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Una gara da Mito – GP Germania 2018, quando tutto va bene, qualcosa andrà male
“Quante vite avrei voluto, quante vite avrei vissuto…”
Cantava così Enrico Ruggeri, nel ritornello di una canzone che diventò sigla di una sua trasmissione televisiva andata in onda tra il 2005 e il 2008, “Il bivio”.
Ci sono avvenimenti che a detta di molti segnano la vita personale o professionale di una persona o di un gruppo. Il 22 luglio 2018, giorno del Gran Premio di Germania del 2018 è quasi universalmente conosciuto come l’inizio del declino di Sebastian Vettel, nonché l’inizio dell’indiscussa supremazia di Lewis Hamilton sul tedesco. Se sia realmente così non lo sappiamo perché, come con tutti bivi, non ci è dato sapere cosa sarebbe successo se…
“Derby” teutonico all’Hockenheimring
La Ferrari arrivò in Germania, appuntamento che mancava dal 2016, in palla come non mai. Vettel era leader della classifica piloti con 177 punti, a + 12 da Hamilton, secondo, e aveva allargato il divario dal rivale inglese grazie alla celebre vittoria di due settimane prima, a Silverstone, quella del famoso team radio “a casa loro”. Nel campionato costruttori, la Scuderia di Maranello aveva venti punti di vantaggio sul team anglo-tedesco guidato dal tandem Wolff-Lauda. Dopo l’inedito tour de force Francia-Austria-Gran Bretagna, che consegnò la testa della classifica agli emiliani, Maurizio Arrivabene predicò la calma come di consueto, ma il morale era alto e la voglia degli uomini in rosso di fare il secondo sgambetto consecutivo in casa degli avversari era incalcolabile.
Alla vigilia dell’appuntamento di Hockenheim, la Mercedes ufficializzò la coppia i piloti per l’anno 2019, confermando Valtteri Bottas al fianco di Hamilton, titolare di un accordo fino al 2020. Se tra Brackley e Stoccarda il futuro sembrava stabile, così non era sull’asse Torino-Maranello. Kimi Raikkonen era in scadenza di contratto e, nonostante il lungo digiuno di vittorie, il finlandese si rivelò un ottimo scudiero, conquistando fin lì quattro terzi posti e due piazze d’onore. Queste prestazioni non bastarono a convincere il management della squadra del Cavallino Rampante ad affidare la seconda vettura all’Iceman anche per il futuro. Quest’incertezza fu dovuta anche alle performance del giovane monegasco Charles Leclerc, proveniente dalla Ferrari Driver Academy, autore di cinque piazzamenti a punti nelle prime dieci gare e momentaneamente parcheggiato nella cosiddetta Alfa Sauber.
A ciò si univano le indiscrezioni della stampa italiana, che dava per imminenti le dimissioni di Sergio Marchionne, Amministratore Delegato del gruppo FCA e presidente e AD Ferrari, dai suoi ruoli. Un portavoce del gruppo torinese si affrettò a smentire queste notizie, dando l’appuntamento al disimpegno del manager italo-canadese al termine del primo trimestre del 2019, ma la mancanza dalle scene pubbliche e la notizia di un ricovero in una clinica svizzera di Marchionne cominciò a destare più di qualche sospetto.
Sebastian Vettel bacia la coppa al termine del Gran Premio di Gran Bretagna (fonte: funoanalisitecnica.com, copyright: f1grandprix.motoronline.com)
Tutto va come deve andare (o perlomeno così dicono…)
Nelle tre sessioni di prove libere, le Ferrari non comparvero mai tra le prime tre. I portacolori della Motor Valley sembrarono più concentrati sulla ricerca dell’assetto ideale per la gara che sulla prestazione nel giro secco, mentre Lewis Hamilton, nelle due sessioni del venerdì, fu sempre secondo a pochi millesimi dalle Red Bull, di Ricciardo nella FP1 e di Verstappen nella FP2. Discorso diverso per la terza sessione di libere, caratterizzate da una pioggia battente che convinse le Mercedes e le Red Bull ad uscire solamente per qualche installation lap, al fine di preservare le coperture da bagnato per la qualifica del pomeriggio. Le previsioni, infatti, prevedevano ancora acqua per le prove cronometrate, mentre di domenica non furono previsti rovesci.
I meteorologi fecero invece cilecca e nessuna goccia scese dal cielo tedesco durante il pomeriggio del sabato. Nonostante ai lati della traiettoria e sui cordoli ci fosse ancora molta acqua, il resto della pista era adatta agli pneumatici da asciutto. La Q1 mostrò la velocità delle Ferrari, con Raikkonen primo e Vettel secondo a precedere Bottas, mentre arrivò subito il colpo di scena. Dopo il primo tentativo cronometrato, Hamilton fu autore di un testacoda durante il suo secondo time attack e fu vittima di un guasto idraulico alla sua freccia d’argento numero 44, che gli impedì di prendere parte al resto delle qualifiche relegandolo a una mesta quattordicesima posizione. Anche Daniel Ricciardo non prese parte al resto delle prove ufficiali, e, dovendo scontare una penalità di venti posizioni in griglia per la sostituzione di componenti della sua power unit, si accontentò del quindicesimo crono. Il giovane Leclerc si qualificò per la Q3, così come le due Haas di Magnussen e Grosjean, mostrando un’ottima resa delle scuderie motorizzate Ferrari.
