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Gazzetta dello Sport – Il Mitico: «Sapevamo cosa fare noi. Sanno cosa fare oggi»

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Crediti: Damiano Fiorentini/1000cuorirossoblu.it


In un tempo in cui le telecamere erano poche, e gli scontri sul campo restavano nascosti agli occhi di tutti tranne che dei giocatori stessi, c’era Renato Villa, detto anche il Mitico, battezzato così da un mitico della musica: Lucio Dalla. Villa arriva a Bologna nel 1986 e ci rimane fino al ’92 con il ruolo di centrale difensivo. In quegli anni ha modo di incrociarsi con Maradona, che riesce anche a marcare egregiamente.

Di seguito sono riportate le sue parole, trapelate in un’intervista svolta da Matteo Dalla Vite.

Era più bello, da vedere, il suo Bologna con Maifredi, o questo di Thiago Motta?

«Noi eravamo un gruppo di amici. E sto notando che anche in questa squadra c’è una unione speciale. Lo so e lo vedo. Esempio: chi entra dà tutto, chi è in panchina esulta come fosse in campo, i giocatori si aiutano. In questo Motta ha saputo creare un corpo unico come lo eravamo noi con Maifredi. Giocavamo un gran bel calcio ed eravamo uniti, forti nel voler dimostrare. C’era spirito, coesione, amicizia. E lo spirito giusto ti porta 4-5 punti in più».

Quali altri punti in comune hanno questi due Bologna?

«campionati in cui giocavamo noi avevano i Maradona, Gullit, Van Basten: giocatori unici, campioni. Per questo tutto ciò che facemmo quell’anno, nel ’90, fu straordinario. Avevamo una caratteristica che vedo spesso nel Bologna di oggi: ce la giocavamo con tutti. Veramente tutti. Convinzione e testa alta. Sapevamo cosa fare noi, sanno cosa fare oggi».

Sulle caratteristiche del suo Bologna: «Noi giocavamo a zona, andavamo in pressing sulle punte avversarie. Il Bologna ora ha concetti diversi ma è molto bello».

Quindi quale la diverte di più dei due Bologna?

«Rimango sul nostro. Il perché l’ho spiegato prima: noi facemmo quell’annata arrivando in Europa lottando contro campioni e squadre forti, piene di prime firme. Vorrei ricordare che Sacchi mandava gli osservatori più o meno di nascosto a guardare la zona di Maifredi. Avevamo anche Pecci, quell’anno Cabrini e Giordano. Allora chi li conosceva i De Marchi, Luppi, Stringara, me o altri?».

Ma cosa pensa di questo Bologna?

«Chi conosceva prima di queste ultime due annate Ferguson, Beukema, Posch o credeva che Zirkzee fosse così forte? Ecco: oggi come allora c’è il grande lavoro identitario e migliorativo di società e Thiago come lo fu di Gigi. Se questo Bologna avesse un Signori in squadra sarebbe secondo».

Un giocatore che la colpisce particolarmente oggi?

«Freuler: sa far gioco, ha carattere, vede calcio, praticamente non sbaglia mai un appoggio. E Ferguson: fa tutto e ha ancora margini di miglioramento, giocatore da grande squadra».

Ci crede al quarto posto?

«Per la Champions la lotta sarà con l’Atalanta, è l’avversaria principale. Se invece parliamo di altra Europa potrebbero arrivare anche le altre: annata anomala, ma da sfruttare».

Se il Bologna dovesse andare in Champions?

«Sarebbe un Bologna Mitico, come il mio soprannome»

Fonte: Matteo Dalla Vite, Gazzetta dello Sport

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