il gol che lo ha caratterizzato negli anni passati, segnando ben 8 reti. La sua costanza di rendimento e le sue qualità lo portano infine a Bologna, piazza in cui sta dimostrando ancora una volta tutto il suo valore, nonostante qualche panchina in più a cui non era stato abituato. Per papà Alberto comunque, la gavetta non è un problema perché «oggi fare un po’ di anticamera in serie A per un ragazzo di vent’anni è la normalità: guardare qualche volta la partita dalla panchina fa parte del processo di crescita». Infine, sempre Alberto poi ci tiene a sottolineare come Giovanni, nonostante abbia bruciato le tappe e sia stato travolto dalla notorietà, rimane sempre un ragazzo con i piedi per terra che in generale non si fa prendere dalle emozioni. «Mio figlio non corre il rischio di montarsi la testa. Quando torna a casa o sta con noi in famiglia o esce con gli amici. Se qualcuno dei suoi coetanei pensa di conquistarlo ricordandogli quanto è bravo sbaglia: a Giovanni non piace la popolarità».

 

Fonte: Massimo Vitali, Il Resto del Carlino

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