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Marco Simoncelli, talento e purezza

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motogp.com


Questa settimana, precisamente il 20 gennaio, ricorre un anniversario nostalgico per tutti gli appassionati di motori, soprattutto delle due ruote. Il prossimo sabato il nostro amato Sic avrebbe compiuto 37 anni e oggi, passati 12 anni da quel tragico 23 ottobre 2011, vogliamo ripercorrere la sua vita motociclistica che lo ha reso grande nel cuore di tutti.

I primi passi e il titolo mondiale in 250cc

Marco Simoncelli è nato a Cattolica e cresciuto a Coriano, dove viveva con il babbo Paolo e la mamma Rossella. Fin da piccolo la sua passione sconfinata per i motori era preponderante su tutto il resto. D’altronde un bambino che cresce nel cuore della Motor Valley a due ruote, non poteva che sognare di diventare un centauro da corsa. La sua famiglia lo ha sempre supportato fin dai tempi delle minimoto e questo, insieme ad un talento smisurato, ha permesso ha Marco di crescere in fretta e arrivare nei campionati internazionali molto velocemente. A quindici anni vinse il suo primo titolo europeo e fece il suo debutto assoluto nel motomondiale in 125cc, sull’Aprilia CWF di Matteoni Racing al Gran Premio di Repubblica Ceca.

La sua prima vittoria nella classe entrante del mondiale arrivò in Spagna a Jerez, nel 2004 in condizioni critiche a causa della pioggia. La sua sensibilità in sella alla moto, lo resero uno specialista nelle situazioni estreme o al limite di aderenza in pista, ma nei suoi anni in 125cc non raccolse molto, oltre ad una seconda vittoria, sempre in Andalusia, e qualche podio nel 2005. Poi ci fu il passaggio in 250cc, categoria che meglio sin adattava alle sue lunghe leve. Simoncelli si trovò subito più a suo agio, ma nelle prime stagioni faticò a trovare il ritmo per stare con i primi. In sella alla sua Gilera e supportato dallo storico capotecnico Rossano Brazzi, Marco divenne competitivo nel 2008, anno in cui raccolse ben sei vittorie con cui si laureò campione del mondo per la prima volta, a Sepang. Nonostante la velocità e il titolo, decise di rimanere nella quarto di litro per il 2009, portando a casa un terzo posto finale e maturando l’esperienza giusta per la MotoGP.

Pronto per il grande salto

L’anno successivo lo ingaggiò Fausto Gresini nel suo team di MotoGP, con la Honda sponsorizzata San Carlo. Marco ci mise poco ad abituarsi alla classe regina. Nel 2010 era sempre a ridosso o dentro la top ten e fine anno lottava costantemente per le prime cinque posizioni. Il suo arrivo tra i grandi creò una spaccatura, il giovane pilota aveva personalità e certo non si risparmiava né in pista né fuori, restando sempre coerente ai valori che la sua famiglia gli aveva trasmesso. Le liti con Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo, la gogna mediatica subita in Spagna dopo il contatto a Le Mans con lo spagnolo della Honda e tutte le difficoltà riscontrate, non scalfirono minimamente le sue ambizioni di lottare per la vittoria ed arrivare ad essere uno dei piloti di vertice della MotoGP.

Nel 2011 Marco si dimostrò sempre più competitivo e nella Brno che gli regalò il primo podio mondiale arrivò anche il primo in MotoGP, un terzo posto tanto atteso quanto voluto. Da quel momento per il Sic cambiò qualcosa, una maturazione che divenne completa ma che purtroppo non ebbe mai occasione di concretizzarsi. In Australia vennero fuori ancora una volta le sue abilità sul bagnato e la sua sensibilità innata. Una lotta da cardiopalma con Andrea Dovizioso per le posizioni da podio, con le gomme slick su asfalto bagnato, in quanto negli ultimi giri della gara aveva iniziato a piovere. Marco ottenne un secondo posto che sapeva di conferma dopo quanto di bello ottenuto nella seconda metà di quella stagione.  

Marco Simoncelli con Fausto Gresini al Mugello – credits to 58 Sic Squadra Corse

Una domenica tragica

La tappa dopo fu la Malesia, a Sepang, dove solo tre anni prima aveva festeggiato il suo primo titolo iridato in assoluto. Per Marco quello fu un round fatale, l’incidente che avvenne nella gara della domenica, pose fine alla sua vita e lasciò nel cuore di tutti un vuoto incolmabile. Nel tentativo di salvare una possibile scivolata, la sua Honda rientrò in pista in modo anomalo scontrandosi con la Yamaha di Edwards e la Ducati, del suo mentore e amico, Valentino Rossi. Per il Sic, non ci fu nulla da far. I tentativi di salvarlo furono vani, ed io ancora oggi rivedo chiare quelle immagini della corsa disperata di Paolo Simoncelli verso la curva numero 11 del circuito. Quella domenica mattina il mondo del motociclismo non solo ha perso un ragazzo che amava le corse, ma ha perso un sorriso e un’anima che sapeva colmare di gioia i weekend degli degli appassionati.

Unico nel suo genere

Il Sic era unico, nel carisma e nel carattere. Dolce come pochi ma determinato come un vero campione. Marco era quello del gesto delle manette in conferenza stampa, per rispondere in modo ironico a Jorge Lorenzo, oppure quello della sportellata ai danni di Biaggi alla variante basse di Imola nel 2009, che infiammò il pubblico della Motor Valley e non solo. Per molti sarebbe stato l’erede disegnato di Valentino Rossi, colui che gli aveva aperto le porte dei suoi allenamenti e dei suoi luoghi sacri. Il Dottore aveva intuito quanto Marco fosse speciale e non ci sbagliamo se oggi diciamo che il pensiero e i primi passi dell’Academy sono nati proprio insieme al Sic. 

Anche Rossi ha lasciato una parte della sua anima quel giorno in Malesia, una parte che non tornerà più, ma che affiorerà solo nei ricordi più belli. Simoncelli era puro, di cuore e aveva il vero DNA del campione. La sua scomparsa ha lasciato una ferita, aperta ancora oggi, ma il suo nome continua a vivere, non solo nelle intenzioni e negli occhi della sua famiglia, ma anche in quel numero, il 58, che è diventato un simbolo di riferimento per tanti, che nel Sic non ci vedevano solo un pilota, ma un fratello o un amico di cui tramandare la storia.

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