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GP d’Austria F1 – Cosa sono i track limits e cosa è successo in gara

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In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

La regolamentazione dei track limits è un tema più complesso. Non ho fonti certe di come, al Red Bull Ring, fosse verificato il rispetto dei limiti di pista, ma so per certo, essendo commissario di percorso, come la cosa non sia univoca. Ad esempio, non è affatto scontato che in tutte le piste ci siano i sensori. O che ci siano tutti gli anni. Le condizioni possono cambiare e ogni gara, così come ogni pista, ha le sue peculiarità. A pensarci, è impossibile fare un regolamento uguale per tutti i tracciati: ognuno di questi ha caratteristiche uniche e la sicurezza di chi corre (e di chi sta in prossimità della pista) va sempre tutelata.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Come vengono regolamentati i track limits?

La regolamentazione dei track limits è un tema più complesso. Non ho fonti certe di come, al Red Bull Ring, fosse verificato il rispetto dei limiti di pista, ma so per certo, essendo commissario di percorso, come la cosa non sia univoca. Ad esempio, non è affatto scontato che in tutte le piste ci siano i sensori. O che ci siano tutti gli anni. Le condizioni possono cambiare e ogni gara, così come ogni pista, ha le sue peculiarità. A pensarci, è impossibile fare un regolamento uguale per tutti i tracciati: ognuno di questi ha caratteristiche uniche e la sicurezza di chi corre (e di chi sta in prossimità della pista) va sempre tutelata.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Fino a qui sembra tutto chiaro e tutto semplice. Se stai dentro è ok, se stai fuori no. Il discorso si complica se parliamo di uno sport come la Formula 1, dove si viaggia a velocità molto elevate e il pilota non è nelle condizioni di vedere dove sta mettendo le sue ruote. Un giocatore di basket, ad esempio, può vedere se pesta la linea o no, il calciatore può vedere se la palla varca il confine del campo o no. Bene, il pilota di Formula 1 questo non può farlo.

Come vengono regolamentati i track limits?

La regolamentazione dei track limits è un tema più complesso. Non ho fonti certe di come, al Red Bull Ring, fosse verificato il rispetto dei limiti di pista, ma so per certo, essendo commissario di percorso, come la cosa non sia univoca. Ad esempio, non è affatto scontato che in tutte le piste ci siano i sensori. O che ci siano tutti gli anni. Le condizioni possono cambiare e ogni gara, così come ogni pista, ha le sue peculiarità. A pensarci, è impossibile fare un regolamento uguale per tutti i tracciati: ognuno di questi ha caratteristiche uniche e la sicurezza di chi corre (e di chi sta in prossimità della pista) va sempre tutelata.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Non sono altro, appunto, che i limiti della pista. Come ogni campo da gioco che si rispetti, anche la pista ha i suoi confini. Se un campo da calcio ha le linee di fondo e le linee laterali, la pista ha due linee bianche che delimitano il nastro di asfalto valido ai fini della corsa. Un’auto deve rimanere all’interno della pista, quindi toccare la linea bianca esterna (o interna) con almeno due ruote laterali interne. Con il resto dell’auto si può andare sul cordolo, l’importante è che non ci sia luce tra le due ruote interne e la linea bianca.

Fino a qui sembra tutto chiaro e tutto semplice. Se stai dentro è ok, se stai fuori no. Il discorso si complica se parliamo di uno sport come la Formula 1, dove si viaggia a velocità molto elevate e il pilota non è nelle condizioni di vedere dove sta mettendo le sue ruote. Un giocatore di basket, ad esempio, può vedere se pesta la linea o no, il calciatore può vedere se la palla varca il confine del campo o no. Bene, il pilota di Formula 1 questo non può farlo.

Come vengono regolamentati i track limits?

La regolamentazione dei track limits è un tema più complesso. Non ho fonti certe di come, al Red Bull Ring, fosse verificato il rispetto dei limiti di pista, ma so per certo, essendo commissario di percorso, come la cosa non sia univoca. Ad esempio, non è affatto scontato che in tutte le piste ci siano i sensori. O che ci siano tutti gli anni. Le condizioni possono cambiare e ogni gara, così come ogni pista, ha le sue peculiarità. A pensarci, è impossibile fare un regolamento uguale per tutti i tracciati: ognuno di questi ha caratteristiche uniche e la sicurezza di chi corre (e di chi sta in prossimità della pista) va sempre tutelata.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Cosa sono i track limits?

Non sono altro, appunto, che i limiti della pista. Come ogni campo da gioco che si rispetti, anche la pista ha i suoi confini. Se un campo da calcio ha le linee di fondo e le linee laterali, la pista ha due linee bianche che delimitano il nastro di asfalto valido ai fini della corsa. Un’auto deve rimanere all’interno della pista, quindi toccare la linea bianca esterna (o interna) con almeno due ruote laterali interne. Con il resto dell’auto si può andare sul cordolo, l’importante è che non ci sia luce tra le due ruote interne e la linea bianca.

