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Un circuito al mese – Autodromo Hermanos Rodriguez
Autodromo Hermanos Rodriguez: dove la Formula 1 è rock
Nel pieno di Città del Messico si trova un grande parco pubblico, chiamato Magdalena Mixiuhca. Negli anni ’50, viene individuato per la costruzione di una cittadella dello sport. Segno dell’importanza di questo complesso è stato la realizzazione al suo interno di alcune strutture per ospitare diversi eventi, dalla scherma alla pallacanestro al ciclismo su pista, delle Olimpiadi del 1968. Ed è in questo spazio verde incastonato nella città che, come avviene anche a Monza, si trova l’autodromo. Il disegno originale si deve a un progetto di tesi di uno studente della locale facoltà di ingegneria del 1955, che diviene realtà nel 1959. Nel 1962 è già il turno della Formula 1, che arriva per disputare una gara non valida per il mondiale. Durante le prove libere, per una tragica beffa del destino, in seguito a un incidente si interrompe la promettente carriera di Ricardo Rodriguez, pilota proveniente proprio da Città del Messico. Morto appena ventenne, aveva bruciato tutte le tappe ed era giunto molto presto in Formula 1, infrangendo numerosi record di precocità rimasti a lungo imbattuti, tra i quali detiene ancora quello del pilota più giovane a guidare per la Scuderia Ferrari. Nonostante questo, il Gran Premio del Messico entrò nel calendario del campionato dall’anno successivo. Nel 1971 un’altra disgrazia si abbatte sul motorsport del paese nordamericano: un incidente costa la vita a Pedro Rodriguez, fratello di Ricardo. Senza più piloti messicani in Formula 1, sfuma l’interesse degli sponsor per l’organizzazione del Gran Premio. L’autodromo, intitolato da allora ai fratelli Rodriguez, attraversa un periodo buio.
Il ritorno alla ribalta
Negli anni’80 vengono fatti diversi tentativi per riportare la Formula 1 in Messico. Dopo un miglioramento della sicurezza della pista, il ritorno va in porto nel 1986, ma non è destinato a durare a lungo. Persistono problemi sulle condizioni dell’asfalto, di inquinamento atmosferico e di controllo della folla che ogni anno invade letteralmente il parco Magdalena Mixiuhca, per cui la collaborazione tra la città e il Circus si interrompe nel 1992. E, nuovamente, l’Hermanos Rodriguez si trova a versare in stato di abbandono. Il sogno di ospitare nuovamente la Formula 1 però non tramonta. Dopo numerosi interventi sulle strutture del paddock e modifiche alla maggior parte delle curve, che hanno comportato la riduzione dei loro raggi e l’ampliamento delle vie di fuga, nel 2015 i tempi sono finalmente maturi: i tifosi locali possono ammirare dal vivo le gesta del loro idolo Sergio Pérez e dei suoi avversari. La FIA attribuisce ai promotori del Gran Premio del Messico il premio Race Promoters’ Trophy, in quanto si è rivelato l’evento meglio organizzato di tutta la stagione. Il titolo è stato confermato ogni anno fino al 2019.
Sorpasso Mansell su Berger GP México 1990 – Copyright: YouTube, Magazine Automotor
Dentro allo stadio
Il tracciato dell’Hermanos Rodriguez misura attualmente 4,3 km, presenta 17 curve di cui 10 a destra. Altro dato importante per questo autodromo è l’altitudine, essendo situato a ben 2.238 metri sul livello del mare. La minore pressione atmosferica presente sull’altopiano messicano influisce sull’efficienza dei motori e sull’aerodinamica delle vetture. Al termine del rettilineo di partenza, che misura 1,2 km, è possibile raggiungere velocità di punta molto alte, tipicamente attorno ai 340-350 km/h con le Formula 1 attuali. Nel 2016, Valtteri Bottas arrivò a toccare la velocità record di 372,5 km/h, valore più alto mai registrato nella serie regina dell’automobilismo in gara. Gli interventi eseguiti sulla pista nel 2015 dall’architetto Hermann Tilke, che ha messo le mani su vari autodromi del Circus, hanno riguardato anche la caratteristica curva Peraltada, quella che riporta i piloti sul traguardo. Si trattava di una curva sopraelevata molto veloce, teatro di sorpassi leggendari, come quello di Nigel Mansell su Gerhard Berger nel 1990, e di spaventosi incidenti, come quelli occorsi a Derek Warwick nel 1987 e Ayrton Senna nel 1991. Adesso viene percorsa solo la seconda metà della Peraltada, e per raggiungere l’ingresso della curva i piloti attraversano uno dei tratti di pista più particolari dell’intero mondiale. Il tracciato infatti prevede un passaggio all’interno di un grande stadio, il Foro Sol, costruito negli anni ’90 e pensato per ospitare partite di baseball e concerti. È situato proprio all’interno della Peraltada, e il percorso si infila tra le sue tribune prima di ricongiungersi con la sua parte finale. Lo stadio può ospitare 50.000 spettatori, ed è qui, davanti a questa marea di folla in perenne festa, che si svolge la cerimonia del podio al termine del Gran Premio di Formula 1.
