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Atletica leggera – Mondiali indoor di Glasgow: sorprese e conferme tra le corsie al chiuso

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worldathletics.org

Domenica si sono conclusi i diciannovesimi Campionati mondiali indoor di atletica leggera ospitati dalla città scozzese di Glasgow, che hanno visto un ottimo risultato portato a casa dalla nostra nazionale. Nonostante le competizioni indoor siano viste spesso come eventi di passaggio verso la stagione all’aperto, molti nomi importanti del panorama internazionale hanno deciso di prendervi parte. Se per gli atleti europei la kermesse ha rappresentato un primo banco di prova dei prossimi Campionati continentali che si terranno a Roma a giugno, per il resto del mondo Glasgow 2024 è stato la prima tappa verso le Olimpiadi parigine di agosto.

Quando Davide sconfigge Golia

Se quando i grandi nomi dello sport vincono c’è un eccitamento collettivo sistematico, quando questi perdono contro atleti apparentemente meno forti di loro, al momento di esitazione iniziale segue un eccitamento altrettanto grande. Vedere il campione perdere lo umanizza e lo rende ancora migliore agli occhi del pubblico. In tal senso la gara più paradigmatica tra quelle degli ultimi mondiali indoor è stata quella dei 400 metri piani maschili. 

Warholm contro Doom

Ai blocchi c’è infatti un gigante dell’atletica: Karsten Warholm, primatista mondiale della distanza ad ostacoli, campione olimpico e mondiale, vera icona dell’atletica più recente. C’è anche un belga, Alexander Doom, figlio dell’ottima scuola belga della distanza, alto di statura ma piccolo cronometricamente rispetto al fenomenale norvegese. Warholm parte fortissimo e passa a metà gara davanti a tutti suscitando l’esultanza del pubblico. Ai 300 metri il campione olimpico scandinavo è ancora davanti, ma non riesce a scrollarsi di dosso gli altri, soprattutto il belga, che sfrutta la scia del norvegese. Quando mancano 50 metri il re inizia ad abdicare. Warholm, infatti, comincia ad aprire troppo la falcata, arretra con il busto e perde rapidità: l’opposto di quello che fa il semisconosciuto belga, che, proprio sugli ultimi metri, lo passa tra l’incredulità generale. È Doom a detronizzare Warholm. È Doom a regalare l’ennesima umanizzazione dei campioni. È Doom il campione mondiale indoor dei 400. 

Ancora Doom

Galvanizzato dall’impresa individuale, il giorno seguente Doom da spettacolo anche nella staffetta 4×400. Il quartetto americano, nettamente favorito, sembra avere l’oro in tasca all’ultimo cambio, ma l’ultimo frazionista belga è lo stesso che, appena un giorno prima. non ha avuto paura di recuperare un mostro sacro come Warholm. Come in un replay della gara individuale, Doom si mette perciò in scia dell’americano, che poi sorpassa negli ultimi 50 metri regalando al Belgio il secondo oro.

Coleman su Lyles

Sotto il tetto dell’impianto scozzese accade pure che Noah Lyles, protagonista indiscusso della velocità mondiale dopo i tre ori degli scorsi mondiali outdoor di Budapest, non raggiunge che l’argento. Certo, a soffiargli l’oro non è proprio uno sconosciuto stavolta, ma Lyles ci aveva ormai abituato alla sua imbattibilità, come un novello Usain Bolt. A piombare per primo al traguardo è Christian Coleman,  primatista mondiale, vecchio leone che ebbe, nell’ormai lontano 2017, l’onore di detronizzare sua maestà Bolt ai mondiali di Londra. Coleman si è perso spesso per colpa della sua altalenante forma fisica e mentale, ma, sui 60 metri è nettamente il più forte di sempre al mondo e lo ha dimostrato con fierezza.

A lezione di corsa con Femke Bol

Come Armand Duplantis sigilla la gara di asta maschile, Femke Bol rende i 400 femminili una gara trascurabile dal punto di vista agonistico. Ma ciò che fa la Bol è qualcosa di superbo. L’olandese sigla infatti il nuovo primato mondiale con una facilità di corsa tale da far sembrare la disciplina solo un lontano parente del “giro della morte”. Un secondo dietro arrivano la connazionale Lieke Klaver e la statunitense Alexis Holmes. La Bol risulta poi determinante nell’oro collezionato dai Paesi Bassi nella 4×400, che tra maschile e femminile, risulta completamente appannaggio degli europei.

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