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Una gara da mito – La doppietta di Otello
Nelle corse esistono i grandi campioni, dominatori di epoche e autori di pagine di storia leggendarie. Poi ci sono le comparse, coloro che non sono fondamentali alla narrazione ma ne compongono un contorno pittoresco ed irrinunciabile. Ma tra gli uni e gli altri esiste un terzo gruppo: quello degli attori non protagonisti. Quelli che non sono riusciti a guadagnarsi le luci della ribalta per mille ed uno motivi ma che in certe giornate si prendono il ruolo centrale. Proprio come accadde in un’estate degli anni Settanta ad una coppia venuta dalla Motor Valley. Lui era un pilota forlivese di nome Otello Buscherini. La sua “lei” era la Moto Malanca 125 nata a Bologna. Un matrimonio emiliano-romagnolo che sarebbe entrato nella storia.
Buscherini con la Malanca si sarebbe laureato campione italiano seniores classe 50 nel 1973 (Mito Malanca – Sconosciuto)
Una giapponese naturalizzata
Dopo la rivoluzione tecnica che aveva messo fuorilegge le moto plurifrazionate dal mondiale 125, le giapponesi Honda, Yamaha e Suzuki ritirarono le loro squadre ufficiali per lasciare spazio ai piccoli costruttori, come nelle intenzioni dei legislatori. In realtà non fu esattamente così. Per chi costruiva piccoli mezzi nella classe 50 il passaggio alla ottavo di litro si rivelava troppo oneroso o complesso, fatta eccezione per Derbi e Morbidelli. I marchi nipponici usciti dalla porta sarebbero così presto rientrati dalla finestra. Oppure non sarebbero mai usciti: la Suzuki infatti avendo a disposizione la sua RT 125 a disco rotante aveva la possibilità di fare correre ancora le proprie moto cedendole ai privati. Due di esse dopo svariati passaggi di proprietà e diverse annate di corse finirono a Bologna per essere rivedute e corrette. Una divenne la Minarelli-Bimm che il riminese Pierpaolo Bianchi avrebbe fatto correre in Italia fino al 1974. L’altra invece sarebbe diventata la Malanca 125 messa a disposizione di Otello Buscherini. Con un progetto piuttosto ambizioso.
La Suzuki RT 125 bicilindrica che sarebbe evoluta in Malanca 125 (SuzukiCycles.org)
Mani esperte
Dopo diverse vittorie ottenute sia in salita grazie alla preparazione dei fratelli Villa, Mario Malanca decise di gestire tutto in proprio, rinforzando adeguatamente lo staff tecnico. Il primo grande acquisto fu infatti quello di un esperto come Giancarlo Librenti, cresciuto in Ducati e capace di imprimere un’importante spinta allo sviluppo delle 50 impegnate sia nell’Italiano che nel Mondiale. Ma il programma 1973 prevedeva per la prima volta anche il salto nella classe 125 con la Suzuki a telaio in alluminio giunta all’ombra del Nettuno dopo diversi passaggi tra Inghilterra ed Olanda e rimarcata Malanca. Una moto non più freschissima ma affidabile e con molto margine di sviluppo nelle mani di un preparatore smaliziato come Librenti. Da affidare ad un pilota altrettanto esperto e scaltro come Otello Buscherini.
La Ducati 500 GP: un mezzo ben conosciuto da Librenti (Pinterest – Sconosciuto)
Forlivese da corsa
Aveva solo 24 anni ma già sette stagioni di corse alle spalle quel piccolo e verace romagnolo che sembrava racchiudere in sé tutte le caratteristiche di chi era nato nella terra de “e’mutor”. Diventato apprendista meccanico poco più che bambino, la moto era diventata presto la sua compagna di giochi in scorribande con gli amici come per tanti altri giovani della zona che si sfidavano a scalare più velocemente possibile il Passo del Muraglione. La differenza tra Otello e gli altri era che lui si dimostrava decisamente più rapido. Così tanto da esordire ben presto in gara sui circuiti cittadini della “Mototemporada”, prendendo confidenza con il podio nelle gare di campionato italiano, sia in cicruito che in salita. Perché uno come Otello correva appena possibile, sempre, dovunque e comunque. La stagione 1973 stava offrendo buoni risultati: in classe 50 Buscherini si sarebbe laureato campione italiano seniores, mentre in 125 con la Malanca “ex Suzuki” solo un grippaggio nell’ultima gara a Misano lo privò del titolo. Nel Mondiale invece la storia sembrava ben diversa.
