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Una gara da Mito – GP di San Marino 1985, quando nessuno riusciva a vincere

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Al giorno d’oggi si fa presto a lamentarsi dei cambiamenti regolamentari, della non spettacolarità delle gare e di tanti altri aspetti della Formula 1 che non convincono alcuni. Spesso si pensa che fosse meglio prima e che, una volta, certi scempi non esistevano. Una volta era tutto più bello, tutto migliore. E’ forse perché una volta eravamo più giovani, nel fiore dei nostri anni? Non lo so, durante l’anno in cui ci tuffiamo oggi non ero nemmeno nei pensieri dei miei genitore… In questo appuntamento con ‘Una gara da mito’ andiamo a ripercorrere insieme uno degli eventi che più fece storcere il naso in quel 1985, ovvero il 5° GP di San Marino, disputatosi all’Autodromo Dino Ferrari di Imola.

La “formula consumo”

Facciamo un passo indietro. Nel 1984 la Formula 1 divenne nota per il suo regolamento tecnico che le valse il nome, da parte di alcune testate specializzate, di “formula consumo”. In sintesi, si tentò di arginare la sempre crescente supremazia dei motori turbo limitando il serbatoio a 220 litri di carburante utilizzabili in gara. Il peso minimo delle vetture alla fine della corsa doveva essere di 540 kg, un particolare che teneva le squadre con il fiato sospeso durante le verifiche tecniche che avvenivano dopo la bandiera a scacchi. Questi dettami facevano sì che, dal muretto, gli ingegneri dei team calcolassero in tempo reale i consumi di benzina delle auto, indicando ai piloti se spingere o salvare carburante. Come disse all’epoca il giornalista Daniele Buzzonetti sulle pagine del numero 19, anno XXV, di Autosprint: “Ottima cosa la lotta contro i consumi ma non sulla pelle di piloti che vedono annullare i loro sforzi per uno sbaglio di calcolo degli ingegneri […] E allora chiamiamole mini-endurance, visto che la tendenza è quella di trasformare i Gran Premi in un’appendice delle già contestate gare di durata”. Vi ricorda qualcosa questa disamina?

La vigilia

La Ferrari arrivò al primo weekend del maggio 1985 con il proprio secondo pilota, lo svedese Stefan Johansson, alla sua seconda gara in rosso. L’ex Toleman infatti fu chiamato dalla scuderia di Maranello prima del GP del Portogallo, secondo appuntamento nel calendario mondiale, per sostituire Renè Arnoux, improvvisamente appiedato dalla Ferrari in circostanze mai del tutto chiarite. Il primo pilota del Cavallino, il milanese Michele Alboreto, arrivò a Imola in testa alla classifica con 12 punti, frutto di due secondi posti. Secondo era Alain Prost su McLaren, ancora a secco di titoli mondiali dopo aver perso i campionati ’83 e ’84 per un distacco complessivo di due punti e mezzo. Furono infatti due le lunghezze di svantaggio da Nelson Piquet nel 1983, quando il francese era portacolori Renault, mentre la beffa fu ancora più grande l’anno seguente, con solo mezzo punto che lo separò in McLaren Niki Lauda in McLaren. Mentre Prost cercava di affermarsi finalmente al vertice della F1, c’era una nuova promessa che stava emergendo. Era un venticinquenne brasiliano, di nome faceva Ayrton Senna. Il paulista, sotto il diluvio dell’Estoril, vinse la prima gara in F1 della sua carriera a bordo della Lotus con l’iconica livrea John Player Special. Quel risultato lo portò immediatamente al secondo posto in classifica, appaiato al futuro acerrimo rivale Prost.

Le qualifiche

Fu proprio Senna a imporsi al termine delle qualifiche, conquistando la prima delle sue otto partenze dal palo nel GP di San Marino. Il brasiliano migliorò di un secondo il precedente record del tracciato imolese, fatto segnare nel 1984 dall’altro beniamino verdeoro, Nelson Piquet. Secondo, distante tre centesimi, Keke Rosberg su Williams. Terzo fu Elio De Angelis con la seconda Lotus-Renault, quarto Alboreto. Il belga Thierry Boutsen si piazzò a sorpresa quinto a bordo dell’Arrows-BMW e partì affiancato da Prost, sesto. Solo settimo Nigel Mansell, ottavo il campione in carica Lauda, solo quindicesimo Johansson.

La gara

La gara partì con il tracciato asciutto, nonostante una classica pioggia primaverile imolese che si abbattè poco prima del via. Senna mantenne la testa alla prima staccata, che all’epoca era alla Tosa, seguito da De Angelis. Alboreto e Prost sorpassarono Rosberg, autore di una partenza rivedibile. All’ottavo giro Prost attaccò senza successo Alboreto il quale, tre giri più tardi, riuscì a sopravanzare De Angelis nonostante il forcing del francese della McLaren. De Angelis cominciò ad accusare un calo di prestazioni, scivolando indietro in classifica. Al ventesimo giro Senna era in testa, seguito a breve distanza da Alboreto e Prost. Quarto Lauda, poi De Angelis, uno Johansson autore di una rimonta impensabile, Rosberg e Mansell. Prost finalmente riuscì ad avere ragione di Alboreto e si lanciò all’inseguimento di Senna, salvo poi rinunciare temporaneamente per salvaguardare i consumi. Alboreto accusò un guasto che lo costrinse al ritiro. Senna mantenne la testa della corsa, seguito a tre secondi da Prost, a quindici da De Angelis e a 17 da Johansson. Questi ultimi due, al giro numero cinquanta, si trovarono coinvolti nella lotta tra i doppiati Piquet e Boutsen. Lo svedese approfittò di questa battaglia per infilare alla Tosa De Angelis, conquistando il terzo posto. Johansson continuò a spingere e superò anche Prost: il professore era sempre più attento ai consumi. Il regolamento tecnico sulla disponibilità di carburante fu il vero protagonista del finale della gara: al cinquantasettesimo giro Senna si trovò senza benzina, cedendo la testa della corsa ad un incredulo Johansson. Il primato del pilota sulla rossa numero 28 durò meno di un giro: anche lui era a secco, con la sua Ferrari che si ammutolì in corrispondenza della Variante Alta. Il ragioniere Prost tagliò quindi per primo il traguardo, seguito da Elio De Angelis e da Thierry Boutsen, che arrivò sotto la scacchi a spinta. Quarto Tambay su Renault che, nel giro d’onore, si trasformò in tassista. Chi chiese il passaggio? Alain Prost, rimasto senza carburante nonostante i calcoli.

Partita finisce quando arbitro fischia

Si sa, nella Formula 1 i verdetti non sono definitivi fino alle verifiche post gara e, a volte, non bastano nemmeno quelle. Prost, che salì sul gradino più alto del podio, venne squalificato per colpa del peso della sua auto. La pesa disse ‘536 kg’, contro i 540 di peso minimo consentito. “Ma io non c’entro, c’è chi deve provvedere ai conteggi”, dichiarò Prost dopo la decisione dei commissari. La vittoria andò quindi a Elio De Angelis, alla sua seconda affermazione in Formula 1, che balzò anche in testa alla classifica iridata. Autosprint disse che, a quanto si sapeva, il romano andò prima del weekend sul Santerno dal “Santone di Rocca di Papa”, insieme ai suoi fratelli, per farsi togliere il malocchio. Chissà se ce l’aveva davvero, questo malocchio. Fatto sta che la fortuna, per una volta, girò dalla sua parte.

Le interviste RAI dopo la cerimonia del podio (YouTube – Unfinished Symphony, copyright to  the owners)

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