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Guida alla 24 Ore di Le Mans 2021, Ferrari cerca il doppio colpo tra le GT

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Tra pochi minuti John Elkann abbasserà il tricolore francese sul serpentone di 62 automobili che disputeranno l’edizione numero 89 della celebre 24 Ore di Le Mans. La più celebre competizione automobilistica di durata del mondo vive in questo 2021 l’anticamera della rivoluzione Hypercar, nuovo regolamento per la classe regina che permetterà ai costruttori interessati, insieme ai prototipi LMDh che arriveranno nel 2022, di competere per la classifica assoluta della classica transalpina (e per il Mondiale Endurance) a costi sensibilmente minori rispetto al passato con la ormai defunta categoria LMP1.

In queste righe vogliamo scrivere una breve guida alla corsa, presentando il peculiare tracciato che ospita questa maratona automobilistica e le forze in campo per ogni singola categoria.

 

Il Circuit de la Sarthe: unico nel suo genere

Si tratta di una pista non permanente dalla lunghezza totale di 13.626 ed è uno dei tracciati più lunghi, pericolosi e veloci del mondo. La prima parte si snoda sul tracciato permanente di Le Mans, il cosiddetto Bugatti Circuit, mentre la gran parte restante è formata da strade statali normalmente aperte al traffico. Celebre è il rettilineo delle Hunaudières, lungo 6,75 chilometri intervallato, a partire dal 1990, da due chicane. Negli anni ottanta, infatti, si sono raggiunte velocità folli, oltre 400 Km/h, che hanno indotto l’organizzatore a modificare questo tratto, teatro di gravi incidenti mortali. Altri tratti celebri sono le curve Dunlop, la Esse de la Foret, Tertre Rouge, Mulsanne, Indianapolis, Arnage e Porsche, tutte diverse tra loro e sempre piene di insidie per piloti e vetture.

Il circuito è pressochè privo di significative variazioni altimetriche ma l’alta velocità, unita a pieghe da pelo e staccate da paura, fanno sì che il tracciato sia tutt’altro che semplice.

 

 

 La mappa del Circuit de la Sarthe

 

Hypercars, LMP2, GTEPro, GTEAm: cosa sono?

Le competizioni endurance, in special modo quelle World Endurance Championship, consentono la partecipazione di diverse categorie di vetture, che gareggiano contemporaneamente competendo allo stesso tempo sia per la graduatoria assoluta che per quella di classe. Le automobili hanno regolamenti e prestazioni diverse tra loro e si possono identificare in due grandi categorie, i prototipi, vetture progettate esclusivamente per le competizioni, e le Gran Turismo, auto ad alte prestazioni derivate dalla serie.

Entrambe sono divise in due sotto categorie, che differiscono tra loro per prestazioni, costi e, nel caso delle GT (e delle LMP2) anche per tipologia di piloti partecipanti.

Le Hypercar sono vetture prototipo che possono facoltativamente derivare dalle cosiddette hypercar stradali, a discrezione delle case costruttrici. Il regolamento è estremamente aperto e poco restrittivo in quanto vengono definiti solamente parametri di performance da rispettare a livello aerodinamico, mentre la potenza è vincolata a 500 kW, esprimibili con power unit ibride (con la parte elettrica limitata a 200 kW di potenza) o con soli propulsori endotermici. Questi ultimi possono essere solamente a quattro tempi, alimentati a benzina.

I motori termici devono essere derivati dalla produzione di serie e devono pesare almeno 180 Kg, mentre il peso minimo dell’intera vettura è fissato a 1030 Kg. Il costo di un prototipo è circa dell’80% in meno rispetto alle vecchie LMP1, mentre il presupposto della FIA e dell’Automobile Club de l’Ouest, organizzatrice del campionato, di un tempo sul giro a Le Mans nell’intorno dei 3 minuti e 30 secondi è stato ampiamente disatteso dalla pole fatta siglare dalla Toyota (3’23”900 il tempo siglato da Kamui Kobayashi).

Questi sono in breve i parametri dati ai progettisti. Come arrivi a produrre l’auto più veloce, purché regolare, sono cavoli tuoi. Sfido a non essere stuzzicato da questa filosofia.

