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Fausto Coppi. 52 anni dalla morte dell’Airone

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Come ogni anno, oggi a Castellania, paese natale di Fausto Coppi, si è tenuta la messa in suffragio del grande campione che moriva esattamente 52 anni fa.

Coppi morì di malaria e la cosa, che lascia attoniti ancora oggi, è che alcuni medici competenti e di alto spessore, non riuscirono a diagnosticare per tempo la malattia, nonostante ci fossero le premesse.

Coppi aveva già avuto problemi con la malaria in Africa, durante la guerra, dove ne manifestò i primi segnali che vennero curati col chinino.

E fu di nuovo in Africa, in Burkina Faso, che il campione venne nuovamente in contatto con la malaria. Il suo compagno di stanza, la sera che probabilmente decretò il futuro di Coppi era il francese Raphael Geminiani.

Fummo presi d’assalto dai Moustiques i letti non avevano le zanzariere. Fummo martoriati. Appena dopo Natale ci telefonammo. Fausto voleva gli combinassi un incontro con una squadra di corridori francesi per la sua bici, la bici Coppi. Gli dissi che stavo male, che avevo una strana febbre. Mi rispose che anche lui si sentiva addosso l’influenza e che si sarebbe messo a letto“. Questo disse Geminiani, che venne salvato quasi miracolosamente.

Coppi venne visitato dal suo medico, Ettore Allegri, che gli diagnosticò un’influenza asiatica.

Intanto in Francia Geminiani andava in coma, ma il suo destino sarebbe stato differente da quello di Coppi. Gli venne diagnosticata la malaria perniciosa e pesanti cure col chinino lo salvarono.

In Italia non ci si fidò del responso francese, che forse avrebbe potuto aiutare Coppi, infatti a lui venne cambiata diagnosi, ma non in malaria, bensì in broncopolmonite emorragica da virus.

Così gli venne somministrato cortisone, che invece di debellare, aiutò la malaria a fiaccare il campione.

Coppi continuava a peggiorare e furono vani i suggerimenti francesi di indirizzarsi sul chinino, che forse però ormai non lo avrebbe salvato.

Il primo gennaio i medici si decisero a ricoverarlo in ospedale. Fausto Coppi fu ricoverato a Tortona dove finalmente gli esami portarno alla diagnosi corretta: malaria. Ma ormai era troppo tardi, ed alle 8.45 del 2 gennaio 1960 se ne andava uno dei più grandi ciclisti della storia.

A noi però, piace ancora ricordarlo sulle due ruote, in fuga verso una delle tanti vittorie.

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