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Racconti Rari – Edoardo Schettino, da Latina a Bologna con la pallanuoto nel cuore

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Racconti Rari – Bologna raccoglie, sotto i propri portici, un’innumerevole quantità di storie, difficilmente incasellabili in maniera definita, perché ognuna di queste ha mille sfaccettature e retroscena. Può essere il caso di Edoardo Schettino, che a 19 anni ha deciso di lasciare Latina, città dove è nato, per provare ad ampliare i propri orizzonti di studio ma soprattutto sportivi ed umani. Scelta coraggiosa, così come Edo ha sempre dimostrato di essere nel corso di questi anni, e spia della grande passione sportiva che ha sempre spinto il mancino laziale un po’ più il là.

Proprio così, perché oltre ad aver eccelso, nell’ultimo triennio, all’università (recentissima la brillante laurea in Psicologia), Edoardo ha sempre dedicato tutto sé stesso all’altro aspetto della sua vita che ha sempre avuto un ruolo fondamentale, anche nella scelta della città dove andare a vivere: la pallanuoto. Un grande amore cresciuto e mutato insieme a lui, che ne ha profondamente influenzato scelte e decisioni, permettendogli tuttavia anche di vivere a pieno l’ultimo triennio bolognese e di stringere importantissimi legami.

Tre anni, tre categorie: Edo ha toccato con mano ogni aspetto della pallanuoto felsinea, spaziando dalla serie A2 alla C tra President Bologna e Rari Nantes. Un “tris” eterogeneo, ma affrontato in crescita dal mancino, bravo nel vivere (e anche nell’esprimere) a pieno la parabola bolognese. «Tre anni, a parlarne, sembrano davvero tanti» sorride Edoardo «Ma la verità è che per me sono volati. Mi sento cresciuto in tutto, perché venendo da una realtà molto diversa, più “stretta” e mentalmente meno aperta, ho avuto la possibilità di maturare tanto. Sicuramente all’inizio non è stato facile, perché mi sono dovuto adattare ad un modo totalmente nuovo di vivere, privo di una serie di comodità che avevo a casa mia. Col tempo, però, mi sono abituato a questa città, scoprendone anche il lato divertente, facendo “balotta”, come direste voi» scherza. «Possiamo dire che ho visto il cambiamento che ha comportato questa città su di me anche grazie al mio sport, dato che, crescendo, mutano i ruoli e le responsabilità all’interno di uno spogliatoio. Prima di arrivare a Bologna giocavo in una squadra che attenzionava poco il settore giovanile ed aveva come unico obiettivo la salita più rapida possibile in serie A1: giocando qui, invece, ho scoperto una visione totalmente diversa di questo sport, dove i giovani sono un elemento importantissimo, profondamente curato nelle società, che lavorano affinchè queste radici siano mantenute anche nelle prime squadre. Nel giro di tre anni ho giocato tra serie B, A2 e C, con minutaggi diversi a seconda della categoria: proprio la mia ultima esperienza, con la Rari Nantes Bologna, mi ha segnato moltissimo, perché mi ha fatto ricordare il perché sono tanto innamorato della pallanuoto. Oltre al divertimento, ho riscoperto l’importanza della relazione, perché è bene tenere a mente il fatto che non si va in piscina solo per migliorare individualmente, ma anche e soprattutto per relazionarsi con gli altri e condividere momenti e lavoro».

Proprio di coesione si è tanto parlato in relazione all’ultima stagione di serie C, e di quanto abbia contibuito, insieme all’impegno collettivo ed individuale, a portare la Rari fino ai playoff. «Mi sento di dire che la chiave di questa stagione, l’unione tra noi, ci sia stata data proprio dal mister» continua il latinense «Perché ha fatto in modo che si creasse la situazione migliore affinchè ci si allenasse bene insieme: questo nostro equilibrio, a mio avviso, ha favorito moltissimo quelli che erano i nostri obiettivi. C’è una frase che mi piace particolarmente, e penso che possa rispecchiare quest’ultimo anno: “Il tutto è più della somma delle parti”. Ogni elemento della squadra, anche il più giovane e meno convocato, ha avuto un ruolo importante ed è stato un tassello che ha fatto in modo che si raggiungesse, insieme, un qualcosa di importante».

Una bella annata, l’ultima rossoblù, che ha visto Schettino svolgere il ruolo di punto di riferimento in vasca, insieme ad altri giocatori più esperti, nelle fasi più critiche sia della stagione regolare, sia della post season (per fare un esempio, i tre gol contro Tolentino, pesanti come pietre, nello scontro chiave in ottica playoff): titolare dal lato destro, miglior marcatore bolognese del campionato, primo rigorista, ma anche tanta, tantissima umiltà da parte del ventiduenne, elemento d’oro dentro e fuori dall’acqua, oltre che atleta serio, che si è assunto con convinzione le responsabilità che gli sono state date ad inizio anno. «Diciamo che sono stati tanti gli aspetti che abbiamo migliorato in questa stagione. Oltre alla nostra unione, ha fatto la differenza la nostra preparazione fisica, curata allenamento dopo allenamento. Il quarto tempo, che di solito vede le squadre, stanche, addormentare il gioco, era approcciato da noi come se fosse il primo. Un altro elemento che a mio avviso ha influito tanto è stato il bel rapporto che Antonio ha saputo stabilire con noi, alternando fasi dove si è dimostrato tanto amico quanto coach ad altri momenti nei quali ha saputo prendere con autorevolezza le redini della situazione, guidandoci. Infine, ci terrei a sottolineare una cosa: per quanto si sia parlato di squadra “giovane”, all’interno della quale si trovavano alcuni elementi più esperti, questo particolare aspetto non è mai stato percepito da noi, in acqua, in maniera significativa. Certamente c’erano delle linee guida, date dal mister o il capitano, ma questa differenza anagrafica non è mai stata un limite percepito: la fiducia reciproca e la conoscenza del compagno ha fatto in modo che, durante l’anno, tutti potessero essere utili ed avere un ruolo di svolta nella partita».

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