Fino a qui sembra tutto chiaro e tutto semplice. Se stai dentro è ok, se stai fuori no. Il discorso si complica se parliamo di uno sport come la Formula 1, dove si viaggia a velocità molto elevate e il pilota non è nelle condizioni di vedere dove sta mettendo le sue ruote. Un giocatore di basket, ad esempio, può vedere se pesta la linea o no, il calciatore può vedere se la palla varca il confine del campo o no. Bene, il pilota di Formula 1 questo non può farlo.

Come vengono regolamentati i track limits?

La regolamentazione dei track limits è un tema più complesso. Non ho fonti certe di come, al Red Bull Ring, fosse verificato il rispetto dei limiti di pista, ma so per certo, essendo commissario di percorso, come la cosa non sia univoca. Ad esempio, non è affatto scontato che in tutte le piste ci siano i sensori. O che ci siano tutti gli anni. Le condizioni possono cambiare e ogni gara, così come ogni pista, ha le sue peculiarità. A pensarci, è impossibile fare un regolamento uguale per tutti i tracciati: ognuno di questi ha caratteristiche uniche e la sicurezza di chi corre (e di chi sta in prossimità della pista) va sempre tutelata.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Nel GP d’Austria 2023, i track limits sono stati l’argomento più chiacchierato dell’intero weekend, sin dal venerdì. Insieme agli impeding, possiamo dire che sono il tema del regolamento sportivo F1 che va più di moda in questo 2023, aspettando che arrivino le osservazioni della FIA sul budget cap 2022. Cerchiamo di fare un po’ d’ordine su questi maledetti limiti di pista.

Cosa sono i track limits?

Non sono altro, appunto, che i limiti della pista. Come ogni campo da gioco che si rispetti, anche la pista ha i suoi confini. Se un campo da calcio ha le linee di fondo e le linee laterali, la pista ha due linee bianche che delimitano il nastro di asfalto valido ai fini della corsa. Un’auto deve rimanere all’interno della pista, quindi toccare la linea bianca esterna (o interna) con almeno due ruote laterali interne. Con il resto dell’auto si può andare sul cordolo, l’importante è che non ci sia luce tra le due ruote interne e la linea bianca.

Fino a qui sembra tutto chiaro e tutto semplice. Se stai dentro è ok, se stai fuori no. Il discorso si complica se parliamo di uno sport come la Formula 1, dove si viaggia a velocità molto elevate e il pilota non è nelle condizioni di vedere dove sta mettendo le sue ruote. Un giocatore di basket, ad esempio, può vedere se pesta la linea o no, il calciatore può vedere se la palla varca il confine del campo o no. Bene, il pilota di Formula 1 questo non può farlo.

Come vengono regolamentati i track limits?

La regolamentazione dei track limits è un tema più complesso. Non ho fonti certe di come, al Red Bull Ring, fosse verificato il rispetto dei limiti di pista, ma so per certo, essendo commissario di percorso, come la cosa non sia univoca. Ad esempio, non è affatto scontato che in tutte le piste ci siano i sensori. O che ci siano tutti gli anni. Le condizioni possono cambiare e ogni gara, così come ogni pista, ha le sue peculiarità. A pensarci, è impossibile fare un regolamento uguale per tutti i tracciati: ognuno di questi ha caratteristiche uniche e la sicurezza di chi corre (e di chi sta in prossimità della pista) va sempre tutelata.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

Carlos Sainz alle prese con i track limits nel GP d'Austria 2023La Formula 1 è uno sport complicato, lo sappiamo. Per uno sport complicate le regole non possono essere semplici, e ne abbiamo già parlato tempo fa su queste pagine. L’attualità, purtroppo, mi impone di ritornare sul discorso per alcune riflessioni. Regolamentari e di narrazione televisiva che, purtroppo, non mi ha convinto.

Nel GP d’Austria 2023, i track limits sono stati l’argomento più chiacchierato dell’intero weekend, sin dal venerdì. Insieme agli impeding, possiamo dire che sono il tema del regolamento sportivo F1 che va più di moda in questo 2023, aspettando che arrivino le osservazioni della FIA sul budget cap 2022. Cerchiamo di fare un po’ d’ordine su questi maledetti limiti di pista.

Cosa sono i track limits?

