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Christmas Tale – Nuotare è come volare

Nuotare è come volare – Una racconto natalizio della rubrica “Christmas Tale”

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I gesti del nuoto sono i più simili al volo.

Il mare dà alle braccia quello che l’aria offre alle ali; 

il nuotatore galleggia sugli abissi del mondo.

 

Erri De Luca

 

Nuotare è un po’ come volare. Essere sportivi è un po’ come vivere in un mondo di pace. 

Dicono che ormai sono troppo grande. Dicono che ormai mi sono successe talmente tante cose brutte che non dovrei illudermi. Dicono che te non puoi esaudire i sogni di tutti. Dicono che ci sono delle cose irrealizzabili.

Eppure, col naso appiccicato sulla finestra l’altra sera, io ti ho visto. Sei schizzato come un lampo con in testa il tuo cappello rosso fermato da due grossi paraorecchie di lana, le renne e una slitta piena zeppa di regali. Non hai fatto in tempo a voltarti e vedermi, ma io ti ho aspettato. Natale era vicino e saresti dovuto ripassare da qui, dalla Grecia. Qui non siamo in Siria, qui non c’è la guerra, qui non ci sono bombe che scoppiano e ti fanno perdere una gamba.

Per dieci giorni sono stato immobile a quella stessa finestra. Da quando la prima stella appariva timida nel cielo di un azzurro sbiadito, a quando il sole ancora sotto l’orizzonte iniziava a spazzare via ogni astro con la forza dei suoi raggi. Non sei più passato, o se l’hai fatto andavi talmente di corsa che non sono nemmeno riuscito a rubare con gli occhi il tuo passaggio. Eppure non ho mai smesso di sognare, di sperare, di credere.

È la sera della vigilia. Tutti stanno scartando i regali. Io sono come sempre col naso puntato alla finestra, fredda e calda allo stesso tempo, in alternanza al mio respiro. Stringo nella tasca forte l’unico regalo che ho chiesto e ricevuto: uno specchietto. La luna in cielo è splendente, possente, luminosa. Dal montante bianco e rettangolare ti vedo, tiro fuori velocemente il mio specchietto, rifletto la luna e attiro la tua attenzione. Per poco non ti faccio cappottare con tutte le renne, lo so. Ma ora mi hai visto. Ora sei di fronte a me.

«Io vorrei solo tornare a nuotare»

«E perché non puoi?»

«Non lo vedi che sono senza una gamba?»

«Lo vedo. Ma lo stesso, perché non puoi? Vieni con me, ti insegnerò che tutto è possibile»

Sono tra le stelle. Volo, o meglio nuoto in questo cielo notturno. Muovo le braccia e anche la gamba. Sono leggero, soave, delicato. Non sento mancanze. Non mi sento amputato, menomato, mutilato. Mi sento come un uccello e un pesce allo stesso tempo.

Te mi sei accanto e mi sorridi. Mi incoraggi perché ora nulla è impossibile.

Adesso sono qui con la torcia Olimpica in mano, attraverso il campo profughi greco dove migliaia di persone come me sono scappate al terrore della guerra. E tra poco sarò su quel blocco di partenza, con la mia gamba, la mia unica gamba rimasta.

Chiuderò gli occhi, immaginerò di essere tra le stelle, sognerò di volare, mi sentirò leggero ed elegante.

Perché ora so che i sogni si avverano, grazie a te Babbo Natale.

Ho raccontato di Ibrahim Al-Hussein, nuotatore paralimpico che alla manifestazione di Rio ha partecipato con la squadra dei Rifugiati. Nato in Siria nel settembre del 1988, durante la guerra siriana ha perso una gamba prima di partire a bordo di un gommone alla volta della Grecia. Ha partecipato nei 50 e nei 100 metri stile libero, ma è diventato talmente il simbolo di una popolazione in costante fuga da guerre e terrore che è stato uno dei tedofori. Con lui la Torcia Olimpica ha attraversato il campo dei rifugiati di Eleonas ad Atene.

Il nostro augurio per i prossimi Natale è che tutti gli Ibrahim del mondo possano gareggiare sotto la loro bandiera, nella speranza che quello tutti i conflitti cessino e si torni a parlare più spesso di sport e fratellanza, che di guerre e crisi umanitarie.

 

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CLAUDIA MORETTA

“Moretta di nome e di fatto” è la frase che mi perseguita da quando sono  bambina. Nomen omen. Mi sono immaginata con un cesto di more in testa, come una moderna e più gustosa Medusa. La mia fantasia un po’ onìrica, oggi, si è riversata nello sport. I campioni diventano eroi, le loro vittorie o sconfitte gesti epici. Perché lo sport è una favola a occhi aperti.

Potete seguire le mie favole su https://sefosseunafavola.blogspot.it/ e rimanere sempre aggiornati con un semplice click alla pagina facebook “Se Fosse una Favola”.

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