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Stadio – Bologna da Europa: i segreti di un gruppo che vola

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Sicuramente un quarto posto alla sedicesima giornata di campionato, con 28 punti a referto e solamente due sconfitte, non se lo sarebbe aspettato nessuno. In più, se si ripensa a quelle ultime settimane di mercato in cui i tifosi rossoblù hanno visto partire pedine fondamentali dell’organico, quali Arnautovic, Dominguez e Schouten, torna alla mente il ricordo di un’estate non all’insegna dell’ottimismo. Giunti però adesso quasi alla metà della stagione, bisogna riconoscere alla dirigenza i propri meriti per le operazioni sia in uscita ma soprattutto in entrata: talmente bravi Sartori e Di Vaio che oggi i nomi dei giocatori del Bologna sono su tutti i giornali, accostati a infinite squadre per il mercato di gennaio. Tutto molto bello, giocatori rivelazione e una rosa completa, ma la ricetta del successo ovviamente non può finire qui. Tralasciando l’allenatore, grande responsabile di quel quid in più dell’intera squadra e per il quale bisogna fare un discorso a parte, la sensazione riguardo ai felsinei è quella di un gruppo speciale, solido, pronto a sacrificarsi e a dare tutto per il compagno. Lo stesso Thiago un mese fa diceva: «Io per i miei calciatori sono pronto a buttarmi nel fuoco, come loro sarebbero pronti a buttarsi nel fuoco per me», parole esplicative di quanto sia unito lo spogliatoio. Le difficoltà ci sono state, vedi gli infortuni sulle fasce laterali e quello di Lucumì al centro della difesa, ma la reazione è stata immediata, composta da prestazioni di alto livello, bel gioco, qualità, aggressività e intensità. Adesso la parola d’ordine è un’altra ancora, anzi due: basso profilo. Perché è molto facile perdere la concentrazione quando ti arrivano complimenti da chiunque, ma a cadere da così in alto, dove è adesso il Bologna, ci si fa ancora più male.

Il metodo Motta

Sul mister bisogna spendere due righe in più, perché senza di lui adesso non staremmo parlando con toni così sensazionalistici. Dopo aver già sottolineato come abbia la completa fiducia della propria rosa, ci concentriamo sullo stile di gioco che Thiago ha portato a Casteldebole, fatto di palleggio, occupazione degli spazzi, pressing e anche delle giocate dei singoli. Il possesso, infatti, è utile per trovare l’imbucata giusta, la quale arriva più facilmente se davanti hai tutti attaccanti capaci di saper dialogare con qualità, dando del tu al pallone. Agli infortuni Motta ha poi risposto con la duttilità dei propri interpreti, dei quali va sottolineata la disponibilità a poter ricoprire più zone del campo senza mai ridursi a fare il compitino, ma dando sempre il massimo. Anche perché con il mister nessuno è sicuro della maglia da titolare, tutti sono messi in discussione ogni settimana e in ogni allenamento devono guadagnarsi il posto nell’11 che partirà dall’inizio. Lo stesso Calafiori, autore di un inizio di stagione importante nonostante il cambio ruolo, prima della partita contro la Roma alla domanda in merito alle sue sensazioni rispose: «Perché gioco? Chi lo ha detto? Con Thiago Motta non puoi mai sentirti sicuro del posto, anche se sbagli solo mezzo allenamento la domenica rischi di stare a guardare»

 

Fonte: Claudio Beneforti, Il Corriere dello sport – Stadio

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