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Una gara da mito – GP d’Australia 1991, la (seconda) gara più corta della F1

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Prima del Gran Premio del Belgio 2021 ci fu un’altra gara estremamente breve nella storia della Formula 1. Era il 3 novembre 1991 e in Australia si correva l’ultimo atto del campionato. Il titolo era già stato assegnato, con la vittoria di Ayrton Senna su McLaren-Honda ai danni di Nigel Mansell su Williams-Renault nel precedente appuntamento di Suzuka. Non si conosceva però il nome del vincitore dell’alloro dedicato ai costruttori: McLaren aveva 132 punti, undici in più della dote nelle tasche della Williams. Con un massimo di sedici punti conquistabili, ovvero il valore di una doppietta, i giochi erano aperti.

 

Il layout del tracciato di Adelaide (source: upload.wikimedia.org)

 

Il colpo di scena Ferrari a vetture ancora ferme

All’epoca si correva ad Adelaide ed era il settimo GP valevole per il Campionato del Mondo della massima formula corso nella terra dei canguri. Già prima del weekend di gara ci furono alcuni avvenimenti di grande rilievo mediatico, come il mancato rinnovo da parte della Benetton del contratto con Nelson Piquet, che rimase così fuori dalla F1, e il licenziamento in tronco di Alain Prost ad opera della Ferrari, reo di aver definito la 643 F1, nel corso di un’intervista ai giornalisti francesi, “un camion” dopo il GP giapponese.

In una dichiarazione datata 2014 Prost spiegò quella situazione, dicendo che aveva semplicemente usato quella similitudine per spiegare il dolore alle braccia al termine della corsa, resa difficile da un danneggiamento allo sterzo causato da un contatto nei primi giri. Secondo il francese fu una questione politica, dal momento che stava trattando per il 1992 un contratto con la scuderia di Maranello come pilota e direttore sportivo, cosa che avrebbe scatenato diverse invidie negli stabilimenti delle rosse.

Indipendentemente dalle motivazioni, un fatto era certo: a sostituire l’allora tre volte campione fu il terzo pilota Gianni Morbidelli, durante quell’anno impegnato durante la stagione anche tra le fila del Minardi Team. Al secondo anno di Formula 1 il giovane pesarese era stato scelto per guidare in gara quella vettura così prestigiosa, un’occasione spesso irripetibile, da cogliere al volo sfruttandola al meglio. Al suo posto, nella scuderia faentina, arrivò Roberto Moreno, coinvolto nel valzer di piloti made in Motor Valley.

 

Gianni Morbidelli a bordo della Ferrari 643 F1 (source: Twitter – @Adelaide_GP, copyright to the owners)

 

Novembre pazzerello, guarda il sole piglia l’ombrello

Il fine settimana passò alla storia per essere stato bagnato, molto bagnato. Ma la pioggia fece la sua comparsa solo alla domenica. Le qualifiche si svolsero propiziate da un bel sole primaverile e Senna fece segnare la pole position, seguito dal compagno di squadra Berger, da Mansell e da Riccardo Patrese. Le Ferrari occupavano la quarta fila, con Alesi settimo e Morbidelli ottavo, attardato di sei decimi rispetto al francese, a due secondi da Senna. Buon decimo posto per Pierluigi Martini su Minardi.

Le previsioni mettevano pioggia anche per domenica e, nonostante verso l’ora di inizio della gara il tempo sembrava essere più clemente, un violento nubifragio si abbattè sul tracciato cittadino australiano poco prima del via, con la pista già parzialmente allagata a causa dell’acqua piovuta anche durante la notte. Il direttore della F1 per l’allora FISA, la divisione sportiva della FIA, l’Ing. Roberto Nosetto, insieme al direttore di corsa permanente Roland Bruynserade, decise di far partire la gara.

