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Mike Hailwood, “The bike”

La storia di Mike Hailwood, vincitore di nove titoli nel motomondiale. L’inglese corse anche in F1, ottenendo due podi.

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Mike Hailwood sulla Ducati Desmo GP 250 nel 1960
Mike Hailwood sulla Ducati Desmo GP 250 nel 1960 | credits (Ducati House Media)

Mike Hailwood è uno dei pochi nella storia del motorsport che può vantare di aver corso nelle due massime serie delle discipline motoristiche, un privilegio e un’abilità di pochi, che lui ha saputo sfruttare al massimo.

È stato uno dei piloti di maggior successo nella storia delle due ruote. La particolarità della sua carriera fu che non si fermò solo alle moto, ma provò per diversi anni anche l’esperienza della Formula 1, categoria in cui andò bene, seppur non arrivò mai alla vittoria del titolo iridato.

Un esordio da sogno

Mike nacque ad Oxford da una famiglia benestante e suo padre non gli fece mai mancare l’appoggio per seguire la sua passione; i motori. Gareggiò per la prima volta a 17 anni e nonostante la giovane età dimostrò subito una grande abilità.

L’anno successivo, infatti, si laureò campione inglese in 125cc, 250cc e in 350cc. La sua prima moto fu la MV Agusta, che lo accompagnò nelle prime fasi della sua carriera. Esordì nel 1958 nel Tourist Trophy, correndo in tutte le categorie; quattro gare in cui non sfigurò e fece subito capire il talento che aveva.

In seguito corse anche con la Ducati nella classe 125cc, riutilizzando la Rossa di Borgo Panigale anche in 250cc e 350cc. I risultati più soddisfacenti con la moto emiliana arrivarono nella categoria entrante del motomondiale, quando nel 1959 ottenne tre terzi posti consecutivi tra Germania, Olanda e TT e una vittoria nella penultima corsa al Gran Premio dell’Ulster.

Nella sua lunga carriera sulle due ruote il britannico raggiunse numeri da leggenda; nove sono i titoli conquistati dal Hailwood tra le varie categorie: 3 in 250cc, 2 in 350cc e 4 in 500cc con l’aggiunta di altre sette volte in cui si è piazzato nei primi tre posti della classifica generale.

MV Agusta e TT

Due sono stati i punti chiave della carriera di Mike Hailwood. I titoli vinti nella massima serie con la MV Agusta, con cui creò un dominio incontrastabile e il TT, che in quegli anni era tappa del motomondiale e in cui Mike spesso vinse con grande naturalezza.

Con la Casa di Varese stabilì una striscia vincente tra il  1962 e il 1965 che lo vide conquistare quattro titoli mondiali di fila, a dare ancora più valore a questi successi, gli avversari come Giacomo Agostini o John Surtees che di lui avevano grande stima e ne riconoscevano l’immensa bravura.

Al TT, gara rinomata nel mondo, per la sua pericolosità Mike ha trionfato ben quattordici volte in tutte le classi. La più iconica rimane forse la vittoria del 1965 in 500cc. Dopo una rovinosa caduta ad altissima velocità Hailwood riportò la frattura di alcune dita, costole, di una mano e di un piede, ma lui ancora sanguinante si rialzò e grazie all’aiuto del pubblico ripartì.

Fortunatamente l’incidente non ebbe conseguenze anche per le persone a bordo pista e la moto seppur malconcia riprese la sua corsa. Mike macinò km su km, ad una velocità media incredibile. Recuperò tutte le posizioni perse e quando arrivò al primo della classifica, un certo Giacomo Agostini, dopo avergli riguadagnato tra i 5 e i 7 minuti, lo superò involandosi verso la bandiera a scacchi e l’ennesima vittoria.

Mike Hailwood e le quattro ruote

Dopo l’abbandono alle corse della Honda nel 1968, quando non era ancora la potenza economica che tutti oggi conosciamo, Mike decise di dedicarsi a tempo pieno alle quattro ruote. Già nei primi anni ’60 prese parte ad alcune gare del Campionato di Formula 1 con la Lotus.

Nel 1969, lasciate le due ruote, partecipò alla storica 24 Ore di Le Mans con la Ford GT40 conquistando un podio alla sua prima apparizione. Nel 1971 corse due gare con la Surtees in F1, ottenendo come miglior piazzamento un quarto posto, mentre l’anno successivo gareggiò in Formula 2 vincendo due gare e il campionato.

In Formula 1 Mike Hailwood conquistò due podi, ma non riuscì mai a ripetere quanto fatto con le due ruote. Eppure nella sua breve parentesi in F1 ci fu spazio per un gesto eroico che salvò la vita ad un collega. Nel 1973 Clay Regazzoni rimase intrappolato nella sua auto in fiamme, dopo un problema ai freni. Mike prestò subito soccorso al pilota svizzero, salvandogli la vita.

Il ritorno di Mike Hailwood e il successo inatteso

Nel 1978 tornò al TT a 38 anni con la Ducati 900 SS. Nonostante la lunga assenza, Hailwood non si era dimenticato di come dominare sul tanto amato circuito inglese e vinse davanti a Phil Read, sulla Honda. A distanza di dieci anni dalla sua ultima gara di livello sulle moto, tornò a vincere dimostrando un feeling unico con il tracciato dell’Isola di Man, che non scomparve mai.

L’anno successivo si ripeté con la Suzuki 500 nella classe senior. Quelle due vittorie a 38 e 39 anni gli valsero il soprannome di Mike “The Bike” e l’ingresso nella leggenda delle gare motociclistiche. Grazie a lui anche la Ducati ebbe un visibilità enorme, in seguito alla vittoria nella gara inglese, che portò successo e benefici alla Casa italiana

In primis la passione

Hailwood non era però solo un campione. La sua modestia e la sua passione lo resero uno dei piloti più amati e ben voluti del tempo. L’amore per i motori e le gare lo spingevano a voler correre sempre di più, ma per il semplice gusto di farlo. Non pensava soltanto a vincere, lui voleva gareggiare, poi il risultato era secondario.

Questa sua leggerezza e spensieratezza nell’affrontare uno sport potenzialmente mortale ad ogni curva, lo hanno reso un mito nella storia del motorsport, ma a lui non sarebbe interessato, gli bastava salire in sella e dare gas.

Trascorsa la vita intera a correre rischi su rischi lungo tracciati sparsi nel mondo, Mike perse la vita in un incidente stradale, mentre portava i figli a mangiare fish ‘n chips. Il destino beffardo portò via sia lui che la figlia Michelle, mentre il figlio accusò solo alcune ferite lievi.

Oggi Mike Hailwood è sepolto nel cimitero inglese di Santa Maria Maddalena a Tanworth-in-Arden, nel Warwickshire, dove molti appassionati lo vanno a ricordare e gli vanno a rendere omaggio, non dimenticandolo mai.

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