Infine, i progetti non sono modificabili per cinque anni, salvo per ovviare a problematiche di sicurezza (previo consenso della FIA). L’aerodinamica è unica per qualsiasi tipologia di tracciato, una vera e propria sfida per ingegneri e piloti.

L’anno prossimo arriveranno le LMDh, che avranno la stessa potenza delle Hypercar tra motore termico e parte ibrida. La differenza sostanziale sarà nel telaio, derivato dalle LMP2, che dovrà essere acquistato, e non prodotto in house, da uno dei seguenti fornitori autorizzati: Dallara, Oreca, Ligier e Multimatic.

Per la categoria Hypercar è previsto per il 2022 l’arrivo di Peugeot (con un prototipo atipico privo di ala posteriore), dal 2023 arriverà Ferrari, mentre si attende ancora un segnale da parte della Renault (ora in gara con il marchio Alpine).

Sul versante LMDh, al momento sono ufficiali le partecipazioni dal 2023 di Audi e Porsche, con un prototipo a telaio Multimatic, BMW e Honda-Acura. Si vocifera l’ingresso a partire dal 2024 di Lamborghini, con il Responsabile Motorsport Giorgio Sanna che mesi fa, ai microfoni Radiabo, non ha escluso una futura corsa alla classifica assoluta a Le Mans.

L’affascinante Glickenhaus numero 709 (source: auto.everey.it, copyright: unknown)

 

Passando alle Gran Turismo, si tratta di auto da competizione derivate dalle supercar di serie. Le differenze prestazionali tra la classe Pro e la classe Am sono pressochè nulle, se non per l’impossibilità nella categoria Am di far partecipare vetture derivanti da progetti al primo anno di vita. La vera diversità sta quindi nei piloti: in classe Pro si tratta di professionisti, mentre in Am c’è l’obbligo di far correre un pilota classificato ‘bronze’, i cosiddetti gentleman drivers.

A partire dal 2021, questa divisione è esistente anche nella LMP2: esiste quindi una sotto classifica dove vengono premiati gli equipaggi “ProAm”, aventi un pilota gentleman.

Parlando di questi piloti, sono a tutti gli effetti piloti paganti, seppur non esattamente nell’accezione che si può conoscere dalla Formula 1. I piloti paganti nell’endurance sono spesso facoltosi imprenditori, a volte anche avanti con gli anni, che partecipano alle gare mettendo nel team una cospicua parte del budget. Nelle competizioni di durata questi ricchi appassionati hanno un ruolo cardine per la carriera dei piloti professionisti. Un esempio lampante che ci viene alla mente è quello di Brendon Hartley, pilota neozelandese vincitore della 24 Ore di Le Mans 2017 con Porsche e nel 2020 con Toyota. Il classe 1989 infatti, a partire dal 2010 non fu più sostenuto dalla Red Bull, che lo aveva assoldato nella sua Academy, sostenendolo durante la sua crescita nelle formule minori. Nel 2012 e 2013 fu scelto dalla Mercedes come pilota collaudatore, non venendo confermato al termine del biennio. Nel frattempo si impegnò come pilota Endurance nella classe LMP2 del campionato europeo (European Le Mans Series), per la scuderia irlandese Murphy Prototypes, sostenuta dai fondi del gentleman driver Mark Patterson, sudafricano trapiantato negli Stati Uniti ed ex agente alla borsa di New York che gli diede la possibilità di diventare suo tutor. In questi due anni Hartley ebbe l’opportunità di mettersi in mostra, venendo ingaggiato dalla Porsche nel 2014 per guidare in classe LMP1 nel Mondiale Endurance, dove vinse il campionato nel 2015 e nel 2017.

Per approfondire al meglio la figura del gentleman driver, consigliamo la visione del documentario The Gentleman Driver, disponibile in streaming su Netflix.

