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STORIE DI BASKET CITY – Ho visto un re: tanti auguri Jasmin Repesa – 1 giu

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Stagione 2006/2007, Repesa torna al Paladozza ma questa volta lo fa da avversario. In quella stagione siede sulla panchina di Roma. Uno come lui, però, non può passare di certo inosservato negli ambienti Fortitudo e, infatti, l’accoglienza riservatagli è da vero e proprio re, come dimostra anche quella incoronazione sotto la Fossa. Applausi e cori per chi ha permesso alla Fortitudo di vincere il secondo scudetto della sua storia, per chi in 4 anni di Fortitudo ha raggiunto 4 finali scudetto e le Final Four di Eurolega, poi perse in finale con il Maccabi.

La sua gente, i suoi tifosi, quelli che lo hanno osannato e che tutt’oggi lo osannano (e non potrebbe essere altrimenti!) in quel momento gli riservavano il degno tributo. 10 minuti di applausi che sembravano non finire mai, tutto il Palazzo in piedi per lui ad applaudirlo e ad intonare quel coro che lo ha accompagnato in tutte le partite sulla panchina della Effe. «Ave Re-pesa, leones te salutant», questo lo striscione a lui dedicato al momento dell’ingresso sul parquet. Forse, non è mai stato così difficile per lui scendere da un pullman ed entrare in un palazzetto per giocare una partita come quel giorno, i ricordi si affollano nella mente dell’allenatore croato, poi il magone quando nell’impianto di Piazza Azzarita risuonano le parole della sua intervista rilasciata dopo aver conquistato lo scudetto. Si sente in maniera inconfondibile quel “dedico la vittoria ai tifosi”. Lui, Repesa, visibilmente emozionato risponde a modo suo con un inchino sotto la Fossa e fermandosi a guardare quel meraviglioso spettacolo, come se non avesse mai lasciato quel Palazzo, come se quel giorno di dicembre la sua panchina fosse ancora quella della Fortitudo e non quella di Roma. La partita passava in secondo piano per un momento, troppo forti le emozioni di quel prepartita. Il re era tornato a casa! E allora basterebbe questo per capire cosa ha rappresentato Repesa per il popolo fortitudino, un qualcosa che va oltre i trofei conquistati su quella panchina. L’affetto della gente e dei tuoi tifosi vale più di qualunque scudetto.

Arrivato nel 2002 dopo aver vinto il campionato con il Cibona Zagabria, Repesa fa vedere subito di che pasta è fatto. Prima ancora di aver firmato il contratto che lo avrebbe legato alla Effe, o meglio appena sbarcato a Bologna e con in programma l’appuntamento con Seregnoli per definire gli ultimi dettagli, rilasciò queste dichiarazioni ai giornalisti: “Chi vuole davvero lasciare la Fortitudo è meglio che vada, chi vuole rimanere deve mettersi in testa che le esigenze della squadra vengono prima degli individualismi. Non so bene che tipo di problemi abbia avuto la scorsa stagione la Fortitudo, ma sono sicuro che questo club ha la forza per tornare a vincere». Parole da leader, parole già da fortitudino, quelle di un uomo carismatico con la stoffa giusta per permettere alla Fortitudo di tornare a vincere qualcosa.

Il suo bilancio in Fortitudo recita: 1 Scudetto e una Supercoppa italiana nel 2005-2006 vinta contro Treviso (84-75), con Belinelli Mvp. Il rimpianto più grande,forse, oltre alle finali scudetto perse, resta quella finale contro il Maccabi in Eurolega, dopo aver vinto 103-102 contro Siena nella semifinale. Se pensi a Repesa pensi a un’icona della Fortitudo di quel periodo, a un uomo che ha lasciato il segno nella storia recente della Effe. Pensi anche alla tensione, dipinta sul suo volto mentre Ruben Douglas si presenta in lunetta sul 65-63 per Milano e fa uno su due, nella gara che avrebbe potuto assegnare lo scudetto alla sua squadra. Ti viene in mente quando, nella stessa gara, aspettava a braccia conserte davanti al tavolo in cui gli arbitri stavano consultando l’instant replay per prendere una decisione sul canestro di Douglas allo scadere. In quel moment, forse, gli passavano per la testa tutte le finali scudetto perse, quando era arrivato a un passo dal sogno, lo aveva accarezzato e poi lo aveva visto svanire. Questa volta no, questa volta era scudetto Fortitudo: il re aveva portato in paradiso il suo popolo!

 

(foto: Repubblica)

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