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L’avventura di Vettel in Ferrari: storia di un amore incompiuto

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È una mattina primaverile di fine marzo del 2015. I tifosi della Ferrari tornano ad alzare le braccia. Una Rossa taglia per prima il traguardo del Gran Premio della Malesia. E non si tratta di una vittoria qualsiasi. Non soltanto perché ormai era da quasi due anni che la scuderia italiana non saliva sul gradino più alto del podio. Gli ultimi anni infatti non erano stati facili: nel 2013 la Red Bull era stata a lungo ingiocabile; nel 2014 l’introduzione dei motori ibridi aveva evidenziato la supremazia della Mercedes in questo tipo di tecnologia, e non solo. In quell’anno la Ferrari raccolse solo due podi, e si temeva che il digiuno sarebbe potuto durare ancora a lungo. Ma è una vittoria speciale anche per il pilota che l’ha ottenuta: Sebastian Vettel, alla sua seconda gara con il team di Maranello. 

Era proprio lui nel 2013 alla guida della monoposto legata alla famosa bibita. Proprio quell’anno coglieva il quarto titolo piloti consecutivo, concludendo l’anno con 9 vittorie consecutive: un record ancora imbattuto. Il 2014 non fu però altrettanto esaltante: anche la squadra austriaca aveva sofferto il domino Mercedes, e il tedesco si era spesso trovato a inseguire il suo compagno di squadra, un giovane australiano, che si era fatto notare per il suo sorriso e per dei sorpassi al limite molto spettacolari: Daniel Ricciardo. Mentre l’ambiente in Red Bull si faceva meno sereno, il sedile da top-driver in Ferrari si liberava: Alonso, in anticipo di due anni rispetto alla scadenza del contratto, aveva infatti deciso di lasciare Maranello per approdare alla McLaren

Sebastian giunge quindi in Emilia alla fine del 2014 ed esegue i primi test a Fiorano con la F2012. Intanto in fabbrica si lavora sulla vettura dell’anno successivo, la SF15-T, con la quale la Ferrari spera di compiere alcuni passi in avanti. I riscontri nei test invernali sono positivi, e, come già detto, alla seconda gara arriva già il primo trionfo. Tra i tifosi della Rossa ricomincia a circolare la parola “Mondiale”. La realtà è che è ancora troppo presto: sulla maggior parte dei circuiti la Mercedes non è avvicinabile. Ma nel corso della stagione arrivano, sempre con Sebastian, le vittorie in Ungheria e a Singapore, con tanto di pole position, che mancava a Maranello da tre anni. Solo in poche gare i ferraristi sono entrambi giù dal podio. 

Il primo anno di Vettel in Ferrari è dunque positivo: agli occhi dei tifosi, Sebastian ha dimostrato di essere tornato quello in grado di vincere quattro mondiali consecutivi, e di poter ripetere i successi anche con la nuova scuderia, non appena la macchina potrà consentirglielo. Inoltre, aver sentito suonare l’inno tedesco insieme a quello italiano al termine delle gare vittoriose, ha fatto tornare in mente ai molti dolcissimi ricordi. Ma anche lo stesso Vettel dichiara di star vivendo un sogno: profondo conoscitore della Formula 1, ama la Ferrari, e ambisce a ripercorrere le tappe che hanno portato il suo connazionale e idolo Schumacher a essere all’epoca il pilota più vincente della storia. 

Prima o poi succederà, almeno questo è ciò che si pensa. E non importa se l’anno successivo, il 2016, sarà privo di vittorie. L’occasione giusta, si dice, è dietro l’angolo. E sembra che questa arrivi proprio nel 2017.

