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Il Personaggio Della Settimana – Cliff Allison

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Il Mastino Inglese

Carattere, grinta da vendere, determinazione e coraggio. Segni caratteristici dei piloti degli anni ’50, i primi che hanno scritto la storia della Formula 1. Personaggi lontani che riecheggiano nel tempo seguendo la grandezza che si sono costruiti in quelle prime e polverose partenze di quello che oggi è il circus più grande delle competizioni a quattro ruote. Le prime decadi della Formula 1 ci hanno regalato storie incredibili, storie di campioni pluripremiati, storie tragiche, storie da tramandare e storie di resilienza alle quali è giusto dare l’importanza che meritano. Una di queste senza dubbio è quella del “Mastino” inglese Clifford (Cliff per tutti) Allison, pilota veloce e di temperamento combattivo che ha conquistato due delle figure più importanti della storia dei motori. In ordine Colin Chapman prima ed Enzo Ferrari poi.

Stupore

Con il connazionale instaurò un legame che andava oltre la pista. I due parlavano la stessa lingua, quella che accomuna chi vede oltre la semplicità della realtà, quella che contraddistingue i fuoriclasse dalle persone normali. Allison si fece notare nelle categorie minori quando nel 1952 comprò una Cooper-Norton Formula 3 e prese parte alle sue prime gare. Il britannico ci impiegò pochi anni per dimostrare la sua velocità e le sue abilità. Lo scenario fu quello dell’Index of Performance di Le Mans nel 1957 dove stupì proprio Chapman a bordo di una Eleven. Le prestazioni mostrate gli valsero la completa attenzione dell’ingegnere inglese che decise di ingaggiarlo nel momento in cui puntò sulla Formula 1 con la sua scuderia, una certa Lotus che nel 1958 segnerà il suo debutto assoluto nella classe regina dando il via ad una storia incredibile e colma di successi. Allison e Graham Hill furono la prima coppia che Chapman schierò nel Mondiale di F1. Cliff faticò le prime due gare di quella stagione ma a Spa iniziò a mostrare segnali positivi. Lungo il tracciato belga riuscì a chiudere quarto non lontanissimo dal primo, Tony Brooks su Vanwall. In realtà se la gara fosse durata un giro di più avrebbe vinto lui, considerato che tutti gli altri che lo avevano preceduto non riuscirono a rientrare ai box per problemi meccanici.

Tra Cadute e Vittorie

All’orizzonte l’occasione di una vita. Enzo Ferrari ne rimase colpito per la determinazione e la forza con cui dimostrò a tutti le proprie abilità. Il Drake lo ingaggiò per il 1959 a seguito della ristrutturazione della sua squadra, martoriata negli ultimi 3-4 anni da incidenti tragici che portarono via ad uno ad uno tutti i piloti della Ferrari Primavera. Il consiglio arrivò da una vecchia conoscenza: Mike Hawthorn, che dopo aver deciso di ritirarsi consiglia Allison al patron del Cavallino. La sua carriera con la Rossa fu una parabola ascendente. Si ambientò subito nella realtà Ferrari, tanto che riesce a portare a casa la vittoria nella 1000 km di Buenos Aires con una Testarossa insieme al suo connazionale e compagno di squadra Phil Hill nel 1960. I risultati arrivarono anche in Formula 1 con la conquista del primo podio solo pochi mesi dopo sempre in Argentina, terra probabilmente amica, distante solo 26 secondi dal vincitore McLaren con la Cooper. Purtroppo forse nel momento migliore del pilota inglese un incidente lo fermò per tutta la stagione. Il labirinto di Monaco lo aveva imprigionato. Dall’incidente ne uscì vivo ma malconcio con alcune costole e un braccio rotto oltre l’interessamento di tre vertebre.

Un’Ultima Occasione

Nonostante il dolore e le difficoltà Cliff non si arrese e verso la fine dell’anno cominciò a scrivere lettere su lettere a Ferrari per convincerlo che era pronto a tornare in macchina. Il Drake però aveva già iniziato a guardarsi attorno per non rimanere senza alternative e quando Allison rientrò per lui era rimasto solo un posto da collaudatore o nel Mondiale Sportprototipi. Il pilota britannico però voleva dimostrare di poter competere ancora con i migliori in Formula 1 per questo decise di lasciare la Motor Valley e trovò posto nel Team BRP che schierava una Lotus 18. Il suo campionato e la sua carriera però finirono anche lì dove due anni prima avrebbe potuto cogliere il sogno della sua prima vittoria terminato con la bandiera a scacchi. A Spa il team aveva una sola macchina da far correre e quindi il più veloce del weekend tra Cliff e il suo compagno avrebbe gareggiato poi in gara. La foga e la determinazione di Allison vennero fuori ma furono anche la causa principale del suo ultimo incidente, dal quale rispetto a tanti altri colleghi però ne uscì vivo. Blanchimont fu la curva incriminata. Troppo veloce in una tratto altrettanto rapido che lo portò fuori pista con la Lotus che cappottò più volte e le sue gambe che risentirono dell’impatto. La sua carriera finì lì ma il dolore seguì nei due anni successivi tra riabilitazione e recupero nel cercare di ristabilirsi. Quel giorno nelle Ardenne mise fine alle speranze di Allison di diventare un Campione del Mondo, titolo che poteva avere tranquillamente a portata di mano, ma il suo temperamento e il suo spirito sono stati tramandati fino ad oggi nei libri, perché la sua storia merita di essere conosciuta e raccontata.

 

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