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Giro d’Italia 2019, la Bologna rosa convince

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Il Giro d’Italia 102 prende il via da Bologna: rossa, dotta, grassa e per due giorni persino rosa. Mauro Vegni, per l’ennesima volta, è stato in grado di organizzare una Grande Partenza davvero grande, merito dell’idea geniale di arrivare in cima al San Luca (alla prima tappa), della bellezza di Bologna e del pubblico più che numeroso. Tifosi da tutto il mondo, piazza gremita e i due chilometri che portano al Santuario una vera e propria bolgia che nulla hanno da invidiare ai grandi stadi del ciclismo. Bologna nel suo fascino ti rapisce e se nel mentre, uno alla volta, sfrecciano i ciclisti non puoi che rimanere estasiato. Piazza Grande era un arcobaleno di colori con i pullman dei team parcheggiati e i ciclisti che si scaldavano. La pedana di partenza dava le spalle alle Torri degli Asinelli che dall’alto scrutavano attentamente le pedalate dei corridori lungo Ugo Bassi. Piazza Maggiore faceva da palcoscenico alla partenza con le transenne affollatissime di persone per veder partire il proprio beniamino. Il Santuario di San Luca, invece, rubava la scena al traguardo e i suoi due chilometri di portico scomparivano tra la folla che riempiva la strada da ambo i lati. Avvolgente, travolgente, da brividi. Alfredo Oriani scriveva che “il ciclismo è il massimo di possibilità poetica concesso al corpo umano” e se fai partire il Giro d’Italia da Bologna, che è poesia, crei quel mix perfetto da grande inizio.

Ma arriviamo alla corsa, dopo appena due tappe abbiamo già diverse verità su questo Giro. La prima si chiama Primoz Roglic che dimostra di stare benissimo e domina gli otto chilometri della crono inaugurale del 102° Giro d’Italia. Prima maglia rosa e subito padrone. La seconda è la spregiudicatezza di Simon Yates. Il britannico sfida il presunto maltempo e tra i big è l’unico a partire nel terzo blocco, sprezzante del pericolo che potrebbe incombere. È più forte del destino, del meteo – visto che alla fine non piove – e di ben 174 atleti, ma nulla può contro Roglic. La sfida tra i due, però, è già iniziata. La terza verità è la conferma dell’ottima condizione di Vincenzo Nibali, già palesata tra Tour of the Alps e Liegi. Lo Squalo sorprende tutti con una cronometro perfetta e chiude subito terzo, probabilmente avrebbe messo la firma per un risultato simile. Firma che avrebbe messo (e falsificato) pure Miguel Angel Lopez, incredibilmente quarto all’arrivo con prova superlativa per lui che solitamente paga dazio a cronometro. Se il colombiano confermerà questi miglioramenti nelle prove contro il tempo anche nella Riccione-San Marino, sarà un cliente scomodo per tutti. Deludono Dumoulin e Landa, il primo presentatosi davvero magrissimo alla partenza della Corsa Rosa, potrebbe aver sacrificato un po’ della sua forza da cronoman per migliorare ancora in salita e nelle tre settimane verrà fuori. Il secondo, invece, non si è nemmeno avvicinato ai primi e il suo Giro comincerà subito con l’handicap, dovrà essere bravo a recuperare. Nota di merito per Giulio Ciccone, capace di far segnare il miglior tempo di scalata, 3” meglio di Roglic. Nonostante il ritardo, accumulato nel tratto in pianura, si poteva pensare che l’abruzzese fosse sorretto da un’ottima condizione e che avrebbe cercato di recuperare il gap nelle tappe di montagna puntando a una buona classifica. Smentirà tutti il giorno seguente.

La seconda tappa parte da una Bologna bagnata e nonostante le diverse incognite sul percorso, sorride a Pascal Ackermann, lasciandoci le ultime verità di queste due frazioni. La prima è che Giulio Ciccone non mira alla classifica, quella è cosa di Bauke Mollema, lui vuole fortemente la maglia azzurra del leader della montagna. Dopo appena due chilometri, nella Bologna-Fucecchio, è in fuga con altri 7 corridori e farà suoi tutti i punti a disposizione per la classifica dei gpm. Carte svelate. La seconda verità è che anche i velocisti vogliono dire la loro a questo Giro e i grandi favoriti sono tutti sugli scudi. Nonostante la tappa fredda, le difficoltà altimetriche e la fuga ben assortita, le squadre dei velocisti hanno sempre tenuto sotto controllo la corsa. Ha trionfato Ackermann con uno sprint poderoso, Viviani secondo, Ewan terzo. È apparso sottotono Gaviria, rimasto sulle gambe negli ultimi metri, ma ha concluso comunque quarto.

I due giorni bolognesi hanno già iniziato delineare la classifica generale. A capire che Roglic fa sul serio, che Yates vuole riscattare il crollo dell’anno scorso, che Nibali con esperienza e gambe vuole vincere, che Dumoulin uscirà alla lunga, che Superman Lopez vola, che i velocisti sono agguerriti, che Ackermann è ormai uno sprinter di primissimo livello e che Bologna è bellissima.

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