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Il personaggio della settimana – Roland Ratzenberger

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Il fine settimana tragico del Gran Premio di San Marino 1994 è legato indubbiamente alla scomparsa del Campione Brasiliano Ayrton Senna, ma durante quei tre giorni tragici anche un altro pilota, appena arrivato in Formula 1, perse la vita nelle qualifiche del sabato. Roland Ratzenberger era uno dei nuovi volti del circus, tenace, carismatico ma allo stesso tempo umile e modesto. Nato e cresciuto in Austria aveva un chiodo fisso in testa: i motori. La sua più grande passione aveva quattro ruote e un motore che urlava fuori tutti i suoi cavalli, il suo sogno più grande, neanche a dirlo, era quello di correre insieme ai più grandi e ai più veloci piloti al mondo in Formula 1. Roland sognava di scrivere la sua storia e vivere il suo più grande amore, trasformandolo nella sua professione, ma quel desiderio si è interrotto troppo presto, neanche il tempo godersi una stagione intera, ma solo un Gran Premio, prima di incontrare una fine drammatica.

Ratzenberger da giovane aveva iniziato dai campionati tedeschi tra il 1983 e il 1985 ottenendo anche qualche vittoria e risultato di rilievo. Decise poi di provare a sconfinare e correre in Inghilterra debuttando nel Brands Hatch Formula Ford Festival e poi nella F3 inglese nella quale mostrò velocità e competitività ma non abbastanza per impressionare le scuderie di F1. Così passò alle ruote coperte e nel 1987 corre la sua prima 24 H di Le Mans con  Maurizio Sandro Sala e Walter Lechner al volante della Porsche 962. Fu però costretto al ritiro dopo solo tre ore di gara. Da quel momento Roland corse per altre 4 volte consecutive la gara regina dell’endurance dal 1990 al 1993 e nell’ultima apparizione corse con la Toyota 93 CV arrivando quinto assoluto e con il miglior piazzamento della Classe C2 in equipaggio con Martini e Nagasaka. Tra il ‘90 e il ’91 gareggiò anche nella Formula 3000 giapponese, dove ottenne alcune vittorie e l’attenzione dei media e del pubblico locale. Tra il ’92 e il ’93 torna in F3 non ottenendo però grandi risultati e classificandosi al termine dei campionati prima settimo e poi undicesimo, eppure quanto mostrato riuscì a convincere una piccola scuderia britannica, la Simtek a dargli una chance in Formula 1. Così Ratzenberger coronò il suo sogno diventando un pilota titolare nella categoria che tanto sognava.

Roland Ratzenberger nel 1993 con la Toyota alla 24H di Le Mans – credits to formula1.com

Il debutto non fu dei migliori. Anche data la poca competitività della macchina, Roland non si qualificò per la gara in Brasile, mentre per quella in Giappone, nel brevissimo tracciato di Aida, riuscì a conquistarsi la griglia di partenza, terminando la gara 11°. Il terzo Gran Premio della stagione era il primo europeo, all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. Roland ci arriva con tutta la buona speranza e la positività che sempre lo ha contraddistinto, al fine di ottenere la qualificazione alla gara e un buon risultato. Il destino purtroppo ebbe altri piani per l’austriaco. Ratzenberger a differenza di molti piloti di F1 aveva un vanto. Quello che si era conquistato lo aveva raggiunto grazie ai suoi soli sacrifici, non avendo grosse disponibilità economiche, e grazie alla grandissima passione che lo contraddistingueva. Roland quel sabato stava per affrontare il suo giro lanciato in qualifica ma non si rese conto che molto probabilmente nel suo outlap alle Acque Minerali aveva toccato il cordolo danneggiando leggermente l’ala anteriore. A cause delle forti vibrazioni l’alettone si staccò, causando un botto violentissimo a circa 314 km/h alla curva Villeneuve, nel quale il pilota perse conoscenza a causa della forte decelerazione. Dalle immagini si intuì subito che i danni erano gravi, la testa di Roland si muoveva in modo innaturale per poter avere speranze di tirarlo fuori dall’abitacolo vivo.

Senna aveva pronta nella sua Williams FW16 una bandiera austriaca per commemorare il collega scomparso il giorno prima, purtroppo però la macchina del campione del mondo non arrivò mai al traguardo e quando dopo lo schianto al Tamburello fu recuperata la vettura, nell’abitacolo trovarono il vessillo austriaco pronto per essere sventolato nel giro d’onore. Il destino alle volte è beffardo: giorni dopo, dall’autopsia emerse che Ratzenberger era morto sul colpo, conseguenza intuibile, ma in realtà i soccorsi provarono a rianimarlo sul posto, per poi trasferire il pilota all’Ospedale Maggiore di Bologna. Se il decesso fosse stato constatato presso l’impianto in riva al Santerno, secondo le leggi italiane esso stesso sarebbe dovuto essere posto sotto sequestro e la domenica la gara non si sarebbe corsa. Ayrton sarebbe ancora vivo e chissà quante cose sarebbero cambiate nella storia della F1 che oggi consociamo. Con il senno di poi però si potrebbe scrivere decine di storie parallele alla nostra, decine di finali diversi e narrare eventi mai accaduti.

Di quel triste sabato di fine aprile rimane solo la tristezza di un ragazzo che non è mai riuscito a vivere a pieno il suo sogno, interrotto troppo presto e troppo bruscamente.

Ratzenberger durante il Gran Premio di San Marino del 1994 – credits to formula1.com

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