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ALEX ZANARDI – IRONMAN

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Una simpatia travolgente, un’autoironia più unica che rara, che lo porta a scherzare spesso sull’incidente (nel 2001) che aveva portato all’amputazione di entrambe le gambe: anche grazie a queste grandi doti umane è entrato immediatamente nel cuore della gente, diventando un esempio e fonte di ispirazione per molti. Poi il disastro, di nuovo.

È il 19 giugno del 2020. Dopo mesi di prigionia all’interno di una gabbia pandemica la vita sembra ritornare alla normalità. Da poco abbiamo tolto l’utilizzo delle mascherine all’aperto e le giornate di sole diventano sempre più belle. Accendo casualmente il cellulare, giusto per vedere qualche post sui social, e spuntano fuori una miriade di post con un solo volto: quello di Alex Zanardi. Mi dico tra me e me: “Se n’è andato”. Si, perché di solito quando una persona entra nelle tendenze a questa rapidità, vuol dire che qualcosa non va. Infatti, qualcosa è andato storto, di nuovo.

Alex Zanardi insieme ad altri ciclisti sta svolgendo una tappa di “Obbiettivo tricolore”, un’impresa con uno sfondo benefico che ha il compito di percorrere il giro d’Italia. Il gruppo che all’epoca si trova in provincia di Siena sta compiendo una curva verso destra. Alex Zanardi è al centro della carreggiata. Si vedono due ciclisti davanti a lui, un altro lo segue. A un certo punto, nel momento in cui sopraggiunge il camion, l’handbike sbanda e si ribalta. Zanardi finisce contro il camion, in un impatto violentissimo. Da lì i soccorsi e il trasporto all’ospedale di Siena. Poi il trasferimento in altre strutture, in un lungo cammino verso la guarigione.

Dopo aver capito cosa sia successo rimango un attimo senza parole. Mi isolo dal mondo che mi circonda, perché Alex Zanardi è un è po’ un amico di tutti: un simbolo di umanità universale.

QUEL MALEDETTO INCIDENTE. In realtà la carriera di Alex Zanardi è sempre stata di tutto rispetto. Si parla pur sempre di un ex pilota di Formula 1, ma le sue fortune le trova grazie alla storia del suo paese. L’Italia. Mi spiego meglio: la narrativa del suo viaggio è come quella di un italiano degli anni venti, che trova fortune nel nuovo continente. Nel sogno americano. Negli States ci arriva con l’ambizione di portare un titolo a casa. Ne porterà due nel giro di tre anni diventando un fenomeno mediatico nel motorsport americano e non solo. Dopo i successi ci riprova con la Formula 1, ma il 1999 è un anno buio e quindi decide di interrompere il contratto con la Williams. Ritorna con le mani sul volante di nuovo nel CART FedEx Championship Series grazie alla proposta fatta dal team Mo Nunn Racing. Il campionato non è dei migliori, ma per essere un primo anno di assestamento può anche andare bene. Si arriva quindi al EuroSpeedway di Lausitz, meglio noto come Lausitzring. Il tragico momento che gli cambia la vita è l’incidente del 15 settembre 2001, quando a undici giri dal termine, Alex nel tentativo di togliere una visiera a strappo perde il controllo della vettura, che rientra in pista perpendicolarmente al passaggio del pilota italo-canadese Tagliani. L’impatto è tremendo. il pilota dopo essere stato in coma per tanti giorni si salva miracolosamente. Per farvi capire la concezione di miracolo ad Alex danno l’estrema unzione. Il miracolo per certi versi è parziale perché gli devono amputare le gambe per limitare l’emorragia interna. Poteva essere la fine della sua carriera. Invece, come ama ricordare Alex, è solo l’inizio di una grande avventura.

I SOGNI SON DESIDERI. Questa condizione permanente non ha minimamente spento la voglia del pilota bolognese di sfidare i propri limiti. Alex ai limiti dell’eroismo della Marvel si è allenato costantemente e ha perfezionato le proprie abilità, ottimizzando le sue performance e stupendo chiunque. Due anni dopo il devastante incidente di Lausitz torna in pista, guidando una vettura modificata per far fronte alle sue nuove esigenze, realizzando tempi sul giro incredibili. Alex, poi intraprende un nuovo sogno: inizia a correre in handbike, categoria H4 e H5, disciplina che sembra prediligere tra le altre in cui compete. Ai Giochi Paralimpici del 2012, a Londra, vince la medaglia d’oro nelle categorie in linea H4 e cronometro H4, medaglia d’argento nella staffetta mista. Ma la storia diventa leggenda alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016, conferma la medaglia d’oro nella cronometro H5, secondo posto in linea nella medesima categoria, altro oro nella staffetta mista.

Nel 2014, tra un evento paralimpico e l’altro, partecipa all’IronMan, gara di triathlon famosa per la sua asprezza. Dopo quasi 4 chilometri a nuoto, 180 in handbike e 42 su carrozzina olimpica, conclude riuscendo a stare sotto le dieci ore. Record.

ALEX DETTO SPERANZA. Un campione amatissimo per la sua forza di volontà, per il suo coraggio e per il suo atteggiamento sempre positivo nei confronti della vita. Quando si legge Zanardi, si vede un uomo che ha combattuto contro tutte le difficoltà, ispirando tutti coloro che si trovano nelle difficoltà di tutte i giorni. Sempre con il sorriso di chi ama follemente tutto quello che lo circonda, insegnando a tutti noi, che la vita è un bene prezioso, da coltivare ogni singolo giorno. Grazie Alex.

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