Non sono altro, appunto, che i limiti della pista. Come ogni campo da gioco che si rispetti, anche la pista ha i suoi confini. Se un campo da calcio ha le linee di fondo e le linee laterali, la pista ha due linee bianche che delimitano il nastro di asfalto valido ai fini della corsa. Un’auto deve rimanere all’interno della pista, quindi toccare la linea bianca esterna (o interna) con almeno due ruote laterali interne. Con il resto dell’auto si può andare sul cordolo, l’importante è che non ci sia luce tra le due ruote interne e la linea bianca.

Fino a qui sembra tutto chiaro e tutto semplice. Se stai dentro è ok, se stai fuori no. Il discorso si complica se parliamo di uno sport come la Formula 1, dove si viaggia a velocità molto elevate e il pilota non è nelle condizioni di vedere dove sta mettendo le sue ruote. Un giocatore di basket, ad esempio, può vedere se pesta la linea o no, il calciatore può vedere se la palla varca il confine del campo o no. Bene, il pilota di Formula 1 questo non può farlo.

Come vengono regolamentati i track limits?

La regolamentazione dei track limits è un tema più complesso. Non ho fonti certe di come, al Red Bull Ring, fosse verificato il rispetto dei limiti di pista, ma so per certo, essendo commissario di percorso, come la cosa non sia univoca. Ad esempio, non è affatto scontato che in tutte le piste ci siano i sensori. O che ci siano tutti gli anni. Le condizioni possono cambiare e ogni gara, così come ogni pista, ha le sue peculiarità. A pensarci, è impossibile fare un regolamento uguale per tutti i tracciati: ognuno di questi ha caratteristiche uniche e la sicurezza di chi corre (e di chi sta in prossimità della pista) va sempre tutelata.

Che cos’è successo al Red Bull Ring?

Dato per assodato che i piloti non riescono a sapere dove mettono le ruote, andando di fatto a sensazione, è necessario anche fare un’altra precisazione. Il pilota, per definizione, cerca la massima velocità. Altrimenti non sarebbe un pilota. Se ha margine, lo sfrutta e lo usa al massimo per fare il miglior giro possibile. Se ha un limite, lo usa tutto. Che sia di pista, di tenuta degli pneumatici, di affidabilità della vettura o delle sue stesse caratteristiche fisiche: il pilota è portato a cercare e, talvolta, a superare i limiti.

Detto ciò, sul tracciato austriaco, curva 10 e curva 11 sono due pieghe veloci in discesa, cosa che tende a far allargare in uscita la traiettoria alle auto. Il regolamento dice che, se c’è luce tra gli pneumatici interni e la parte esterna della linea bianca, il giro non è valido. E il discorso vale per ogni singolo punto del tracciato. In gara, dopo i primi tre sforamenti c’è un’ammonizione, dopo il quarto una penalità.

Durante la corsa di ieri, gli sforamenti sono stati talmente tanti, circa 1.200, che la direzione gara non è riuscita a controllarli tutti mano a mano che avvenivano. Mettiamoci nei loro panni: mi arriva la segnalazione, ipotizziamo che sia istantanea grazie ad un sensore. Si verifica che la segnalazione sia corretta e che ci sia un comportamento non regolamentare da parte del pilota. Ok, il giro è da cancellare. Yuri Barbieri, pilota numero 92, track limits in curva 11. Ci vorranno 20 secondi, ad essere veloci, per fare un controllo del genere? Andiamo per 20 secondi. 20 secondi per 1.200 quanto fa? 24.000 secondi. Diviso 60, fanno 400 minuti. Ovvero sei ore e quaranta minuti. Se ci sono due squadre che fanno questo controllo in contemporanea, il tempo scende a 3 ore e 20 e via di seguito. E’ umanamente possibile? Direi di no.

Come evitare che succeda nuovamente?

Già anni fa al Red Bull Ring ci si pose il problema dei limiti di pista. Vennero messi dei dissuasori, come deterrente. I piloti, come detto in precedenza, vanno sempre al limite e, talvolta lo oltrepassano. Quale fu il risultato? Vetture danneggiate e incolumità fisica dei piloti messa a repentaglio. Nel 2022, sempre in Austria, ci furono dei problemi analoghi, seppur in misura minore. Niels Wittich all’epoca, secondo quanto raccolto da it.motorsport.com, nel report post gara inviato al tracciato di Spielberg, consigliò di mettere, in curva 10 e 11, una stretta porzione di ghiaia che fungesse da deterrente. Data la natura della pista, e data la necessità di far coesistere due omologhe diverse, quella FIA di Grado 1 per ospitare la Formula 1 e quella FIM di Grado A per la MotoGP, in Austria si decise di lasciare il mondo come stava. Con il risultato che abbiamo visto ieri.

La ghiaia risolverebbe tutti i problemi?

