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Chiacchiere da Bar…bieri – Arabia Sudata
Il primo Gran Premio dell’Arabia Saudita è passato alla storia come una gara particolarmente movimentata: due interruzioni, tre partenze da fermo, diversi giri sotto Safety Car, incidenti, scontri, giochi psicologici, urla, cuffie lanciate… Una faticaccia. Chi era sul divano aveva i battiti a duecento e non oso immaginare i protagonisti.
Gli episodi che hanno fatto discutere sono stati diversi, cominciando dalla prima bandiera rossa dopo il botto di Mick Schumacher, passando per il sorpasso alla prima ripartenza di Verstappen su Hamilton e conseguente “trattativa” tra Direzione Gara, Red Bull e Mercedes durante la nuova interruzione, finendo con il crash al successivo restart e il tamponamento, qualche giro dopo, del sette volte campione inglese sull’olandese.
La reazione di Toto Wolff al tamponamento di Hamilton ai danni di Verstappen (copyright: F1)
I due contendenti all’iride sono scesi esausti dalle loro vetture, ma abbiamo avuto modo di vedere che anche per Michael Masi e tutta la Race Direction non sia stata questa passeggiata di salute. La gara di Jeddah è stata un’autentica sudata per tutti, complice anche il layout della pista, emozionante ma non esente da aspetti pericolosi.
Questo ventunesimo appuntamento mondiale sta facendo parlare molto di sè e voglio porre l’accento sulle critiche a caldo riservate da commentatori, osservatori e spettatori al Direttore di Gara Masi. Sarò impopolare, ma mi sento in dovere di spezzare una lancia nei suoi confronti. In tanti l’hanno apostrofato come “inadeguato” e autore di scelte errate. Personalmente su alcune cose sono perplesso anche io, ma… non eravamo nella sua prospettiva. E con questo non dico la classica frase “bravi tutti dal divano”, bensì pongo l’attenzione su un aspetto diverso: chiunque a parte i membri della Direzione Gara non avevano gli stessi loro strumenti per fare certe valutazioni.
Partiamo dalla prima, discussa, bandiera rossa. La curva 23, teatro dell’incidente, si è rivelata lungo tutto il fine settimana come una delle più pericolose, data l’alta velocità con la quale veniva affrontata e considerando il poco spazio di fuga presente. Ora, se le dinamiche dei servizi di pista sono le stesse che ho imparato a conoscere in anni di servizio in pista, sono abbastanza certo che, durante la Safety Car e il recupero della Haas numero 47 sia stato chiesto al commissario capoposto della postazione in oggetto lo stato delle barriere. Considerando il punto del tracciato in questione, è priorità della Direzione assicurarsi che le protezioni siano funzionanti al 100%, senza dubbio alcuno. L’elemento mancante per noi spettatori è quindi quella comunicazione radio tra Race Direction e commissari di percorso. Senza quella, è impossibile dire se l’interruzione aveva senso o no.
Mick Schumacher a muro: qual erano le reali condizioni delle barriere? (copyright: F1)
Passiamo al secondo punto, “la trattativa”. Poche ore fa lo stesso Masi ha assicurato che di queste conversazioni ce ne sono state molte in passato. Qual è quindi la differenza percepita dagli spettatori, in questo caso? L’innovazione, datata 2021, dell’ascolto delle comunicazioni tra i team e il direttore australiano. Possiamo essere sicuri che questa sia stata la prima volta in assoluto? E’ stata la prima volta che abbiamo ascoltato una conversazione di questo tipo, ma di certo non possiamo avere la prova che fosse una situazione inedita.
Sempre in quel frangente c’è stata un’altra situazione nuova, sfuggita ai più. Questa sì, mai accaduta prima, almeno a mia memoria. Per la seconda ripartenza, infatti si stava tenendo in considerazione la classifica dopo curva 3, senza che il giro fosse stato terminato. Solitamente però, si valutano le variazioni di posizione all’ultimo giro completato. Noto quindi una novità rispetto al passato che, francamente, mi lascia perplesso.
La prima ripartenza con la manovra incriminata di Verstappen su Hamilton (Source: YouTube – HendrickChase9; copyright: F1)
Anche negli altri episodi bisogna valutare tutti gli strumenti a disposizione di Michael Masi e che non sono fruibili al pubblico: i team radio, l’analisi dei tempi nei micro-settori, le comunicazioni con i commissari di percorso, tutti gli on-board camera integrali. È inutile, chi siede in cabina di regia ha tutti gli strumenti a disposizione per valutare al meglio gli episodi. Non è come il calcio che il VAR e il pubblico da casa hanno le stesse inquadrature per giudicare un fallo. E bisogna tenere conto anche che più componenti e variabili sono presenti, più la valutazione diventa articolata e meno comprensibile a chi non ha a disposizione gli stessi elementi.
Rimane anche un ultimo punto da approfondire: l’esperienza. In pochi al mondo hanno la stessa esperienza sul campo e la stessa competenza di Michael Masi. Nell’era dei tuttologi da social, bisogna farsi un bagno d’umiltà: non siamo Direttori di Gara, non siamo nei panni di quel professionista, non abbiamo la sua storia professionale e la sua formazione. Lui suda sette e più camicie, noi siamo sdraiati sul divano a ingozzarci di patatine e a ruttare Coca-Cola. Sono prospettive diverse. Lasciamo lavorare chi sa, limitiamoci a godere di questo meraviglioso spettacolo che piloti e team ci stanno regalando.
Charlie Whiting insieme a Michael Masi: in tanti rimpiangono l’inglese scomparso nel 2019 (Source: f1ingenerale.com; copyright to the owners)
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