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Il Personaggio della Settimana – Felipe Massa, cuore da corsa
Terra di passione
Nato a San Paolo, nella terra della passione e dei sogni da inseguire. Un paese e un popolo colorato dall’amore sconfinato per lo sport e una devozione quasi mistica per gli atleti che hanno portato e portano in alto la bandiera carioca nel mondo, considerati veri e propri eroi. La dinastia dei piloti brasiliani recita nomi eterni come quello di Ayrton Senna e Nelson Piquet, che hanno infiammato una nazione intera durante i loro anni in Formula 1. In questa lunga lista ci sono anche piloti che non sono campioni ma sono rimasti nel cuore di ogni appassionato. Uno di questi è senza dubbio Felipe Massa che nel 2008 sul circuito della sua città natale ha fatto sognare milioni di brasiliani e non solo, quando tagliato il traguardo si laureò campione del mondo ma solo per trentotto secondi.
Felipe iniziò a gareggiare con i kart all’età di nove anni per poi passare nel 1998 alla Formula Chevrolet brasiliana vincendola l’anno successivo. Si trasferì poi in Europa per correre nella Formula Renault italiana ed europea vincendo entrambi i campionati. Visti i risultati ottenuti, nel 2001 si aprirono le porte della Formula 1. Ebbe l’opportunità di svolgere alcuni test al Mugello con la Sauber e si mise subito in mostra con ottimi tempi. La scuderia elvetica gli propose di correre come pilota titolare la stagione 2002 con un contratto annuale più l’opzione per altri due. La stagione di debutto non andò come sperato e Felipe ottenne solo un quinto posto come massimo risultato. Così la squadra decise di proporlo a Ferrari come pilota collaudatore vista la relazione tecnica tra i due team per poi riprenderlo come pilota ufficiale la stagione successiva accanto a Giancarlo Fisichella. Migliorò il quinto posto ottenuto due anni prima con un quarto a Spa che ribadì l’anno successivo nel Gran Premio del Canada. La bontà delle sue due ultime stagioni in Sauber gli aprirono le porte del Cavallino e della Motor Valley nel 2006 per gareggiare come compagno di squadra di Michael Schumacher.
Maledetti 38 secondi
Il suo debutto in Ferrari è da applausi con un terzo posto finale nel campionato e due vittorie una in Turchia e una in patria ad Interlagos partito dalla pole, prima di lui c’era riuscito solo Ayrton Senna. Alla fine della stagione con il ritiro del kaiser per Felipe si aprono le porte di una permanenza a Maranello con a fianco Kimi Raikkonen. Stagione 2008, forse la più intensa della carriera del brasiliano. Si giocò il mondiale fino all’ultimo istante contro Lewis Hamilton allora in McLaren. Quell’anno Felipe era in forma e si presentò all’ultima gara in Brasile con ben nove podi di cui cinque vittorie. In terra carioca si prese anche la pole e questo faceva presagire il meglio, con Ferrari che avrebbe ripetuto la vittoria dell’anno precedente con Kimi, sempre sulla pista di Interlagos. La gara fu piena di emozioni, ma soprattutto Massa sapeva cosa doveva fare. Partire bene, prendere la prima posizione e tenersela per tutta la gara sperando che Hamilton non andasse oltre il sesto posto. Così fece. Tagliò il traguardo per primo e l’intero circuito scoppiò in un boato incredibile, sotto la pioggia. Anche al box Ferrari tutti si strinsero in un abbraccio colmo di gioia e lacrime, come quelle del papà di Felipe stretto attorno a tutta la sua famiglia e gli amici accorsi per vederlo trionfare. Ma la felicità durò solo trentotto secondi. Il tempo in cui Hamilton riuscì a superare Glock, che era rimasto in pista con gomme slick sulla superficie bagnata e tagliasse il traguardo in quinta posizione prendendo i punti che gli bastavano per laurearsi campione del mondo con una solo lunghezza di distacco sul ferrarista. L’urlo strozzato in gola e un intero popolo ammutolito. Ma Felipe era orgoglioso di quanto fatto perché di più non poteva fare e con la testa alta e le lacrime agli occhi andò a prendersi l’applauso del suo pubblico sul gradino più alto del podio battendosi il pungo sul petto. Una delle immagini che rimarranno nel cuore di tutti i tifosi.
