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La dedica di Fausto
Nascere nella Motor Valley significa essere immersi fin dalla nascita in una terra che trasuda passione per i motori anche dalle zolle nei campi. Si può essere più o meno sensibili a questo richiamo, si può essere più o meno coinvolti dalla propria famiglia, ma confronto diretto con il motorismo prima o poi arriva per tutti. Se poi si è imolesi nati negli anni Ottanta, automobilismo e motociclismo sono una parte della propria infanzia.
Non avevo nemmeno l’età da scuola elementare quando in casa si ricordavano con insistenza due nomi: Capirossi e Gresini. Il primo veniva da Borgo Rivola, una frazione di Riolo Terme che disterà una decina di minuti dalla Rivazza, ed era solo un ragazzino che poteva fare le “tirate” con un motorino elaborato e invece stava facendo impazzire la Romagna. Così tanto che sulla provinciale all’imbocco del paese gli avevano già intitolato una curva. Il secondo invece era imolese purosangue ed era già “grande”, uno scudiero-rivale che stava facendo crescere il ragazzino. Che bella coppia che erano Loris e Fausto! Due ragazzi che parlavano il nostro stesso dialetto che avevano portato a casa due campionati a testa e finiti a dominare il mondo da compagni di squadra con le Honda del Team Pileri. Erano in 125, ma cosa importava? Il Motomondiale dei primi anni Novanta era ancora un ambiente vero, dove esistevano le classi di cilindrata con i loro specialisti e dove non c’erano classi “minori” ma tre campionati alla pari con tre diversi campioni del mondo. Insomma Dorna non aveva ancora confezionato un bel giocattolo chiamato MotoGP che ammazzava il resto.
Com’era esaltato il nonno quando parlava dei campioni imolesi, quando leggeva sul giornale di questi due ragazzi. Poi in casa era sbucato fuori un cimelio bellissimo: una cartolina plastificata di Fausto Gresini, campione mondiale 1985 con la Garelli del Team Italia. Ma non era una cartolina qualunque: c’era una scritta con pennarello: “A Cesarino, Fausto Gresini”. Una dedica al nonno dal primo campione del mondo imolese, insomma un cimelio vero. Non era una cosa per tutti e ovviamente finì nelle mie mani, perché un nonno non può negare nulla ad un nipotino. Ma era una cosa preziosa, da conservare insieme agli altri cimeli sportivi, magari in mezzo ad un libro che parlava del nostro ”circuìto”.
Con il passare degli anni il mondo dei motori è diventato anche il mio ed i personaggi sono rimasti. Essere in pista e ritrovare piloti e manager è diventata la normalità ma il sapore di quei ricordi di bambino è rimasto. Il nonno non c’è più da diversi anni, da oggi non c’è più nemmeno Fausto. Ma c’è ancora quella cartolina plastificata, sempre uguale e sempre preziosa. In un epoca fatta di “selfie” e “stories” che dopo 24 ore svaniscono mi ritrovo a pensare che un gesto che ormai sta scomparendo come concedere una dedica mantenga intatto la sua potenza evocativa a distanza decenni anni. Il valore dei ricordi che restano è pari al valore delle persone che restano nei ricordi anche quando non sono più tra noi. Per questo anche nei giorni tristi rimane la certezza che chi è stato grande non se ne va mai per davvero. Ciao Fausto!
La nostra intervista a Lorenzo Gresini: il figlio di Fausto ci mostra la Garelli e la Honda 125 (1000 Cuori Rossoblu su YouTube)
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