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Thiago Motta: «Dobbiamo continuare: non abbiamo mai vinto due volte di fila. Spero Sinisa sia con noi»

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Questo pomeriggio alle 14, Thiago Motta ha tenuto la conferenza stampa in vista della partita contro la Roma, ecco a voi le sue parole. 

Per te ogni partita è importante, ma in città si respira un’aria importante: come influisce sul lavoro?

«L’ho detto dall’inizio: i tifosi hanno diritto di sognare e noi di fare il massimo, ed è quello che stiamo facendo».

Noi stiamo vedendo la bellezza del gioco nel Bologna, sei d’accordo?

«Io si, perché la bellezza del gioco e quello che vediamo in campo. Magari per un altro allenatore no, ognuno vede la bellezza del calcio in modo diverso. I ragazzi danno sempre il massimo, dal primo giorno ad oggi e cercano sempre di migliorarsi e affrontare le difficoltà che abbiamo e che avremo fino alla fine. Bisogna cercare di trasmettere alla gente la bellezza che mettiamo in campo». 

Materazzi ha detto che la differenza tra te e Mourinho è che lui ha guidato una Formula Uno, mentre tu nono ancora: il Bologna è la tua Formula Uno?

«Mourinho è ed è stato un grandissimo allenatore e ha meritato tutto, per il lavoro che ha fatto. Ha delle doti speciali, perché arrivare lì non è facile. È nato con un qualcosa che lo porta a fare quello che ha fatto fino ad oggi ma ha lavorato tanto: se vai vedere la sua storia da piccolo gli piaceva il calcio ma non ha giocato ad altri livelli. Grande rispetto e ammirazione, speriamo non contro di noi, ma io gli voglio e gli vorrò sempre bene». 

Qual è la tua dote speciale e quella della tua squadra?

«Penso l’abbiamo tutti, ma alla fine la cosa più importante è l’impegno e il lavoro su come affrontiamo le difficoltà. Qui tutti pensiamo alla partita dopo e facciamo il massimo, sia in partita che in allenamento. Tutti ci rispettiamo e tutti diamo il massimo, indipendentemente da quanto giochiamo, i ragazzi meritano quanto fatto fino ad oggi».

La prossima settimana è una di quelle in cui si diventa grandi.

«Testa alla Roma, poi tutto il resto arriverà».

Tutti dicono che saresti diventato un grande allenatore, e tu dei tuoi giocatori chi vedi così?

«Intanto ringrazio degli elogi, soprattutto con chi abbiamo vissuto un qualcosa insieme: io do sempre il massimo. Da noi abbiamo ragazzi giovani, intelligenti e che amano ciò che fanno. Lavorano sempre bene e sono così nella vita. Penso a Remo e Aebischer, se vogliono. Ognuno deve inseguire il suo sogno. A centrocampo puoi avere più facilità: oggi, com’è cambiato il calcio, il centrocampista deve partecipare in tutte le situazioni. Deve pensare ad attaccare e a difendere, per questo può avere un vantaggio anche se non è detto».

Ti senti simile a Mou nel curare il rapporto personale con i calciatori?

«In questo caso non lo fa solo lui. Quando vediamo il ragazzo in campo sta facendo il suo lavoro, ma è una persona. Si riflette quello che è fuori nel campo: è difficile separare le due cose. Ci sono quelli bravi che non trasmettono le difficoltà fuori dal campo, ma è molto difficile. Quando stai bene nella tua vita personale, diventa tutto più facile. Mourinho, io ma anche gli altri dobbiamo capire il momento e aiutare al massimo, ma anche il club».

La Roma sembra non volere il pallone e difendere, ti aspetterai una Roma difensiva? Come si scardina quella difesa?

«La Roma ha giocatori di altissimo livello, nazionali di tutte le parti. Se gli lasciamo la palla giocano perché hanno qualità. È una squadra con carattere, che si difende bene e che non ha problemi a farlo con il blocco basso, ma può anche pressare. Noi dobbiamo avere pazienza e giocare equilibrio, chiudere gli spazi ed evitare le ripartenze. Dobbiamo insistere nel nostro gioco perché conviene a noi». 

Come stanno i ragazzi rientrati in settimana? Come procedono Orsolini e Karlsson?

«Abbiamo ancora un allenamento per valutare: se stanno bene li porteremo con noi. Orsolini e Karlsson dobbiamo aspettare ancora».

Com’è non avere Dybala e Lukaku? Anche in base al loro gioco, e che Roma si aspetta?

«Noi facciamo attenzione a tutto, anche a quelli che giocheranno al loro posto. Le assenze le abbiamo tutti, come è successo a noi. Noi dobbiamo continuare a lavorare». 

Le luci della ribalta aiutano o abbagliano?

«Anche in Brasile e in Spagna ne parlano, non solo qui. Tutti abbiamo più richieste di parlare, da dovunque, ma noi continuiamo con umiltà e piedi per terra, consapevoli di quello che abbiamo fatto. Gli elogi fanno bene ma questa è la strada, noi dobbiamo continuare a lavorare e a fare le cose in modo giusto: affrontiamo una squadra che viene da due finali di coppe europee. Lo sappiamo e dobbiamo stare attenti, perché se arrivano momenti meno belli dobbiamo affrontarli».

Se a Saputo venisse voglia di aprire un ciclo, tu saresti contento di rimanere?

«Quando ci saranno novità le saprete (ride, ndr)».

La vittoria a Salerno non è stata fondamentale solo per i tre punti ma per la vittoria in trasferta: era più un blocco mentale oppure perché in trasferta è un’altra partita?

«Per le squadre è normale che sia più difficile giocare in trasferta. Noi la meritavamo prima, la cercavamo da tempo e l’abbiamo meritata. Dobbiamo continuare: non abbiamo ancora fatto due vittorie consecutive e abbiamo l’opportunità contro una big di campionato».

Sarà anche la partita del ricordo di Mihajlovic, cosa ritrovi dei valori che ha lasciato al gruppo?

«È stato un grande uomo nello sport e nella vita: ha insegnato che non bisogna mai arrendersi. Ha trasmesso non solo a me ma anche ai ragazzi e al club: in molti hanno lavorato con lui. Un pensiero alla famiglia, la cosa più importante è il suo insegnamento di non arrendersi mai e di affrontare le cose nel modo giusto. Questo rimarrà a me, a tutti quelli che hanno lavorato con lui e ai tifosi. È una spinta in più e uno stimolo: spero che domenica sia con noi e ci dia una mano a me e al gruppo per crescere e migliorarsi».

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