Nell’ultima fase, Vettel conquistò la sua cinquantacinquesima pole position davanti al pubblico di casa, seguito da Bottas e dal compagno di squadra Raikkonen. Degna di nota la prestazione delle due Haas, che per la prima volta nella storia della scuderia statunitense, ma con profonde radici in Emilia, conquistarono entrambe la terza fila.
La grande domenica era così apparecchiata: con la partenza al palo conquistata e la debacle di Hamilton, solo un cataclisma avrebbe potuto togliere a Vettel e alla Ferrari la possibilità di allungare in classifica.
Un raggiante Vettel festeggia a pugni chiusi la pole position (fonte: f1grandprix.motorionline.com, copyright: unknown)
Il cielo ferrarista si tinge di grigio
A pole position maturata, con un comunicato di Fiat Chrysler Automobiles arriva una doccia fredda per l’azienda del Cavallino Rampante, già anticipata dalle insistenti indiscrezioni della mattinata: “Fiat Chrysler Automobiles comunica con profonda tristezza che in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria del Dr. Marchionne, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. Per questi motivi il dr. Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa. Il Consiglio di Amministrazione di FCA riunitosi in data odierna, ha espresso innanzitutto la sua vicinanza a Sergio Marchionne e alla sua famiglia sottolineando lo straordinario contributo umano e professionale che ha dato alla società in questi anni”.
Queste righe furono seguite a stretto giro da una nota ufficiale di Ferrari, che stabilì sin da subito il nuovo assetto societario: “Il Consiglio di Amministrazione di Ferrari NV (“Ferrari”) (NYSE/MTA: RACE) riunitosi oggi ha appreso con profonda tristezza che il Presidente e Amministratore Delegato Sergio Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa. Il Consiglio è vicino a Sergio Marchionne e alla sua famiglia, ed è grato per lo straordinario contributo che ha dato in questi anni alla guida della Ferrari. Il Consiglio ha quindi deciso di nominare John Elkann Presidente e proporrà all’assemblea degli azionisti, che verrà convocata prossimamente, di nominare Louis C. Camilleri Amministratore Delegato. Il Consiglio ha anche attribuito a Louis Camilleri le deleghe necessarie a garantire continuità all’operatività dell’azienda”.
Finì così, in maniera brusca e repentina, l’era Marchionne. Il dirigente abruzzese, dopo l’anno nero del 2014, varò un deciso cambio di rotta, facendo letteralmente fuori Luca Cordero di Montezemolo e sostituendolo a capo della Ferrari, scegliendo come nuovo team principal il bresciano Maurizio Arrivabene, proveniente da Phillip Morris e stringendo gli ultimi accordi, imbastiti dal predecessore del lombardo, Marco Mattiacci, con il dominatore dei primi anni ‘10 Sebastian Vettel. La notizia era sicuramente nell’aria da giorni, soprattutto nei corridoi della Gestione Sportiva a Maranello, ma l’incredibile realtà concretizzatasi in brevissimo tempo addensò qualche nube nella mente degli uomini in rosso.
L’ex presidente e amministratore delegato Ferrari Sergio Marchionne se ne sarebbe andato il 25 luglio 2018 (fonte: gds.it, copyright: unknown)
A che ora è la fine del mondo?
Con la preoccupazione per lo stato di salute dell’ormai ex capo nel cuore, cominciò il Gran Premio di Germania 2018. Vettel scattò bene dalla prima posizione e allungò sui diretti inseguitori, mentre Hamilton si rese protagonista di una furiosa rimonta. Partito dalla quattordicesima casella, il pilota inglese era già settimo all’ottava tornata. Al quattordicesimo giro cominciò la girandola dei pit stop, inaugurata da Raikkonen, mentre Vettel fu richiamato ai box al venticinquesimo passaggio, emulato tre giri dopo da Bottas. La sosta ritardata costò a Vettel la testa della corsa, ereditata da Raikkonen il quale, al trentanovesimo giro, dopo diverse pressioni fatte dal tedesco, che stava distruggendo le sue coperture Pirelli, al muretto del cavallino rampante, ricevette da Jock Clear la richiesta di cedere il primo posto al compagno di squadra. Fu “la versione 2018 del ‘Fernando is faster than you’”, secondo il commentatore di lingua inglese David Croft.
