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Raimondo, parla il padre: «L’obiettivo è tornare al Bologna da protagonista. Con Mihajlovic si era trovato molto bene»

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Antonio Raimondo è alle prese con la sua prima stagione nel calcio professionistico. L’attaccante classe 2004 di proprietà del Bologna attualmente milita in prestito alla Ternana, in Serie B, e ha già portato a tabellino quattro reti in 15 partite. Numeri che non sono da sottovalutare soprattutto se si pensa a quanta fatica abbiano fatto gli umbri fino a un mese fa. 
Non solo gol, ma anche prestazioni: Raimondo è risultato essere quasi sempre uno dei migliori della squadra, anche in caso di sconfitte, disputando spesso partite di grande sacrificio. 
A tal proposito, ai microfoni Sportitalia.com ha parlato Pietro Raimondo, padre del giovane attaccante.

I primi mesi alla Ternana: da Lucarelli a Breda

Il padre di Raimondo si mostra sorpreso del rendimento del figlio: «Questi primi mesi in Umbria si stanno rivelando molto positivi, non pensavamo che Antonio potesse rendere così sin da subito. Le sue prestazioni degli ultimi mesi stanno andando oltre le più rosee aspettative» e sulla piazza di Terni aggiunge: «E’ impegnativa, ma molto accogliente, gli ha sempre dimostrato fiducia. Le persone sono aperte e lui si trova molto bene. Noi attualmente viviamo in Romagna, ma siamo originari del Cilento».
Pietro Raimondo passa poi a parlare di Cristiano Lucarelli, tecnico che ha guidato la Ternana in questi primi mesi fino all’esonero di inizio novembre: «Con Lucarelli Antonio si è trovato benissimo, lo ha aiutato tanto in quanto ex attaccante».

L’arrivo al Bologna e l’esordio con Sinisa Mihajlovic

Pietro Raimondo torna poi indietro nel tempo di diversi anni e ricorda l’approdo del figlio al Bologna nel 2015, dopo il fallimento del Cesena: «Quando Antonio aveva solo 9 anni un osservatore del Cesena lo volle nei Pulcini, poi il fallimento dei bianconeri nel 2015 portò gli occhi di tante squadre su di lui, alla fine abbiamo detto sì al Bologna perché pensavamo fosse la scelta migliore. Il primo anno fu molto difficile: frequentava ancora la scuola e nel mentre viveva in un convitto. Lavorava sempre bene in allenamento ma giocava pochissimo, massimo cinque minuti a partita». Un periodo non semplice anche per lo stesso Pietro: «Quando vedevo che non era felice lo chiamavo e gli dicevo di tornare a casa, ma lui non voleva saperne. E da lì ho capito che sarebbe potuto diventare un calciatore, gli dissi che se non aveva mollato quell’anno, ce l’avrebbe fatta sicuramente. Così è successo».
Nel 2020 è arrivato poi l’esordio con la prima squadra, sotto la guida di Mihajlovic: «Qualcosa che non si può dimenticare, Mihajlovic lo fece esordire contro il Verona al Bentegodi. Ricordo bene anche i minuti giocati da Antonio contro l’Inter il febbraio scorso, con Thiago Motta. Mihajlovic credeva molto in mio figlio, si erano trovati benissimo l’uno con l’altro. Abbiamo provato un grande dispiacere quando abbiamo saputo della sua scomparsa, non potrò mai dimenticare la fiducia data ad Antonio».

Il futuro

Il prestito alla Ternana durerà fino a giugno, poi? «L’obiettivo è tornare al Bologna per ritagliarsi un posto. Adesso però deve continuare a far bene a Terni. Mio figlio si impegna al cento per cento in ogni cosa che fa. Io cerco di consigliarlo, anche se non ho mai giocato a calcio, però faccio molta attività sportiva quindi gli consiglio su come mangiare e riposare bene, lui mi sa ascoltare».
Infine, a Pietro Raimondo viene chiesto quale fosse l’idolo di Antonio: «Cavani, mio figlio è tifoso del Napoli e ha iniziato a giocare a calcio negli anni di Edinson, è cresciuto con il suo mito».

(Fonte: Sportitalia.com)

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