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F1 – Gp Usa: che prova di forza per Verstappen! La Ferrari conferma i progressi
Se l’anno scorso si fosse corso ad Austin Sainz e Leclerc sarebbero stati con ogni probabilità doppiati senza tanti complimenti, a vederli dal vivo non ci sarebbe stato nessuno ed Hamilton sarebbe arrivato qui da campione del campionato.
Ma il 2020 sembra essere un lontano ricordo ormai, si contano 400.000 ingressi in tre giorni alle tribune del circuito texano, mai così tante nella storia di questo impianto – che voglia di vita, che voglia di Formula 1 -, Leclerc e Sainz sono li a lottare con Bottas, Perez e le McLaren e il mondiale è ancora apertissimo, anche se la prova di forza di Verstappen è eloquente e lascia ormai pochi dubbi ma abbiamo ancora cinque gare davanti a noi, tutto può succedere.
La gara. Hamilton parte meglio di Verstappen quel tanto che basta per tenere il musetto della propria monoposto in linea con il posteriore della RedBull avversaria rendendo inutili i tentativi dell’olandese di schiacciarlo a muro – c’è da dire che i due si sono rispettati più del solito in questa partenza senza mettere da parte il solito agonismo e aggressività -; la prima curva è a sinistra, Hamilton è all’interno e ha la meglio sull’avversario.
Sainz più dietro balla su delle morbide che con le temperature di oggi fanno tanta fatica rispetto le medie già in prestazione e subisce un primo giro di passione con le McLaren che lo affiancano ad ogni curva, superandolo alla fine entrambe. Nella parte più centrale del gruppo Ocon subisce un contatto, rientra subito per il cambio dell’ala diventando benchmark per gli altri team andando a montare la gomma bianca
Dare e avere: Sainz ci mette pochi giri per riprendere la posizione sull’amico di sempre Lando Norris: le rosse in pista- sia le gomme che le monoposto – sembrano girare meglio in questo momento. Dieci giri e Verstappen rientra per montare le bianche anticipando di molto la propria strategia tracciando una linea che in diversi seguono ad occhi chiusi come McLaren e Ferrari, con i secondi a rispondere al fuoco nemico nel derby di Formula 1 più antico di sempre che comincia a rendersi interessante quanto la corsa al mondiale. Hamilton dice al box che vorrebbe continuare, che si sente bene sulle proprie intermedie, ma comincia a prendere diversi decimi a giro decidendo di rientrare solamente tre giri più tardi. Un errore di valutazione da parte della Mercedes che decide di tenere Bottas in pista ancora più a lungo?
Difesa e attacco. Il mondiale costruttori è ancora in bilico e una strategia conservatrice non sembra essere la miglior scelta, soprattutto per un Bottas che addirittura viene superato anche da uno Tsunoda che diventa poi un cliente difficile da attaccare. E mentre Alonso se la prende con tutta l’Alfa Romeo e la direzione di gara ecco che ad un errore Mercedes ne arriva uno RedBull, con Verstappen che rientra ai box con più di metà gara ancora da percorrere: una scelta che sul momento sembra essere legittima, entrambi i piloti stavano perdendo terreno non solo dalla Mercedes ma anche da Leclerc, ma che sembra comunque un azzardo visti i surriscaldamenti sulle gomme registrati in questo weekend.
In questo momento Hamilton ha la palla in mano e la Mercedes prova a mettere una pezza ad un weekend arrivato nei migliori auspici e vissuto nell’ombra tenendo fuori il britannico più tempo possibile, fintanto che le gomme reggono dignitosamente per conservare degli pneumatici freschi per gli ultimi giri della gara e provare l’affondo per la prima posizione.
L’affondo arriverà, sì ma a giochi ormai fatti. Hamilton fa il suo dovere con diligenza e talento arrivando a due secondi da Verstappen con 6 giri ancora da combattere: una situazione perfetta, non fosse che Verstappen aveva fin li guidato conservativo. L’olandese cambia ritmo cercando anche di rompere il ritrovato entusiasmo avversario riuscendo a non far mai arrivare Hamilton in zona DRS e portandosi a casa punti preziosissimi. Perez chiude quindi il podio, con Leclerc a pochi secondi di distanza. Dietro di loro quindi Ricciardo, Bottas, Sainz – superato nei minuti finali dopo un’estenuante difesa con una macchina danneggiata -, Norris e Tsunoda.
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