C’è anche una quinta classe, riservata alle Innovative Cars, anche noto come Garage 56, dal nome del box ad esse riservato, che si distinguono per le tecnologie sperimentali applicate. Quest’anno, con la numero 84, parteciperà il team Association SRT41, che farà correre una vettura LMP2 con comandi adattati per le disabilità. Infatti due piloti, Takuma Aoki (ex pilota motociclistico di livello mondiale, fratello di Nobuatsu e Haruchika) e il belga Nigel Bailly sono paraplegici, e verranno affiancati dal pilota professionista francese Matthieu Lahaye.

Il team è un progetto voluto dal transalpino Frederic Sausset, primo pilota quadriamputato a partecipare (concludendola) alla 24 Ore di Le Mans nel 2016.

La Ferrari 488 GTE del team AF Corse (source: italian-endurance.com, copyright: unknown)

 

24 Ore di le Mans 2021: chi tenere d’occhio

In classe Hypercars, che conta di soli cinque equipaggi, i favoriti della vigilia sono le due Toyota. La numero 7, guidata da Mike Conway, dall’ex Formula 1 Kamui Kobayashi e dall’argentino Josè Maria Lopez, partirà in pole position, seguita dalla gemella numero 8 del già citato Hartley, Sebastien Buemi e Kazuki Nakajima, tutti piloti con un passato nella massima formula.

Occhi puntati anche sulla Alpine numero 36, una vecchia LMP1 non ibrida che ha la chance di mettere a segno il colpo gobbo in una gara dove l’affidabilità conta più della velocità. Chiudono lo schieramento le due nuovissime Glickenhaus, numero 708 e 709, dell’ex produttore cinematografico americano James Glickenhaus.

La classe LMP2 conta su ben 25 auto, con la Jota numero 38 guidata dal campione del mondo Formula E 2020 Antonio Felix Da Costa che parte in pole position. L’attenzione è tutta sull’equipaggio tutto al femminile del Richard Mille Racing Team, formato dalla tedesca Sophia Floersch, dalla colombiana Tatiana Calderon e dall’olandese Beitske Visser.

Se nei prototipi non c’è traccia di Italia e di Motor Valley, così non è nelle due categorie GT. Nella GTPro, l’attenzione è tutta per le due Ferrari della scuderia piacentina dell’AF Corse che con le Ferrari 488 GTE Evo numero 51 (Calado, Ledogar Pier Guidi) e numero 52 (Bird, Molina, Serra) cercheranno di insidiare le quattro Porsche, tra le quali la numero 91 del romano ex Minardi Gianmaria Bruni e le due Corvette presenti.

In classe Am la battaglia si preannuncia agguerritissima. Saranno undici le Ferrari al via, e ben sei messe in pista da scuderie provenienti dalla Motor Valley. In quarta posizione di classe partirà la numero 47 della Cetilar Racing, team pisano che si appoggia ad AF Corse. L’equipaggio tutto tricolore formato da Giorgio Sernagiotto, Antonio Fuoco e Roberto Lacorte è tra i favoriti della vigilia. Il settimo posto di categoria sarà occupato al via dalla prima delle tre Ferrari 488 del team cesenate Iron Lynx, con la numero 80 guidata da Matteo Cressoni, Callum Ilott e Rino Mastronardi. Decime e undicesime saranno le vetture di AF Corse numero 54 (Castellacci – Fisichella – Flohr) e 83 (Nielsen – Perrodo – Rovera), mentre diciassettesime e diciottesime di classe partiranno le ultime due Ferrari dell’Iron Lynx. La prima, la numero 85, è quella dell’equipaggio ribattezzato Iron Dames formato dalle tre pilotesse Sarah Bovy, Rahel Frey e Michelle Gatting, mentre la seconda è la numero 60 del trio tutto italiano formato da Raffaelel Giammaria, responsabile dei Lamborghini Youngsters Programs dedicati ai giovani piloti della casa di Sant’Agata Bolognese, Paolo Ruberti e Claudio Schiavoni.

Di carne al fuoco ce n’è tantissima, la corsa sarà lunga e i colpi di scena si preannunciano innumerevoli. E, come se non bastasse, si inizierà sotto la pioggia. Insomma, gli ingredienti per una gara mozzafiato ci sono tutti. Buona Le Mans!

 


La griglia di partenza della 24 Ore di Le Mans 2021 (source: dailysportscar.com, copyright: ACO)

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