Motor Valley
Jarno Saarinen, talento moderno
Un pilota diverso dagli altri si nota subito. Il talento vero, quello puro che rende speciale un pilota dagli altri, si vede dalla naturalezza con cui rende semplici i gesti che per altri sono manovre complicate. Jarno Saarinen era considerato uno dei migliori centauri della sua epoca, destinato a riscrivere le leggi del motociclismo tra gli anni ’60 e ’70, ma purtroppo la mano del destino glielo ha impedito.
Dal ghiaccio all’asfalto
Cresciuto in Finlandia con altri tre fratelli, quando era giovane si trovò a gestire l’azienda di pompe funebri di famiglia. Il carro funebre della compagnia lo usava come furgone per andare alle gare a cui prendeva parte. Partito dalle competizioni di speedway su ghiaccio insieme ad un carissimo amico, si spostò poi verso le corse di velocità su asfalto, ma l’esperienza acquisita in futuro si rivelò essere il suo asso nella manica in occasioni delle gare sul bagnato, in cui ha sempre dimostrato una marcia in più dei suoi avversari. Le sue prime apparizioni sulle piste furono in terra nazionale con una Puch-Tunturi 250 adattata da lui stesso, nel 1966. Nei primi anni si spostò tra la 125cc e la quarto di litro saltando dalla moto austriaca ad una Yamaha 250, conquistando anche diversi titoli e facendosi notare.
I suoi vari exploit gli diedero occasione di fare il salto internazionale nel 1968 e in seguito alcune sporadiche apparizioni nel motomondiale in sella alla moto giapponese che Jarno si sistemava da solo per le gare e cercava di tenerla aggiornata nel telaio e nel motore, come riusciva. Infatti una delle doti uniche di Saarinen era la sua conoscenza della meccanica che lo avvantaggiava rispetto a molti suoi avversari, in quanto non aveva necessità di un team di supporto, se non sua moglie Soili, che lo ha seguito in tutte le sue avventure. Il pilota di Turku terminò gli studi nel 1970 laureandosi in ingegneria meccanica. Nello stesso periodo fece anche il salto tra i grandi, arrivando a competere nel Mondiale in 250cc con la casa di Iwata. Jarno ottenne subito due podi e nel 1971 entrò anche in 350 sempre con una Yamaha, che Arwidson & Co, importatore ufficiale della casa giapponese in Finlandia, decise di dargli a supporto per la stagione. L’anno successivo fu l’unica stagione in cui Saarinen si laureò Campione del Mondo, risultato che conseguì nella 250cc in sella alla sua fedele Yamaha, mentre nel campionato 350cc arrivò secondo, in un’annata che fu magica per il pilota nordico.
La missione di Saarinen: interrompere l’egemonia
Nel 1973 Jarno fu richiesto dalla Benelli, che lo ingaggiò per competere ad una gara internazionale sul circuito di Pesaro. Con la moto di casa vince la 250cc, ma trionfa anche nella 350cc e nella 500 battendo per la prima volta la coppia Agostini-MV Augusta dopo un duello incredibile che mandò il pubblico in visibilio. Nonostante una prestazione degna di nota, Jarno non convinse il proprietario De Tomaso ad ingaggiarlo per il Mondiale e di conseguenza lui decise di accettare la proposta di Yamaha che lo voleva come pilota ufficiale, con un unico obiettivo: interrompere l’egemonia di Giacomo Agostini in 500cc. Jarno per quella stagione aveva le idee chiare; vincere il titolo in tutte e tre le categorie per scrivere un capitolo forse irripetibile nella storia del motociclismo. Infatti dopo il 1974 stava già pensando di appendere il casco al chiodo e di dedicarsi interamente alla famiglia e alla sua passione per i motori, ambito nel quale voleva dilettarsi come costruttore.
La stagione iniziò alla grande con la vittoria nella 200 Miglia di Daytona, unico pilota non americano a riuscirci, in sella alla Yamaha TZ 350, con cui sconfisse i giganti della 500cc e proseguì poi lasciando la sua traccia anche nella Motor Valley, con la vittoria sul Santerno nella 200 Miglia di Imola. Nella gara in terra romagnola il finlandese regolò le 750cc con la stessa moto vittoriosa in America, dimostrando ancora una volta il suo talento cristallino. Anche nel Motomondiale il debutto in 500cc fu pauroso con una doppietta tra il Paul Ricard e Salisburgo, ripetuta anche in 250cc. Tale traguardo fu storico in quanto ad oggi solo altri due piloti sono riusciti a trionfare nelle prime due gare d’esordio nella classe regina. Il tutto sarebbe stato ancora più straordinario se fosse arrivata la tripletta, con la vittoria nella gara in Germania, che avvenne si per la quarto di litro, ma non nella categoria maggiore, a causa della rottura della catena durante la corsa.
Monza fatale
Dopo arrivò Monza e quella gara sventolò la bandiera a scacchi sulla vita del finlandese, ma anche di un pilota tricolore amatissimo: Renzo Pasolini. Jarno in quel weekend non riuscì a prendere parte alla corsa della 350cc, quindi gareggiò nella 250cc prima della 500cc. Durante la gara precedente alla sua alcuni piloti persero dell’olio in pista, che non fu visto dai commissari e questo portò ad una maxi caduta che coinvolse molti piloti tra cui Saarinen che fu investito da una moto avversaria. Per lui e Renzo non ci fu nulla da fare e in quel triste giorno di fine maggio, il motociclismo pianse due piloti che sarebbero entrati nella leggenda dello sport, ma che oggi rimangono nel cuore e negli occhi di tutti gli storici appassionati.
Talento per la storia
Jarno fu considerato un vero e proprio rivoluzionario, soprattutto per quanto riguarda lo stile di guida. Fu lui uno dei primi a sporgersi con il corpo fuori dalle carene della moto, in modo da avere più velocità e stabilità in curva. Questo grazie al pilota che con il suo peso controbilanciava quello della moto creando le condizioni per ottenere più performance in pista. Iniziò imitando un collega inglese, meno veloce, ma che gli donò l’ispirazione per iniziare una rivoluzione sulle due ruote, che altro non è che il moderno stile di guida, poi mutato più volte negli anni.
Jarno era amato come pilota, ma soprattutto come persona. Un ragazzo gentile e sempre disponibile che si faceva ben volere nel paddock e dai tifosi. Un’atleta che per molti avrebbe sovvertito le gerarchie dell’epoca, scalzando Agostini dal primo gradino, e in alcune occasioni già ci riuscì. Avrebbe scritto la sua storia, destinata ad essere grande, ma nonostante il suo palmares reciti un solo titolo mondiale, oggi Jarno è uno dei personaggi più ricordati, nella storia delle due ruote.
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