Vettel parte con una vittoria in Australia, ottenuta superando Hamilton grazie a un pit-stop ritardato dagli strateghi del Cavallino. Seguiranno anche il primo posto in Bahrain, e l’uno-due Ferrari a Monaco, con il compagno di squadra Raikkonen, partito dalla pole, secondo al traguardo. Si arriva a Baku con Vettel davanti di dodici punti in classifica su Hamilton. L’inglese è in testa alla corsa davanti a Sebastian quando viene mandata in pista la Safety Car. Alla ripartenza, Hamilton procede lentamente: Vettel crede che il rivale abbia frenato appositamente di fronte a lui in rettilineo, quindi lo affianca e sterza portando la sua Ferrari a collidere ruota contro ruota con la vettura di Lewis. Il collegio degli steward sanziona Vettel con uno stop and go. Hamilton pochi giri dopo si ferma ai box per sistemare la protezione alla testa che non è fissata bene: ci si rende conto che, senza quel “fallo di reazione”, Vettel avrebbe potuto allungare in classifica. La SF70H, dal passo corto, si dimostra competitiva sulle piste lente, come in Ungheria, dove arriva un’altra vittoria di Sebastian, mentre nei circuiti veloci come Monza e Spa è costretta a inseguire le Mercedes. Alla vigilia del Gran Premio di Singapore, Hamilton è leggermente in vantaggio in classifica, ma tra le strade e le curve della città asiatica la Ferrari si fa valere in qualifica: primo Vettel davanti a Verstappen, quarto Raikkonen, solo quinto Hamilton. Le speranze di Sebastian di tornare primo in classifica mondiale si spezzano poche centinaia di metri dopo la partenza: il tedesco stringe Verstappen al muro, non potendo vedere che Raikkonen, scattato ancora meglio al via, si trova di fianco all’olandese. Lo spazio non è sufficiente per le tre macchine: collisione e ritiro per tutti e tre i protagonisti. Hamilton porterà a casa i venticinque punti , la rimonta adesso è proibitiva. Anche perché ci si mette di mezzo la sfortuna (o una Ferrari non del tutto affidabile?): nella gara successiva è costretto a partire ultimo a causa di problemi al motore occorsi in qualifica, mentre in Giappone viene costretto al ritiro per una candela di accensione difettosa. E così non resta che guardare all’anno successivo.

Il copione all’inizio del 2018 non è molto diverso rispetto a dodici mesi prima: Sebastian è primo in Australia e Bahrain. Nel GP di Cina è Verstappen, con un sorpasso azzardato, a negargli un probabile podio, urtandolo e danneggiandogli la macchina. Hamilton vince sì 3 gare, ma arriva quinto in Canada, con Vettel, invece, primo, ed è costretto al ritiro in Austria. Il pilota tedesco poi sale sul gradino più alto del podio a Silverstone: il sorpasso decisivo su Bottas è memorabile. Si arriva a Hockenheim con Vettel a +8 su Hamilton. Il sabato Vettel è davanti a tutti, mentre Hamilton conclude per un problema tecnico la qualifica al quattordicesimo posto. Lo stesso giorno però giungono le prime notizie riguardanti i problemi di salute che hanno colpito il presidente della Ferrari, Sergio Marchionne, il quale morirà pochi giorni dopo. La Ferrari vuole portare a casa il successo anche per lui. E sembra poterlo fare, e in modo agevole: Vettel mantiene il comando per buona parte della corsa. A una ventina di giri dalla fine una leggera pioggia inizia a cadere sul tracciato e la pista diventa sempre più scivolosa. All’improvviso, davanti agli occhi di tutti i tifosi si concretizza l’incubo: impietosamente, le immagini staccano sulla macchina di Vettel, ferma contro le barriere, con il pilota che sbatte violentemente le mani sul volante per la rabbia. E sarà Hamilton a tagliare per primo il traguardo, con la quale darà il via a una lunga striscia di risultati positivi. Mentre per Vettel, e per la Ferrari, orfana del suo presidente, inizia un declino irreversibile. È vero che Vettel porta a casa la vittoria in Belgio, ma è l’ultima della stagione. A Monza si presenta un’occasione succulenta: secondo posto in qualifica alle spalle del compagno Raikkonen. Al primo giro però, nel tentativo di difendersi da Hamilton alla chicane della Roggia, i due si toccano, con Vettel che ha la peggio e va in testacoda, riportando danni alla vettura. A Suzuka, mentre cerca di superare Verstappen finisce nuovamente in testacoda e stessa cosa succede ad Austin, questa volta da solo. Il titolo va ancora ad Hamilton.