In Ferrari però Felipe rischiò anche molto. Durante le seconde prove libere del Gran Premio di Ungheria mentre andava a circa 200 km/h fu colpito sul casco vicino all’occhio sinistro da una molla di una sospensione staccatasi dalla Brawn Gp di Barrichello. L’impatto fu violentissimo, Massa svenne e andò ad impattare contro le barriere. Pochi millimetri salvarono lui e il suo occhio e la sua carriera dal finire in quell’esatto momento. La stagione finì lì e il brasiliano tornò in macchina per alcuni test verso la fine dell’anno, ma fino al 2010 non rientrò come pilota ufficiale. Quella fu però la stagione in cui cambiarono le gerarchie in Ferrari.
Con l’arrivo di Fernando Alonso, al posto di Kimi, il ruolo di Massa cambiò diventando quasi il guardaspalle dello spagnolo e un secondo pilota a tutti gli effetti. A inizio stagione non fu molto chiaro questo cambiamento anche perché Felipe se la giocava ad armi apri con Fernando. Ma la storia cambiò ad Hockenheim. “Felipe, Fernando is faster than you” è la frase urlata via radio dal suo ingegnere di pista quando in quel momento stava guidando il Gran Premio di Germania. Il brasiliano da vero uomo squadra fece passare Alonso e si accodò lasciandogli la vittoria fino a quel momento nelle sue mani. Da lì Massa negli anni successivi ha svolto il ruolo di scudiero per il due volte campione del mondo, con un rapporto mai andato oltre la professionalità tra i due, molto diverso da quello instaurato con Michael all’inizio della sua avventura in rosso.
Dal rosso al bianco
La Williams fu la sua scelta nel 2014 quando la Ferrari ingaggiò di nuovo Raikkonen. Vi rimase fino al 2017 ottenendo in totale quattro podi. Aveva deciso di ritirarsi già nel 2016 dopo Abu Dhabi, e nel suo ultimo Gran Premio di casa ad Interlagos dopo essersi ritirato per un incidente sul rettilineo, fu protagonista di una sfilata da pelle d’oca sotto le tribune salutando la sua gente con la bandiera del Brasile sulle spalle come un mantello e gli occhi gonfi di lacrime come quel lontano 2008. Poi a causa del ritiro di Nico Rosberg e il passaggio di Bottas in Mercedes fu richiamato dalla scuderia inglese per gareggiare in quella che sarebbe stata la sua ultima stagione di Formula 1.
Nel 2018 passò all’elettrico in Formula E con il team Venturi ottenendo però solo un podio prima di lasciare definitivamente le corse e sposare un nuovo ruolo: Presidente della federazione Karting FIA.
“È un lavoro intenso, voglio cambiare la mentalità del karting e soprattutto i costi, perché è molto costoso, dobbiamo migliorare la scuola delle corse”.
Felipe rimarrà per sempre nel cuore di tutti i tifosi e gli appassionati per il suo carattere mite e il suo amore sconfinato per le corse. La passione che dimostrava in pista era tipica di chi viene dalla sua terra. Pronto a dare sempre il massimo e anche a fare un passo indietro quando richiesto per affetto verso la squadra. Si è rialzato molte volte e ha dimostrato di essere un pilota da albo d’oro anche se la corona iridata non l’ha mai conquistata. Ma a volte per essere dei campioni non serve certo il titolo.
Ultimo giro di Interlagos 2008 (Copyright: YouTube – mauris58)
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