Al giro quarantadue dal muretto Mercedes chiamarono ai box Hamilton per montare un treno di gomme ultrasoft, mentre nel frattempo sul tracciato del Baden-Württemberg arrivarono alcune gocce di pioggia che mescolarono le carte in gioco. Alcuni tratti di pista come il Motodrom e la porzione che comprende da curva 1 a curva 5 furono colpite da un’improvvisa pioggia battente che mise in difficoltà i piloti in gara e fece saltare il banco delle strategie. Tra Toro Rosso che montò a Gasly le full wet e McLaren che fece rientrare Alonso per sostituire gli pneumatici in dotazione con un set di intermedie, la mossa della squadra diretta da Toto Wolff si rivelò efficace, con Hamilton, quarto, che si trovò a ridurre sensibilmente lo svantaggio su Vettel, mentre la pioggia non accennava a diminuire. Al cinquantunesimo passaggio, sui sessantasette previsti, si concretizzò la catastrofe perfetta per la Ferrari: dapprima, a causa di un malinteso con il doppiato Magnussen, Raikkonen finisce largo in curva 7, sotto la tribuna Mercedes venendo superato così da Bottas, al quale cedette la seconda posizione. Giusto il tempo di realizzare l’avvenuto scambio di posizioni tra i due finlandesi che la regia stacca dapprima su Sergio Perez, in testacoda nei prati del settore finale del circuito, per poi inquadrare la Ferrari numero 5 di Sebastian Vettel appoggiata alle barriere della Sachskurve. Vettel fu in palese difficoltà sull’asfalto viscido e non riuscì a governare la propria monoposto, finendo a muro. Il boato del pubblico è assordante e dalle immagini a campo largo si vede il tedesco “leggermente” arrabbiato con sè stesso per l’errore compiuto.
Nel momento più caotico della gara, l’ingresso della Safety Car è ciò che ci vuole per ristabilire l’ordine e la disciplina. Gli strateghi sembrano andare nel pallone, Bottas viene richiamato ai box ma rimane per oltre dieci secondi fermo sulla piazzola in attesa del treno di gomme giusto per la sua Mercedes AMG F1 W09 EQ Power+, mentre Hamilton è protagonista, insieme ai suoi ingegneri, di questo surreale dialogo:
Mercedes: “Vieni ai box, vieni ai box”
Hamilton: “Ma Kimi resta in pista”
Mercedes: “No stai fuori, stai fuori… entra entra entra entra entra entra entra entra entra”
Hamilton: “Ragazzi..”
Mercedes: “No scusa stai fuori, ok, prosegui prosegui”
Hamilton: “Eh ormai avevo preso la via dei box… siamo nei guai?”
Mercedes: “Negativo, negativo. Stai fuori”.
Questo siparietto produsse il taglio della corsia di ingresso pit-lane da parte del nativo di Stevenage, costretto a rientrare in pista non prima di aver assaporato le terre dell’Hockenheimring. Nel mentre, anche Raikkonen venne chiamato ai box e la confusione Mercedes garantisce a Hamilton una prima posizione insperata alla vigilia.
Al cinquantottesimo giro la gara riprese con Bottas appiccicato agli scarichi del compagno di marca, che riesce a superare al tornantino della Spitzkehre con un pregevole incrocio di traiettorie. L’inglese non molla e riesce a riconquistare il primo posto alla staccata successiva, proprio sotto la tribuna dei tifosi della Casa di Stoccarda. Subito dopo, James Allison fermò le velleità di Bottas con, finalmente, un ordine chiaro:
Mercedes: “Valtteri sono James, per favore mantieni la posizione, mi dispiace”
Bottas: “Ricevuto James”
Sebastian Vettel si allontana mestamente dalla sua Ferrari SF71H incidentata (fonte: motorbox.com, copyright: unknown)
La fine di un’era e l’inizio della rincorsa alla vetta
Mercedes conquistò così una non pronosticabile doppietta nella sua Germania, issandosi nuovamente al primo posto nella classifica costruttori, con Hamilton che tornò così in cima alla graduatoria del mondiale piloti. Quella gara segnò la fine dell’era Marchionne alla guida della Ferrari, che sprofondò lentamente ma inesorabilmente in una crisi di risultati che dura ancora oggi. Dal termine della GP di Germania 2018, la Ferrari non ha, ad oggi, più occupato il primo posto nel mondiale costruttori, così come nessun conduttore dell’azienda fondata da Enzo Ferrari ha più guidato la classifica piloti.
E’ come se, da quel triste weekend, si fosse inceppato qualcosa. Vettel non sembro più essere lo stesso e, prima dell’inizio della stagione 2020, fu appiedato per lasciar posto a Carlos Sainz. A nulla, al momento, sono serviti i vari cambi a capo della GES o al volante. Da quella domenica, dalle sabbiature del tedesco nella via di fuga della curva Sachs, il cavallino non “rampa” più. Da quella domenica, sembra che il bivio ferrarista abbia portato la Casa di Maranello in un tunnel del quale ancora non si vede l’uscita.
Le Fargelle del nostro Claudio Fargione in commento al GP di Germania 2018 (copyright Auto Motor Fargio)
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