Le condizioni erano difficili e l’obiettivo principale dei piloti era non solo quello di andare più veloci degli altri, ma soprattutto mantenere la propria vettura in pista. In tanti non ci riuscirono, come Nakajima, Boutsen, Larini, Alesi, Schumacher e Martini, tutti ritirati nei primi otto giri percorsi. Anche Berger ebbe parecchie difficoltà, andando fuori pista nel corso del terzo giro e cedendo la sua seconda posizione a Mansell. L’inglese sembrava essere l’unico a riuscire a tenere il passo di Senna ma, al sedicesimo giro, andò a sbattere contro le barriere nel rettilineo di Wakefield Road. Nel frattempo anche Alboreto terminò la sua corsa, mentre Modena e nuovamente Berger uscirono dal tracciato riuscendo però a proseguire. Queste difficoltà erano troppe anche per il campione in carica: Ayrton Senna, alla conclusione del sedicesimo passaggio, cominciò a sbracciarsi animatamente chiedendo la sospensione immediata delle ostilità.

 

Guglielmin letteralmente fuori pista al giro 14: si stava scherzando con il fuoco (source: adelaidegprix.com, copyright to the owners)

 

La scelta controversa: OK per i piloti, KO per Ecclestone

Nel corso del giro seguente venne così esposta la bandiera rossa, con la classifica che vedeva Senna in testa, seguito da Piquet, Morbidelli, De Cesaris, Zanardi e Modena, per un’autentica danza italica sotto la pioggia.

Le vetture si fermarono così sul rettilineo e iniziò uno stillicidio di rinvii di dieci minuti in dieci minuti, in attesa di riprendere la gara. Renata Nosetto, all’epoca addetta stampa del campionato e moglie dell’Ing. Roberto Nosetto, DS Ferrari nel 1977 e direttore dell’Autodromo di Imola per tutti gli anni ’80, scrive così nel suo libro “Giù la visiera e piede a tavoletta” (Pathos Edizioni, 2020): “Roberto è uscito parecchie volte per fare dei giri di ricognizione, la pista peggiorava invece di migliorare. Senna che aveva accompagnato Roberto nei giri di ricognizione gli ha detto che dipendeva da lui, se voleva dei morti dava il via alla gara altrimenti la cancellava. Ecclestone spingeva per la ripartenza almeno per alcuni giri e tutti potevano andare piano, senza prendere rischi, tanto il campionato era già deciso. Tutti guardavano Roberto, toccava a lui ridare l’ordine a Bruynserade di far ripartire la gara o cancellarla e Roberto l’ha cancellata. Addio diritti televisivi, caos per i biglietti venduti e di cui il pubblico non ne aveva usufruito completamente, ma la vita umana era al di sopra di tutto. […] Ecclestone è stato il primo ad uscire dalla direzione corsa, scuro in viso”.

La classifica venne stilata però non al giro precedente l’interruzione, ma al quattordicesimo. Arrivò quindi primo Senna, secondo Mansell, terzo Berger, poi Piquet, Patrese e Morbidelli a chiudere la zona punti. Emanuele Pirro giunse settimo, De Cesaris ottavo, Zanardi nono e Modena decimo. Il punteggio assegnato fu dimezzato, la McLaren fu campionessa per quanto riguardava i costruttori e Gianni Morbidelli conquistò il suo primo punto, o per meglio dire mezzo punto, iridato.

Il brasiliano, nelle interviste post gara, non fu contento della vittoria: “Non è stata una gara, si trattava perlopiù di cercare di rimanere in pista. Non si poteva cercare di essere veloci”. Il podio si fece senza Mansell, portato al centro medico per verificare le sue condizioni dopo l’incidente. Nelle parole della Signora Nosetto si possono intravedere le future linee guida della gestione Ecclestone, che dall’elezione di Mosley come Presidente FIA, avvenuta poco prima di quella gara, in avanti, acquistò sempre più potere nel mondo dell’automobilismo (e non solo) globale.

La gara passò alla storia come la più breve mai corsa, interrotta dopo solo ventiquattro minuti dal via. Per quasi trent’anni questo record rimase imbattuto, fino al GP del Belgio 2021

Il video on-board della pole position di Senna (source: You Tube – alvrub2011, copyright to the owners)

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