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Carspillar – Lamborghini Countach Evoluzione, laboratorio in carbonio

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Esperimenti compositi

A metà degli anni Ottanta le case produttrici di auto super sportive avevano individuato un nuovo ramo di ricerca per lo sviluppo di vetture sempre più estreme. L’applicazione del turbocompressore per aumentare le potenze era ormai un’ esperienza consolidate per tanti, mentre l’elettronica applicata alla gestione di motore e dinamica del veicolo era ancora difficile da esplorare con gli strumenti a disposizione. Il campo con più margine di sperimentazione risultava essere quello dei materiali costruttivi, specie dopo le vittorie in Formula 1 della McLaren MP4/1, prima monoposto con telaio monoscocca in fibra di carbonio. Ovviamente anche nella Motor Valley non si lasciava inesplorata una via così innovativa. In casa Ferrari, potendo sfruttare il lavoro della Gestione Sportiva impegnata nella massima formula, si era già partiti con l’uso del carbonio sulla 288 GTO Evoluzione del 1986, vettura laboratorio da cui sarebbe derivato un capolavoro come la F40. Ma poco distanti, in casa Lamborghini, non si dormiva di certo. Ed infatti stava per nascere la Countach Evoluzione.

La punta di diamante del listino Lamborghini nel 1987 era la Countach 5000 S Quattrovalvole (WheelsAge.org – sconosciuto)

Reparto all’avanguardia

Già nel 1985, ancora sotto la gestione dei fratelli Mimran, il gruppo dei tecnici coordinato dall’ingegner Giulio Alfieri aveva iniziato ad interessarsi alle possibilità offerte dai materiali compositi. A tale scopo venne assunto l’ingegner Rosario Vizzini, forte di una grande esperienza maturata nell’ambito delle costruzioni aeronautiche, creando il reparto E.CO. (acronimo di Esperienza Compositi). Si trattava di una divisione dedicata alla sola ricerca sui materiali per verificarne le potenzialità in campo telaistico. Con il passaggio di proprietà della Lamborghini dagli imprenditori francesi al colosso Chrysler, anche i vertici tecnici della casa emiliana cambiarono. Giunsero Luigi Marmiroli alla direzione ed Attilio Masini come nuovo responsabile di Esperienza Compositi. Accanto a quest’ultimo si formò un gruppo di lavoro di sole quattro persone, votate totalmente alla sperimentazione più spinta. Tra loro il più attivo sembrava essere un giovane ingegnere argentino di origine piemontese, giunto in Italia con una valigia piena di sogni ed una lettera di raccomandazione firmata Juan Manuel Fangio. Si chiamava Horacio Pagani e negli anni a venire avrebbe fatto parlare parecchio di sé.

Horacio Pagani al tavolo da disegno. Nel 1987 giunse alla Lamborghini come giovane ingegnere impegnato sulla Countach Evoluzione (Scuderia Ferrari Club Riga – sconosciuto)

Un progetto rivoluzionario

Il piccolo nucleo di tecnici si mise al lavoro su una vettura laboratorio che nelle forme esterne riprendeva la Countach 5000 S Quattrovalvole, ultima evoluzione della mitica biposto proposta nei listini della casa. Nonostante le forme fossero ben note, la vettura nasceva con caratteristiche estremamente innovative ad iniziare dalla scocca. I tecnici diretti da Masini progettarono infatti un telaio monolitico in fibra di carbonio costituito da pianale, tetto, montanti e paratie sia anteriore che posteriore. Una vera e propria culla intorno a cui era montata l’intera automobile. Si trattava di un sistema costruttivo che apriva un’epoca: fino ad allora nessun costruttore si era mai spinto a costruire un intera scocca totalmente in materiali compositi. Il più convinto sostenitore di tale innovazione era Pagani. Il giovane sudamericano era così convinto della necessità di esplorare le potenzialità di tale soluzione da sostenere la necessità dell’acquisto di un’autoclave, indispensabile alla realizzazione dei particolari in fibra di carbonio. Davanti al rifiuto della dirigenza Lamborghini procedette autonomamente, procurandosi il macchinario grazie ad un prestito bancario. Di certo ad Horacio non mancava la sicurezza nelle sue idee!