Buscherini salta in sella alla Malanca 125 (DaiDeGas Forum – Sconosciuto)
Inizi complicati
L’avvio di stagione della Malanca 125 nella rassegna iridata era stata contrassegnata da diversi problemi. All’errore di Otello alla prima gara di Le Castellet (aveva spento la moto con un giro di anticipo pensando che la gara si fosse conclusa perdendo la possibilità di giocarsi il podio) avevano fatto seguito una serie di ritiri e cadute. Unica consolazione: un quarto posto al Salzburgring. Un impatto del genere avrebbe potuto affossare le ambizioni di tanti che avrebbero mollato la presa per prepararsi meglio prima di rinnovare la sfida alle Yamaha OW 15 di Andersson e Mortimer, dominatori della stagione. Ma la resa non era contemplata nei programmi di Buscherini, che con testardaggine tutta romagnola rimase in sella deciso a ribaltare il campionato nelle ultime prove. Avrebbe avuto ragione lui.
Kent Andersson due volte campione del mondo classe 125 in sella alla Yamaha (yamaha-motor.com – Sconosciuto)
Dalle stalle alle stelle
Il 15 luglio era in programma il Gran Premio di Cecoslovacchia, nona prova del mondiale sul terribile tracciato stradale di Brno. Parliamo dei 13,9 chilometri del Masarykův Okruh, una successione di curve e saliscendi alternati a veloci allunghi tra campagne e piccoli villaggi. Un circuito vecchia maniera con lo stesso profumo delle strade di Romagna tanto care ad Otello, che fiutava la grande occasione. Il leader di campionato Kent Andersson era presente ma ancora convalescente dopo una frattura rimediata ad Assen, mentre lo sfidante olandese Jos Schugers aveva messo a referto solo l’undicesimo tempo in griglia. La gara apparve subito un affare da sbrigarsi tra Nieto, Mortimer ed un redivivo Buscherini. Ci si mise di mezzo un guasto elettrico della Morbidelli a togliere di mezzo il pluri-iridato spagnolo. Mentre Schurgers perdeva tempo in lotta con Lazzarini per il gradino basso del podio, la lotta per la vittoria divenne un duello Italia-Inghilterra tra Otello e Mortimer. Dopo oltre 47’ di gara tutto si risolse in meno di mezzo secondo di distacco con la Malanca 125 “ex Suzuki” che tagliò prima il traguardo davanti alla Yamaha. Otello aveva vinto il suo primo Gran Premio mondiale portando alla ribalta un nuovo costruttore. Ma non poteva essere finita lì.
Un raro filmato del Gran Premio di Finlandia 1972 a Imatra
Bis scandinavo
Passarono solo quattordici giorni per ritrovare in Finlandia i protagonisti del motomondiale. Imatra era una cittadina di 25000 abitanti a pochi chilometri dal confine con l’allora Unione Sovietica dove si snodava uno dei circuiti stradali più spaventosi della storia del motomondiale. Si trattava in pratica di un grande quadrilatero disegnato intorno al lago Vuoksi tra infiniti rettilinei dall’asfalto ondulato lungo cui si innalzavano file di alberi e pali della rete elettrica. Di tanto in tanto sulle linee rette si incistava una curva abbastanza anonima e quasi sempre ad angolo retto. Caratteristica unica era il passaggio a livello posto subito dopo la prima piega, dove tutti i fotografi si appostavano per immortalare le moto che saltavano sui binari. Quel 29 luglio 1973 erano ancora le Yamaha le favorite, ma la caviglia di Kent Andersson ancora non ne voleva sapere di mettersi a funzionare a dovere, imitata dal motore dello svedese che da Assen in poi aveva denunciato un sensibile calo di potenza. A non denunciare mancanza di cavalli fu invece la Malanca 125 che, domata da un Otello Buscherini in giornata di grazia, fece subito il vuoto dalla partenza. Ci provò inizialmente Schurgers a resistergli, ma presto l’olandese scivolò quarto lasciando il podio ai due svedesi Andersson e Jansson, staccati alla fine rispettivamente di ben 27 e 57 secondi. Otello e la Malanca avevano vissuto la loro estate infuocata. Ci sarebbero stati altri giorni felici ed una vittoria sfuggita alle verifiche tecniche in Yugoslavia l’anno dopo, ma questa è un’altra storia. La corsa di Buscherini e della piccola casa bolognese si chiuse tre anni dopo in una tragica giornata al Mugello, quando Otello non si rialzò più da una caduta alla curva dell’Arrabbiata. Ma quei due trionfi estivi rimarranno per sempre come luminose meteore nel firmamento del Mondiale.
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