Durante i test invernali del 2019 Vettel dichiara: “Siamo vicini alla perfezione”. Ma bastano poche gare per capire che sarà un’annata complicata. La vettura non si dimostra competitiva come sperato, inoltre la convivenza col nuovo compagno di squadra Leclerc non è semplice. E purtroppo non manca qualche sbavatura, come quella in Canada: Vettel è in testa insediato da Hamilton, quando, a qualche giro dal traguardo, finisce lungo a una chicane, tagliandola e rientrando in pista chiudendo la traiettoria di Hamilton. Resta davanti, ma per i commissari si tratta di una manovra pericolosa, che costa al tedesco cinque secondi di penalità aggiunti al suo tempo finale, che lo porranno dietro a Hamilton in classifica, giunto dopo di lui sotto la bandiera a scacchi. Vettel si sente privato di una vittoria sua, come dimostra rientrato ai box. Dopo aver parcheggiato la macchina davanti al pannello riservato alla seconda posizione, lo prende e lo scambia con quello con scritto “1”, e si allontana visibilmente deluso. Mentre in Gran Bretagna con una staccata troppo ritardata causa un incidente con Verstappen, col quale Leclerc aveva lottato fino a poco prima nel corso di uno spettacolare duello. Il monegasco cresce nel corso della stagione, porta a casa numerose pole e le due vittorie consecutive a Spa (da notare però che Vettel contribuisce al successo della squadra tenendo dietro Hamilton in una fase decisiva della gara) e a Monza, dove invece Sebastian incorre nell’ennesimo testacoda. Si va a Singapore, dove in qualifica le Ferrari sono ancora davanti, ma qui è Vettel a conquistare il successo, l’ultimo con la Rossa, favorito anche dalla strategia del muretto box, adottata per arginare il ritorno delle Mercedes. In Russia si assiste a un litigio via radio tra Leclerc e Vettel, che dopo aver superato il compagno nel rettilineo iniziale, si rifiuta di cedergli la posizione, come stabilito prima del via, prima di ritirarsi per problemi tecnici. Nulla in confronto a quanto succede in Brasile, dove i due ferraristi arrivano addirittura al contatto durante la gara: l’urto è lieve ma è tale da provocare danni alle gomme di entrambe le vetture, che finiscono la loro corsa nella via di fuga. Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport titolerà così, riferendosi a questo episodio: “La pirlata”. 

Poi arriva il 2020. A maggio il team principal Binotto comunica a Vettel che quella sarà la sua ultima stagione in Ferrari. Evidentemente, il team decide di puntare per il futuro su Leclerc. Lasciare, a fianco del nuovo talento, un quattro volte campione del mondo non è più possibile. Vettel si dichiara sorpreso e anche deluso: ma continuare l’avventura in Ferrari sarebbe una scelta felice per entrambe le parti? I tifosi sono ormai catturati da Leclerc, la cui guida si è adattata meglio alla Rossa. Sebastian avrebbe accettato dunque di fare da scudiero a Charles? Difficile pensarlo. 

È arrivato a Maranello, alla corte di quella scuderia di cui è innamorato, e il suo sogno è quello di vincere lì un altro titolo mondiale. Le occasioni ci sono state, i tifosi lo hanno sostenuto e ci hanno creduto fino all’ultimo, ma questo titolo non è arrivato. Vettel, nella sua ultima conferenza stampa del giovedì da pilota della Ferrari, non ha usato mezzi termini: “Volevamo essere i più forti, battere la Mercedes e diventare campioni. Ma abbiamo fallito”. È inutile adesso chiedersi di chi sia stata la colpa, oppure quale sia stato il momento in cui la parabola ha iniziato a scendere. Gli anni, inevitabilmente, passano. E di tempo, ormai, non ce n’è più. La Ferrari deve pensare al futuro. Le macchine nel 2022 saranno diverse da quelle attuali. Si può puntare su un pilota che avrà allora trentacinque anni? Forse, semplicemente, siamo giunti alla fine di un ciclo. Per quanto sia difficile, bisogna accettarlo. E, in queste condizioni, come accade a due innamorati, quando capiscono che la loro relazione non potrà più portare buoni frutti, è meglio separarsi, per entrambi. E sembra che nel corso del 2020 anche Vettel abbia maturato questa convinzione: “Non è una vera rottura. Manterrò i contatti con i ragazzi del team, non ci odiamo di certo! Qualche cosa è andata storta e probabilmente lasciarsi è stata la decisione migliore, ma entrambi non portiamo rancore e guardiamo avanti in vista del 2021“. Anno in cui Sainz prenderà il suo posto in Ferrari, mentre per il tedesco si aprono le porte dell’Aston Martin. La sua carriera non termina qui. E chissà: magari in questo nuovo ambiente potrà ritrovare le sensazioni giuste.

Come già si sapeva dai test invernali, la Ferrari attuale non sarà in grado di disputare una stagione ai livelli né di Mercedes né di Red Bull. Vettel si trova particolarmente a disagio con questa vettura, oltre che privo (forse) di particolari motivazioni. Facendo vedere cose buone praticamente solo in Turchia, dove arriva terzo, scavalcando all’ultima curva Leclerc. E come dice al termine della gara, per Leclerc l’aver ottenuto o no quel podio sarebbe stato indifferente, alla lunga. Mentre per lui è l’occasione per salutare i suoi tifosi in modo dignitoso. Tifosi che, anche se non hanno potuto festeggiare con lui la conquista del mondiale, non lo dimenticheranno.

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