Un tecnico Lamborghini accanto alla Countach Evoluzione nel reparto E.CO. (Menu dei Motori – sconosciuto)

Non solo carbonio

Intorno a quel monolite in carbonio prese forma la Countach Evoluzione. Davanti alla cellula centrale si aggiunse anche una culla anch’essa in fibra di carbonio che fungeva da struttura di attacco per le sospensioni anteriori. Al posteriore invece motore e sospensioni erano supportati da un più tradizionale telaio a traliccio di tubi metallici. Rinforzi costituiti da laminati a “sandwich” in alluminio, kevlar e fibra di carbonio a nido d’ape furono invece utilizzati nei punti più sollecitati inferiormente della scocca. In tal modo si concentrarono i pesi nella parte più bassa della vettura al fine di non aumentare eccessivamente l’altezza del baricentro. Anche la carrozzeria divenne un insieme di materiali diversi: l’alluminio spazzolato di porte e parafanghi si affiancava alla fibra di carbonio, massicciamente utilizzata per paraurti, prese d’aria, cofani, brancardi, passaruota e particolari aerodinamici. Come vettura laboratorio la Countach Evoluzione rappresentava una “palestra” in cui i tecnici potevano allenarsi a nuove esperienze senza concedere nulla all’estetica. In quest’ottica non venne nemmeno sottoposta ad una verniciatura delle parti esterne. L’alternanza del grigio metallico dell’alluminio grezzo al nero opaco del carbonio creava un curioso effetto che ricordava la fantascientifica DeLorean della saga di Ritorno al Futuro. Tradendo anche la natura del materiale costruttivo di ogni componente.

 

Concentrato di eccessi

Il cuore della biposto era il noto V12 da 5.167 cc della Quattrovalvole alimentato a carburatori e potenziato fino a 490 CV. Come ogni vettura laboratorio, sulla Countach Evoluzione si sperimentarono anche altre migliorie come l’applicazione dell’ABS, la trasmissione a trazione integrale con ripartitore di coppia variabile, il controllo elettronico delle sospensioni modificabile anche in marcia dal guidatore ed un sistema di tergicristalli a scomparsa. Ovviamente non poteva essere trascurata l’aerodinamica e vennero applicati un nuovo spoiler in carbonio all’anteriore e dei coperchi lenticolari per i cerchi ruota nel medesimo materiale. Questi ultimi vennero rapidamente rimossi a causa dei problemi di raffreddamento che causavano ai freni. Le modifiche furono all’ordine del giorno per la Countach Evoluzione: essa non raggiunse mai una configurazione definitiva venendo continuamente modificata in funzione di nuove prove. L’abitacolo rimase totalmente privo di rivestimenti ed “arredato” solo con strumentazioni e comandi necessari alla sperimentazione con i relativi cablaggi: si trattava di una vettura che doveva essere utilizzata solamente da tecnici e collaudatori della casa e non venne mai mostrata al pubblico. Unica concessione al lusso erano i sedili in pelle bianca: si trattava di due particolari prelevati per praticità da una vettura di serie.

 

Il retrotreno della Countach Evoluzione confrontato con quello della Quattrovalvole: è evidente l’ampio uso di particolari in fibra di carbonio (Dannatavintage – sconosciuto)

Numeri da record prima della fine

Con il largo impiego dei compositi la Countach Evoluzione arrivò a pesare 980 chilogrammi, ben 500 in meno rispetto alla Quattrovalvole da cui mutuava la meccanica e le forme. Ma era anche 82 chili più leggera della Ferrari F40, la vettura che in quello stesso 1987 aveva stupito il mondo. I collaudi effettuati sull’anello di Nardò evidenziarono prestazioni di livello assoluto: velocità massima di 330 km/h, accelerazione 0-100 km/h in 4,1 secondi. Terminata la fase di sperimentazione il destino dell’Evoluzione passò nelle mani della dirigenza della casa che, con un occhio sempre attento al portafoglio, rilevò come i costi di produzione per una vettura del genere si sarebbero rivelati troppo onerosi per un’azienda come la Lamborghini. A complicare le cose c’erano anche le tecnologie costruttive dell’epoca che non avrebbero consentito una riparazione del telaio in caso di incidente ma solo una costosa sostituzione. La storia dell’unico esemplare di Countach Evoluzione finì a quel punto con la prova estrema: un “crash test” per sperimentare la resistenza del telaio in carbonio in caso di impatto, dal quale la vettura uscì completamente distrutta. Una triste fine che la accomunava alla sua “antenata” LP500, anch’essa sacrificata nel nome della ricerca. Ma non tutto andò perduto: diverse scelte stilistiche studiate per l’Evoluzione vennero poi riversate sulla serie successiva di Countach, la 25° Anniversary, mentre per un telaio Lamborghini completamente in fibra di carbonio si sarebbe dovuto attendere fino al 2010 con la presentazione della Sesto Elemento, figlia di processi tecnologici evoluti nell’arco di due decenni. Ma non solo: sarebbe rimasta anche come un’esperienza unica per un ingegnere venuto da lontano nella terra dei motori con il sogno di realizzare vetture sportive estreme in prestazioni e leggerezza. Si chiama Horacio Pagani.

Un breve filmato che ricorda l’avventura della Lamborghini Countach Evoluzione (Pianeta Modena su YouTube)

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