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Alemanya. La mia famiglia va in Germania
Nazione: Germania
Anno: 2011
Genere: Commedia
Durata: 97 minuti
Regia: Yasemine Samdereli
Cast: Fahri Ogun Yardim, Arnd Schimkat, Aykut Kayacik, Denis Moschitto, Aylin Tezel
Produzione: Roxi Film
Recensione
Il giovane turco Huseym Yilmaz ha una moglie e 3 figli da mantenere ma nella Turchia anni 60 è difficile. Viene a sapere che in Almanya (Germania) si cercano lavoratori e senza pensarci su parte. Poco tempo dopo porta con se la sua famiglia. Dopo una vita intera di sacrifici, arrivati ormai alla terza generazione, il patriarca Huseym ha finalmente realizzato il sogno di comprare una casa in Turchia e vuol farsi accompagnare da figli e nipoti per ristrutturarla. Malgrado lo scetticismo iniziale, la famiglia si mette in viaggio alla riscoperta della terra delle loro origini (che di fatto non conoscono) e dove si intrecciano i ricordi tragicomici dei primi anni in Germania, quando la nuova patria sembrava un posto assurdo in cui vivere.
La regista, di origine turca ma nata in Germania, ha voluto raccontare la storia della sua famiglia emigrata; è la storia di uno scontro culturale fortissimo, non facile. Volendo raccontare un fatto realmente accaduto, anche dal punto di vista storico, lo fa come se fosse una favola, una poesia.
L’ultimogenito della famiglia, il piccolo Cenk, è il filtro per lo spettatore, a lui viene raccontata tutta la storia dei suoi nonni attraverso il racconto della cugina Canan. Un racconto costruito attraverso lunghe inquadrature, una brillante e piacevole fotografia condita con una bellissima colonna sonora tipicamente turca. Interessante è l’uso di filmati anni 70 di famiglie turche in viaggio.
Una pellicola divertente, capace di fare ironia intelligente sull’emigrazione e sullo scontro culturale tra Turchia e Germania. Un film che fa ridere ma non pecca di volgarità e superficialità.
La storia dice che tra il 1961 e il 1973, due milioni di turchi arrivarono in Germania. La terza generazione (ragazzi grandi e piccoli, nati e cresciuti in Germania) ora ha bisogno di sapere cosa è successo prima. Da qui i flashback. I temi che emergono sono tanti ma, se siamo abituati a vederli con toni forti e aspri, in questo film, la giovane esordiente regista, sceglie un taglio tra commedia e favola, umorismo e simpatia, tenerezza e malinconia nel miscuglio tra ieri e oggi. Forse integrazione e multiculturalismo sono aspetti dell’Europa contemporanea che è meglio affidare piu a un’ironia piena di lirismo che a una denuncia ideologica controproducente.
Nelle ultime inquadrature, il piccolo Cenk fa il discorso di benvenuta ad Angela Merkel e si susseguono immagini fantastiche degli stessi personaggi da giovani e da vecchi, un incrocio che solo il cinema e il suo linguaggio rendono possibile.
La frase cult: “E’ solo un pezzo di carta, non ha mai voluto diventare tedesco”!
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