Qui vi riporto l’esperienza da commissario di percorso ad Imola, nonché il frutto di una chiacchierata fatta con il Direttore di Gara internazionale, nonché Responsabile dei Servizi di Pista di Imola Massimiliano Ghinassi. Alla vigilia del GP di Imola 2023, che purtroppo non si è disputato, mi raccontò che circa dieci anni fa, sul tracciato del Santerno, quando non c’erano i dissuasori presenti attualmente, la pista si sporcava con una facilità disarmante, di terra e di ghiaia. Questo perché vale sempre il discorso di prima: il pilota cerca sempre il limite. Oltre a ciò, le vetture che andavano oltre il nastro d’asfalto e finivano sull’erba, o sulla ghiaia, creavano uno scalino tra l’asfalto e quel tratto di via di fuga.

Ecco, quello scalino, potrebbe portare a danneggiamenti degli pneumatici per chi, nel corso della manifestazione, dovesse mettere le ruote fuori dalla pista. Se uno pneumatico esplodesse, per esempio, alla staccata del Tamburello a Imola, cosa succederebbe? Preferisco non immaginarmelo.

La soluzione? Un compromesso con l’accordo di tutti

Come dite? Sì, non vi ho dato delle risposte, ma solo altri dubbi. Solo altri elementi da considerare. Purtroppo una soluzione che valga sempre, comunque e all’infinito, temo non ci sia. Tutte le parti in causa, ovvero tracciati, FIA, Liberty Media, team e piloti, devono secondo me trovare una soluzione di compromesso, che non danneggi lo spettacolo e che non diminuisca la sicurezza di chi, su quelle auto o attorno ad esse, rischia la pelle. 

Sky Sport F1, un racconto perfettibile

In queste righe, da addetto ai lavori, appassionato e cliente, mi vengono da fare alcune riflessioni su come, in Italia, sono state raccontati questi avvenimenti in diretta TV. Da telespettatore io mi aspetto che chi è presente sul luogo mi informi, mi spieghi, chieda pareri e cerchi di dare risposte. Un po’ come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io con la mia limitata, ma significativa, esperienza. Stando davanti alla televisione, ho avuto invece la sensazione che la squadra al commento preferisse creare polemiche, anche con allusioni di dubbio gusto che potevano far intendere agli spettatori degli accordi tra la direzione gara e qualche competitor. Personalmente, non è quello che mi aspetto da chi ha tutti i mezzi per indagare, per chiedere, per confutare, per confermare o per smentire. Si è parlato di «amici motociclisti» che avrebbero detto che mettere la ghiaia, per loro, non sarebbe un problema al Red Bull Ring. Da cliente mi chiedo: chi erano questi amici motociclisti? Oppure ancora: dal momento che Loris Capirossi è il delegato alla sicurezza di Dorna per quanto riguarda la MotoGP e il nostro conterraneo ha lavorato per Sky Sport, è stato fatto un tentativo di chiedere a lui quale fosse la situazione?

Quando fu nostro ospite a Radiabo, oltre un anno fa, a Capirossi chiedemmo se Imola avrebbe mai potuto ospitare nuovamente la MotoGP. Con diplomazia e chiarezza, ci disse che è un’eventualità molto difficile per il gran numero di lavori da compiere. Ecco, non credo che si sarebbe ritirato da una domanda sul merito. Magari non avrebbe potuto rispondere in maniera del tutto schietta, ma una linea di indirizzo, a mio avviso, l’avrebbe data.

Può essere che Sky Sport F1 abbia fatto questo o altri tentativi per svelare la reale situazione creatasi ieri al Red Bull Ring, magari non andati a buon fine. La sensazione che può essere rimasta a molti, come a chi scrive, è che si sia preferito alimentare il fuoco della polemica, senza spiegare realmente le cose in maniera tecnica. Ieri, forse, si è persa un’occasione per aumentare la cultura sportiva di chi segue la Formula 1 in Italia. Nel contempo, si ha avuto l’effetto di delegittimare un’intera Federazione Internazionale, nonché un intero sport. La FIA avrà i suoi demeriti, senza dubbio: per il bene dello sport, però, chi lavora al suo interno sono uomini, che possono sbagliare. Vanno però aiutati a migliorare, non dati in pasto al tifo.

P.S.: Faccio un’appendice. Durante le qualifiche del venerdì, mi è sembrato sentir dire ai commentatori italiani che, come i palazzetti si possono allestire da basket con il parquet, o da hockey con il ghiaccio, si può fare così anche tra auto e moto. E’ già così, per ciò che è possibile. Spargere della ghiaia in una via di fuga, però, non si fa come mettere la lettiera per i gatti. Vanno fatti degli scavi che, poi, vanno riempiti, per tornare a posare l’asfalto, per passare da auto a moto. Mi chiedo se, chi ha parlato, sappia di per certo che sia una cosa che si può fare nei tempi necessari.

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