Formula 1 e non solo
Nel 2022 si svolge la ventiduesima gara di Formula 1 valida per il mondiale corsa all’autodromo Hermanos Rodriguez, ed è la seconda ad essere denominata “Gran Premio di Città del Messico” anziché “Gran Premio del Messico”, per enfatizzare il supporto all’organizzazione dato dal governo della capitale. Grazie alla sua collocazione autunnale, è stata spesso decisiva per l’assegnazione dei titoli mondiali, come per quelli di Lewis Hamilton del 2017 e del 2018. Ancora prima, si incoronarono campioni qui John Surtees nel 1964, Danny Hulme nel 1967 e Graham Hill nel 1968. Nel 1986 Gerard Berger vinse qui la sua prima gara, portando al primo successo anche la Benetton. Nel 2021, grazie al terzo posto di Pérez, per la prima volta un pilota locale riesce a salire sul podio. Trattandosi del più importante autodromo nazionale, esso è stato sfruttato per l’organizzazione di molti altri appuntamenti, sportivi e non solo. Nei periodi di pausa dalla Formula 1, è stato il campionato americano a ruote scoperte CART ad allietare gli spettatori, con gare nel 1980 e 1981, e poi dal 2002 al 2007. Anche le stock car a stelle e strisce della NASCAR Xfinity (seconda serie del genere per importanza) sono approdate in terra azteca dal 2005 al 2008. In tempi più recenti, dal 2016, il circuito è diventato sede di un E-Prix, cioè di una gara del campionato di Formula E. Eccezion fatta per il 2021, quando l’autodromo veniva utilizzato per ospitare i pazienti affetti dal Covid-19, le auto elettriche hanno fatto tappa ogni anno all’Hermanos Rodriguez, ed è previsto come round d’apertura della stagione 2023. Il layout utilizzato dalle vetture full-electric ricalca quasi del tutto quello dell’ovale, formato dalla Peraltada e da una curva simmetrica ma non inclinata, con l’aggiunta di qualche chicane, della parte interna allo stadio e di un paio di tratti al di fuori. L’A1 Grand-Prix, ex campionato monomarca in cui si sfidavano team nazionali, è transitato durante la sua breve vita da Città del Messico del 2007 e 2008. Per quanto riguarda l’endurance, sono passate agli archivi due edizioni della 6 ore del Messico valide per il campionato mondiale WEC, del 2016 e 2017, revival delle gare disputate sulla distanza di 480 km per il campionato mondiale Sportprototipi in tre occasioni a cavallo del 1990. Sfortunata invece l’avventura della Superbike: giunta a Città del Messico per la disputa dell’ultimo appuntamento della stagione 1993, si vide costretta ad annullare l’evento per gravi problemi di sicurezza durante le prove: un’auto attraversò la pista poco prima del passaggio ad altissima velocità di un pilota, fu segnalata la presenza di cani randagi in prossimità di alcune curve e dei palloni provenienti da campi di calcio vicini finivano continuamente sul tracciato.
Incidente di Ayrton Senna alla curva Peraltada GP México 1991 – Copyright: YouTube, Parrilla
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