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Il Personaggio della Settimana – Jos Verstappen
I cognomi pesanti nello sport sono una routine. Essere l’erede di un nome importante che ha segnato la storia della disciplina che ha praticato non è mai semplice. Le aspettative sono alte fin dall’inizio della carriera. Tutti gli occhi puntati addosso per vedere se il figlio riesce a replicare solo in parte quanto fatto dal padre oppure rendere addirittura più grande il nome di famiglia. Stessa cosa succede tra fratelli. Portarsi dietro un nome che ricorda una storia iconica non deve essere semplice con tutte difficoltà annesse, tra gente che si avvicina solo per il cognome o che vuole privilegiarti. Ma non solo, essere il figlio di qualcuno che ha dedicato la sua vita ad una passione può essere dannoso ai fini della carriera di un ragazzo che magari quella stessa disciplina non vuole seguire. A volte succede però che il figlio una volta affermato riesca a dare maggior lustro al nome che si porta dietro.
Questo è il caso dei Verstappen, Jos padre e Max figlio. Gli appassionati di motori il cognome lo conoscono sicuramente considerato che Verstappen senior è stato un talento mai concretizzato, mentre il figlio sta dominando l’era attuale della Formula 1, da bicampione del mondo con la Red Bull oltre che aver distrutto qualche record di gioventù all’alba della sua carriera. Oggi Verstappen è un nome conosciuto da tutti, anche oltre il mondo dei motori, con Jos ai suoi tempi non fu così. Le carte per diventare grande le aveva, ma oltre qualche spettacolare incidente e un paio di podi, la sua carriera nelle monoposto non recita grandi risultati. Jos però il suo talento lo ha riversato tutto nel futuro del figlio. In primis nel vederci un gioiello di una rarità unica e poi nel coltivarlo e crescerlo, anche con metodi discutibili, per prepararlo a quello che lo avrebbe aspettato. Verstappen conosceva bene il mondo della F1 e quanto fosse spietato, non avrebbe mai lasciato che Max si facesse mangiare e così è stato.
Jos Verstappen sul podio di Zandvoort nel 1993 con la Formula 3. Tappa di casa per il pilota che vinse davanti al suo pubblico – credits to formula1.com
Ma oggi il nostro personaggio sotto la lente non è Super Max bensì proprio Jos. Partì giovanissimo dai kart conquistandosi le prime vittorie e i primi titoli nazionali e internazionali. La sua passione era partita in tenera età grazie al kart che gli aveva costruito suo padre, ancor prima di iniziare a gareggiare. Dopo aver stupito anche nella Formula Opel, che vinse, ottenne l’opportunità di correre in Formula 3 con Van Amersfoort Racing e nel 1993 divenne campione di quella tedesca. Arrivò subito la chance di fare i primi test su una Formula 1 all’Estoril con una Footwork Arrows. I tempi furono subito ottimi e McLaren insieme a Benetton si interessarono al ragazzo. Debuttò con la Scuderia anglo-italiana nel 1994 accanto ad un altro giovane molto promettente Michael Schumacher. Quella stagione il tedesco conquistò il suo primo titolo iridato, mentre Jos non brillò quanto il suo compagno e raccolse poco. Qualche piazzamento a punti e due podi conquistati con due terzi posti in Ungheria e in Belgio, che rimangono i suoi due migliori risultati in Formula 1.
Alla Benetton rischiò molto in un incidente avvenuto durante un pit stop in Germania. Durante il rifornimento al meccanico scappò il bocchettone della benzina che finendo nell’abitacolo e sul retrotreno prese fuoco trasformando la macchina in una palla di fuoco. Fortunatamente i soccorsi furono rapidi e tutto fu spento in pochi secondi. Jos ne uscì solo con qualche bruciatura superficiale sul volto. Molti se lo ricordano come l’episodio più emblematico di una carriera mai veramente decollata. Di fatto dopo l’avventura in Benetton iniziò un lungo pellegrinaggio nei team minori fino al 2003. Passò dalla Simtek, Footwork, Tyrrell, Stewart e due anni in Arrows prima di finire la sua avventura in Minardi, abbracciando la Motor Valley. Scuderia che poi passerà a Toro Rosso nel 2006 e sarà la prima squadra di Formula 1 in cui correrà il figlio Max nel 2015. Jos non ha però abbandonato le corse e nel 2008 ha coronato un sogno per ogni pilota professionista, vincere la 24h di Le Mans. Corse nella categoria LMP2 insieme al team Van Merksteijn arrivando in top ten assoluta e vincendo la sua classe. L’anno seguente corse in LMP1 con Aston Martin non riuscendo però a bissare il trionfo precedente.
Jos Verstappen insieme a Max ad Abu Dhabi 2021 dopo che suo figlio aveva appena vinto il primo monile di Formula 1 – credits to formula1.com
Fino ad oggi Verstappen senior si è occupato con tutte le sue forze della carriera di suo figlio Max spingendolo a diventare sempre la versione migliore di se stesso. E se oggi suo figlio è quel cannibale in pista un po’ lo deve a suo padre e i metodi poco ortodossi. Lo stesso Verstappen junior ricordava quando dopo aver perso una gara suo padre lo abbandonò lungo la strada del ritorno perché adirato per il risultato. Max potrebbe sembrare il perfetto prodotto della frustrante carriera del padre che non riuscendo a vincere lui per primo ha fatto in modo che il figlio non commettesse gli stessi errori e arrivare sul tetto della Formula 1. Oppure potrebbe essere l’intuizione di un uomo, ex pilota, che ci ha visto lungo e conoscendo bene l’ambiente ha semplicemente allenato suo figlio ad essere spietato in pista per non farsi mettere i piedi in testa e farsi rispettare, perché solo così si diventa campioni oppure leggende. Le scuole di pensiero sono due e dividono le folle, però in una cosa Jos non ha fallito: oggi il suo nome è scolpito nella storia della F1 passata e recente e anche se non direttamente grazie a lui, forse un po’ merito suo lo è. Diamo a Jos ciò che è di Jos.
L’incidente in Germania di Jos Verstappen. 1994 la sua Benetton prende fuoco durante un rifornimento – credits to YouTube, Slender_04 F1
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