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Racconti Rari – Da Budapest alla Rari Nantes: Frida Toth, con Bologna nel destino
Racconti Rari – È talvolta bizzarro come i destini di genitori e figli si intersechino in maniera inaspettata: la storia di oggi parla di una giovane atleta di Budapest, Frida Toth, che per una serie di causalità si è ritrovata a giocare a pallanuoto, anni dopo, nella stessa città dove tanti anni prima anche il padre Frank aveva praticato questo sport.
Ragazza timida alla prima conoscenza, ma sorridente, gentile, disponibile e capace di farsi benvolere in un gruppo sin dai primi allenamenti: l’arrivo di Frida in terra emiliana è stato una ventata d’aria fresca, sia per l’apporto estremamente positivo in spogliatoio, sia per il valore dimostrato in vasca nel corso della stagione. Un elemento estremamente importante in un gruppo, che attualmente sta preparando insieme alle coetanee le semifinali nazionali under 20.
Frida, racconta come è nata la tua passione per la pallanuoto e quali sono state le tue esperienze prima del tuo arrivo a Bologna.
«Ho sempre amato la pallanuoto, e sono nata “circondata” da questo sport: sono sempre andata a vedere le partite del mio papà, che mi ha trasmesso tutto l’amore che ora ho nei confronti di questa bellissima disciplina. Ho iniziato a giocare a 12 anni, dopo l’esperienza al training camp dell’UVSE Budapest, e in seguito ad aver parlato con l’allenatore, che mi aveva trovato portata per questo sport, ho deciso di entrare a far parte della società ed iniziare a giocare: qui è iniziata la mia esperienza pallanuotistica. Sono rimasta all’UVSE per 6 anni, stringendo importantissimi legami di amicizia, innamorandomi sempre più della pallanuoto e soprattutto vincendo: con la mia squadra abbiamo infatti vinto 4 campionati giovanili ed il campionato di serie A2. Il mio bagaglio di esperienze si è ulteriormente arricchito grazie alla partecipazione agli Europei under 15 nel 2015 in Russia, a Kirishi, dove ho incontrato due ragazze della nazionale italiana che non sapevo sarebbero diventate un giorno mie compagne ed amiche: Mariam e Olimpia».
Come è stato il tuo anno a Bologna, come hai vissuto il campionato, e come ti senti cambiata dal giorno in cui sei arrivata qui per la prima volta?
«L’estate scorsa ho avuto l’opportunità di venire a giocare a Bologna, e sin da subito sono stata estremamente felice ed eccitata all’idea di partecipare al campionato italiano, perché era un sogno che avevo sempre avuto e che finalmente poteva diventare realtà: dopo aver vissuto qui per 8 mesi, posso dire che amo questo paese e i suoi abitanti. Ho conosciuto moltissime persone, stretto legami d’amicizia molto forti e ho imparato tanto sia dal punto di vista pallanuotistico, sia da quello umano. Sono molto grata per la possibilità di aver partecipato a questo campionato, e di poter proseguire questa esperienza con le giovanili, che sono strutturate in maniera molto diversa rispetto al sistema ungherese. Sono molto dispiaciuta per il fatto di non essere riuscite a rimanere in serie A, ma l’unica cosa che ora possiamo fare è imparare dai nostri errori e focalizzarci sulle esperienze che ci hanno fatto crescere come gruppo e come squadra.
In Italia sono tutti molto gentili, e sono riuscita sin da subito ad adattarmi al nuovo ambiente grazie alla bella accoglienza che ho ricevuto sin da quando sono arrivata. Durante l’anno è stato bello per me, nata in Ungheria, viaggiare per l’Italia per giocare partite in città bellissime, e soprattutto sento le mie capacità con l’italiano essere migliorate e migliorare di giorno in giorno».
Vieni da un paese, l’Ungheria, dove la pallanuoto è molto amata, e molto più seguita rispetto all’Italia.
«In Ungheria la pallanuoto è molto popolare e la nazionale ungherese è stata al vertice mondiale di questo sport per decenni. Possiamo dire che in Italia questo sport sia meno seguito».
Che differenze noti, nella vita di tutti giorni, tra Ungheria ed Italia? Ed in particolare, cosa ti piace di Bologna?
«Le persone italiane vivono la vita in maniera molto più rilassata rispetto ai miei connazionali. Sono nata e cresciuta a Budapest, che è una città meravigliosa, e per me è stato interessante immergermi in una nuova realtà come quella italiana. Mi sono divertita soprattutto a notare le differenze per quanto riguarda l’ambito della cucina: quando sono arrivata mettevo il parmigiano sulla pasta al pesce e tagliavo le tagliatelle col coltello (cosa che ho fatto alla prima cena di squadra tra gli sguardi indignati delle mie compagne), mentre ora ho capito alcune “regole” culinarie che qui sono estremamente sentite e rispettate. Amo il cibo italiano, ed anche il fatto che spesso, dopo allenamento, si crei l’occasione di andare a mangiare tutte insieme.
A Bologna sto molto bene, e penso che sia la città perfetta per ragazzi giovani come me per il clima e l’atmosfera che si respira girando per la città. Qui ci sono molte opportunità di studio, di divertimento e di svago. Vorrei iniziare l’università e provare a raggiungere un livello di italiano quasi perfetto».
Con le giovanili vi state preparando in vista dell’ultima partita di campionato e delle semifinali nazionali under 20, che si terranno 12 e 13 giugno: come state lavorando, e che obiettivi vi siete date in questa categoria?
«Ci stiamo allenando duramente, soprattutto cercando di giocare tra di noi e di archiviare più esperienza possibile in vista dei prossimi impegni: per ora abbiamo vinto tutte le partite e mi auguro che continueremo a farlo, perché il nostro obiettivo è quello di andare alle finali e provare a vincere una medaglia. Dobbiamo ancora lavorare tanto, ma siamo tutte concentrate verso questo obiettivo. Amo la pallanuoto italiana, mi auguro di continuare a giocare qui e che riusciremo a riconquistarci, tutte insieme, la serie A1».
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