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“Casa Costa”, la storia della famiglia in mostra alla Rocca di Dozza fino al 4 giugno

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Iniziano oggi gli ultimi tre giorni di “Casa Costa – Storia di eroi tra cielo e pista”, mostra inserita nel contesto del Museo della Rocca di Dozza, concepita per raccontare un pezzo fondamentale della Motor Valley. Già, perché, questo è il pensiero di chi scrive, se non ci fosse stata la famiglia Costa, dal capostipite Francesco Maria, detto Checco, proseguendo con i suoi figli Claudio e Carlo, probabilmente l’Autodromo di Imola non avrebbe avuto la storia che ha avuto. Inoltre, chissà dopo quanti anni qualcuno sarebbe arrivato alla stessa conclusione del dottorcosta, ovvero che i piloti si salvano in pista e non negli ospedali civili. E, infine, non potremo mai sapere se, senza l’avv. Carlo Costa, un essere umano avrebbe mai capito che il cronista in pista non deve solo raccontare asetticamente gli avvenimenti, ma deve anche guidare le emozioni del pubblico presente.

Non sapremo mai cosa sarebbe successo senza i Costa, ma per fortuna sappiamo cos’è accaduto con loro: il mondiale motocross sul Circuito del Castellaccio, l’edificazione dell’Autodromo di Imola, il GP delle Nazioni del 1969, seguito da altre sei edizioni fino al 1988, la 200 Miglia di Imola, un metodo di speakeraggio innovativo per l’epoca e ancora al passo con i tempi, la Clinica Mobile.

Qualsiasi appassionato di motorsport e motociclismo sa dare un peso enorme all’elenco scritto sopra e la mostra concepita dal giornalista Mattia Grandi per il Comune di Dozza è qui per ricordarlo a chi c’era e tramandarlo a chi è nato dopo. Lo fa attraverso 140 fotografie, in parte inedite, cimeli e memorabilia, tra i quali tute e caschi dei piloti, ciò che il nostro territorio deve a Checco Costa e alla sua famiglia: una riconoscenza enorme, per aver scritto pagine di storia sulle quali oggi poggiano i successi odierni. È presente anche la statua di cera di Checco, posta dietro la scrivania originale dell’epoca, proveniente dal Moto Club Santerno, da lui presieduto per molti anni.

Si parte dagli albori dell’autodromo, non dimenticando il motocross nel Circuito del Castellaccio e la prima gara sul nuovo circuito, il 25 aprile 1953, che comprese una prova del campionato italiano 500cc. Da lì la 200 Miglia di Imola, ben rappresentata dalle foto dell’epoca, dall’oggettistica e da alcune moto da corsa, tra cui la MV Agusta 750 di Giacomo Agostini e le Suzuki di Barry Sheene e Marco Lucchinelli. La vita dei Costa è stata scandita anche dall’attività del dottorcosta, che via via ha creato un nuovo metodo di soccorso nelle piste di tutto il mondo arrivando alla Clinica Mobile, fissando gli attuali standard medici nel motorsport. La mostra raccoglie quindi oggetti e testimonianze di tanti dei piloti con i quali Claudio Marcello Costa ha forgiato negli anni un rapporto unico. Tra questi Mick Doohan, Franco Uncini, Virginio Ferrari, Loris Capirossi e Marco Simoncelli, solo per citarne alcuni. È stata anche allestita un’emozionante saletta dedicata a due amici della famiglia Costa che hanno un posto speciale nel cuore degli appassionati, vale a dire Ayrton Senna e Alessandro Zanardi. In quest’area è presente il trofeo vinto a Long Beach dal pilota di Castel Maggiore quando correva in Formula Cart e il casco indossato durante il drammatico incidente occorsogli al Lausitzring nel 2001. Trovano posto anche cimeli e ricordi di Carlo Costa, come le sue fotografie all’opera al microfono, in pista o alle presentazioni degli eventi fuori dal tracciato, così come il suo tesserino da giornalista o le sue licenze da Direttore di Gara internazionale.

