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F1 Academy, diamogli tempo e continuità
Il weekend della 6 ore di Monza ci ha regalato spettacolo ed emozioni, non solo nella gara regina del WEC ma anche nelle categorie di contorno. I campionati minori che hanno arricchito il programma della tappa italiana ci hanno regalato storie da conoscere e realtà tutte da scoprire. Questo è il caso della F1 Academy, nuova serie, nata dalle intenzioni di Formula 1, per dare più visibilità al movimento femminile e provare a far crescere una realtà ancora molto acerba.
Una tappa da cardiopalma in Italia
A Monza è andato in scena il quinto round del campionato e le ragazze si sono date battaglia in pista regalando un bello spettacolo al pubblico presente sulle gradinate. Le poche persone che hanno scelto di arrivare presto in circuito per godersi tutto il programma delle giornate di sabato e domenica sono state spettatrici di gare avvincenti e molto combattute soprattutto per le posizioni del podio e la vittoria. La protagonista è Marta García, pilota spagnola che corre per Prema Racing. Leader del campionato con 36 punti sulla prima inseguitrice Hamda Al Qubaisi, di MP Motorsport, estendendo la leadership proprio nel fine settimana italiano. La categoria in realtà è molto equilibrata con vincitrici diversi quasi ogni round, se non anche in ognuna delle tre gare che si svolgono in una singola tappa.
Questo è di fatto quanto successo a Monza con García vittoriosa per soli 0.009 millesimi in Gara 1, dopo lo spaventoso incidente al via di Chloe Grant, Léna Bühler si è aggiudicata Gara 2 e Bianca Bustamante si è presa Gara 3 con uno spettacolare sorpasso all’esterno di Curva Grande. Fino a qui la stagione è stata molto equilibrata nonostante la spagnola sembri avere qualcosa di più delle altre sulla costanza. Mancano solo due round alla fine, tra Le Castellet e Austin, e il vantaggio non garantisce ancora la sicurezza necessaria per rilassarsi. Il titolo è ancora in ballo tra le prime tre posizioni della classifica, che oltre a Marta e Hamda conta anche Léna. Insomma quelle che ad oggi si sono mostrate più solide, saranno le candidate per contendersi la vittoria finale e il primo titolo della competizione, vedremo a ottobre chi ne uscirà regina. Sicuramente García ha dalla sua il vantaggio accumulato, che le consente di avere il primo match point già in Francia, però considerato l’andamento della stagione tutto può ancora succedere.
Una realtà ben diversa dalle aspettative
L’unico dispiacere che ho provato durante questo fine settimana a Monza è il poco interesse che sembra esserci attorno alla F1 Academy. È anche vero che è un prodotto appena nato e che avrà bisogno di tempo e visibilità, però la sensazione è stata quella che fosse solo una gara superflua, che se anche non ci fosse stata sarebbe stato uguale. Differentemente dalle altre Formule minori dove intono alle tende e alle vetture ci sono ragazzini e appassionati che guardano e studiano, nel piccolo paddock dedicato alle ragazze non c’era un’anima. Nessuno che si avvicinasse alle tende anche solo per curiosità. Era pur sempre un evento di contorno ad un altro di portata mondiale, però forse mi sarei aspettata qualcosa di più per un prodotto, che porta il nome del circus più interessante, per investitori e non, nel motorsport. Forse ha solo bisogno di più visibilità; anche Iron Dames inizialmente ha faticato a trovare spazio e riconoscimenti, ma in pochissimi anni hanno raggiunto, come realtà femminile, un qualcosa ad oggi ineguagliato. Per questo la realtà di Deborah Mayer rimane il punto di riferimento per il motorsport rosa e l’esempio da seguire.
Chi si nasconde dietro alle visiere?
Le storie non mancherebbero nemmeno. Ci sono ragazze che alle loro spalle di cose da raccontare ne avrebbero moltissime, ma le notizie che si trovano in giro sono molto poche. Per esempio Bianca Bustamante, che con la vittoria di Monza è salita a due stagionali dopo quella in gara 2 a Valencia, è una giovanissima pilota di 18 anni proveniente dalle Filippine. Un paese che non è legatissimo al motorsport, eppure lei ci sta provando con tutta sé stessa. Il suo idolo? Non lo direste mai, ma è Niki Lauda. Per lei un mito e un pilota esemplare. Il padre ha fatto tre lavori in contemporanea per permettere alla figlia di vivere la sua passione e lei porta con sé tutti i sacrifici fatti dalla famiglia, semplicemente con la voglia di regalarle un sogno. Come lei anche tutte le altre 14 protagoniste in pista avranno storie interessanti e tutte da scoprire.
Necessità di tempo, continuità e spazi giusti
L’idea dietro al progetto c’è ed è valida. Lo spettacolo in pista non manca, a differenza magari di altre categorie (di cui molti si lamentano, sbagliando a mio avviso) e l’impostazione di comunicazione sembra essere quella giusta. Allora cosa manca alla F1 Academy per esplodere? Io che ne ero scettica all’inizio potrei iniziare a ricredermi. Penso che l’unico fattore mancante, ma questo in generale nel motorsport al femminile, possa essere la continuità. Nel senso che Iron Dames si è creata un indotto funzionante dai kart fino alle massime competizioni a ruote coperte, passando anche per le ruote scoperte. Dando così un seguito alle ragazze che crescono e alle carriere dei talenti che sbocciano. Nelle altre realtà manca questo. Ferrari ha iniziato ora con le ragazze della Driver Academy e Lilou Wadoux nelle Competizioni GT. Ma poi? intorno quasi il deserto, se non pochissimi progetti. L’ultimo nato è quello di Formula 1, che ha fallito con la W Series, e proverà a dare un seguito all’investimento. Sperando che le ragazze non rimangano insabbiate nell’ennesime sabbie mobili.
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