L’iniziativa ricorda anche la grande amicizia che c’era tra i Costa ed Enzo Ferrari, altro fautore, purtroppo a volte dimenticato da chi si affida ai suoi ricordi più degli archivi storici, della grandezza e della storia dell’Autodromo di Imola. Nel 2020, c’era chi sui social a gran voce chiedeva la cancellazione dei nomi di Enzo e Dino Ferrari dall’intitolazione dell’impianto solo perché l’azienda Ferrari non sosteneva il circuito sul Santerno nella sua corsa per ottenere un posto nel calendario di Formula 1, stravolto dalla pandemia. Quanto presente alla Rocca di Dozza rinfresca anche la loro memoria.

L’idea è nata perché in me è molto forte l’esigenza di tenere vivo il patrimonio assoluto che è la storia della famiglia Costa, rinverdendone il ricordo anche per trasmetterlo alle nuove generazioni”, le parole di Mattia Grandi, giornalista e ideatore dell’iniziativa“E’ la storia del nostro territorio ed è una storia di eccellenza, da quelle gare di Checco che hanno gettato il seme per ciò che sono ora i format motoristici al dottorcosta che è stato un pioniere assoluto in campo medico, così come Carlo che in ambito di speakeraggio e giornalistico è stato il predecessore dei narratori di oggi, come Vanzini o Meda, che celebriamo come grandi telecronisti. Lui lo faceva cinquant’anni prima. Il secondo motivo”, continua Grandi, “è legato al fatto che credo fermamente che l’arrivo di un evento come la Formula 1 a Imola, massimo palcoscenico automobilismo mondiale, debba essere vissuto dal territorio limitrofo in maniera altrettanto concreta. I turisti che arrivano nell’area devono avere ogni giorno un evento, in modo da disegnare una sorta di mappa di avvicinamento alla gara, apice della settimana. L’obiettivo è quello di far stare impegnati il più possibile gli appassionati che si mettono in viaggio per raggiungere l’Autodromo. L’esempio che ho in mente è ciò che accade per il Festival di Sanremo, dove ovunque ti giri c’è qualcosa a tema. Questo è il mio sogno, che i Comuni vicini vivano in maniera attiva un evento di portata mondiale come il Gran Premio di Formula 1, con un percorso partecipato. Così,” conclude Mattia, “si porterebbe un valore innegabile dal punto di vista della ricettività del territorio, scoprendo anche alcuni gioielli che sono i paesi del Circondario Imolese”.

Gran parte del materiale esposto appartiene al collezionista e appassionato, nonché storico curatore della 200 Miglia Revival Claudio Ghini“Mattia Grandi ha avuto un’intuizione che rende giustizia al suo cognome. Dopo aver parlato della sua idea con il sindaco di Dozza Luca Albertazzi, ha deciso di contattarmi per creare questa “Casa Costa”. Insieme anche a Simonetta Mingazzini, Presidente della Fondazione Dozza città d’Arte, hanno tutti insieme voluto tributare questo grande omaggio alla Famiglia Costa. A loro è stato conferito anche il DozzAmbassador, premio speciale dell’amministrazione comunale. Ho cercato di far emergere il meglio del mio archivio”, prosegue Ghini, “che conta un milione di negativi e migliaia di fotografie digitali. Ho voluto mostrare quanto il motociclismo abbia regalato a Imola, all’Italia e anche al mondo, elemento di frequente dimenticato negli ultimi anni. Le immagini delle tribune gremite parlano da sole, quel motociclismo ha attraversato cinque generazioni, sempre percorrendo un binario importante, quello della famiglia Costa, nel solco tracciato da Checco Costa. Non mi stancherò mai di ringraziare quell’uomo e la sua famiglia, che hanno cambiato il mondo delle corse. Claudio Costa ha insegnato al mondo del soccorso che non si salvava il pilota in ospedale, ma in pista, portando sul tracciato i rianimatori. La voce di Carlo Costa, poi, dava una scarica di adrenalina ed emotività profonda che esaltava il pubblico. Inimitabile”.

Come “Casa Costa – Storia di eroi tra cielo e pista”, alla Rocca di Dozza fino al 4 giugno, per costruire il futuro partendo dalla conoscenza e dalla profonda comprensione e rispetto del passato.

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