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Carspillar – Lamborghini Countach JGTC GT1, toro dagli occhi a mandorla

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Sapori d’oriente

Con “Carspillar” vi abbiamo fatto scoprire la Lamborghini Countach raccontandovi ogni versione dell’iconica vettura nata a Sant’Agata. O quasi ogni versione, perché qui vi faremo scoprire la più sconosciuta, esotica e “racing” tra tutte. Quella preparata dal Japan Lamborghini Owners Club per partecipare al Japan GT Championship, il campionato nipponico dedicato alle supercar stradali. Uno dei tornei più spettacolari e competitivi al mondo, terreno di caccia per case automobilistiche locali e straniere esaltato dalla presenza di ricchi sponsor. Nel 1994 il JGTC fu nobilitato dall’arrivo della Countach JGTC GT1 grazie all’impegno di Teruaki Terai, all’epoca membro del JLOC che la iscrisse a nome “KEN WOLF with Terai Engineering”. Ma questo è solo l’inizio della storia, quindi mettetevi comodi e viaggiate con noi in estremo oriente.

Dal demolitore alla pista

Facciamo un salto indietro al 1993. Terai venne a sapere che sul suolo giapponese era presente una Countach 25th Anniversary reduce da un incidente che l’aveva lasciata non solo danneggiata nella struttura ma anche in parte bruciata dalle fiamme. Dove tutti vedevano solo un rottame, Terai-san individuava una potenziale arma da corsa. Fu così che acquistò il relitto per recuperarlo ed allestirne una versione da gara nella sua Terai Engineering. La vettura non solo era gravemente compromessa: era anche estremamente pesante vista la notevole stazza di 1500 chilogrammi. Nonostante il lavoro improbo che si delineava all’orizzonte, Terai riuscì a coinvolgere nell’impresa anche un altro socio del club, Masahiko Mearashi, che si gettò con entusiasmo nell’avventura. Ma il progetto stimolò anche l’attenzione di Isao Noritake, presidente del JLOC. Quest’ultimo fu così entusiasta da volare in Italia ed informare dell’operazione i vertici di Sant’ Agata. A quell’epoca Lamborghini Squadra Corse non esisteva nemmeno nella fantascienza, ma si creò un rapporto di reciproca stima che si sarebbe consolidato negli anni.

Deus ex machina

Se l’entusiasmo non mancava di certo, iniziavano a scarseggiare tempo e denaro per completare l’ardua impresa. Fu a questo punto che entrò in scena Satoshi Ikezawa, collezionista di auto sportive, pilota gentleman ma soprattutto famoso “mangaka”. Ovvero, per chi è meno avvezzo a termini “nippofoni”, uno sceneggiatore e disegnatore di fumetti (manga) a carattere automobilistico. L’ entrata in scena di questo personaggio fu decisiva per la realizzazione del progetto. Costui assicurò infatti un contratto di sponsorizzazione con la Art Sports, concessionaria di auto sportive e di lusso che, già che c’era, fornì un’altra Countach di serie che sostituisse il relitto acquistato da Terai. Arrivò anche un secondo sponsor, la Rain-X, che divenne il principale finanziatore donando alla biposto del toro una vistosa colorazione gialla. Ma soprattutto completando l’equipaggio con Takao Wada, pilota di grande esperienza nel JGTC.

Quasi stradale

La 25th Anniversary come edizione finale della mitica supercar era ottimizzata in ogni aspetto tecnico, ma di certo non nasceva per l’impegno agonistico. Il tempo però stringeva e la versione preparata dalla Terai Engineering mantenne sostanzialmente le stesse specifiche della stradale. Al centro del progetto restava il V12 da 5.167 cc della Quattrovalvole capace di 455 CV, con anche il sistema di trasmissione (cambio, frizione, differenziale) che restava pressoché identico alla serie. Si potenziò l’impianto frenante, si montarono cerchi racing e gomme slick. Si lavorò soprattutto all’alleggerimento generale svuotando l’abitacolo, sostituendo pannelli della carrozzeria in alluminio con altri in fibra di vetro e montando finestrini laterali in plexiglas già erano pronti per l’esemplare incidentato. Ovviamente anche la configurazione aerodinamica venne modificata, ma senza alcun collaudo prima di scendere in gara, tanto da essere modificata nel corso della stagione.

La Countach JGTC GT1 dopo la carriera agonistica è stata omologata per l’uso stradale (Heritagecar mania su Twitter – Sconosciuto)

Disastro annunciato. O quasi

Era immaginabile che a livello di prestazioni una vettura praticamente di serie, per quanto prestazionale, non avrebbe potuto rivaleggiare con le prime della classe in un campionato di così alto livello. Basti pensare che la NIssan Skyline GT-R era direttamente supportata dalla casa, mentre i prototipi Gruppo C erano ancora autorizzati a gareggiare. A complicare ancora di più la situazione per la Countach furono anche i tempi. In pratica gli organizzatori obbligarono la squadra a scendere in pista già nella prima gara al Fuji Speedway nonostante la vettura mostrasse evidenti limiti di preparazione. Il resto lo dicono i numeri: nell’arco del campionato la gran turismo nata nella Motor Valley riuscì a completare solo due gare, con un ottavo posto come miglior risultato. Davvero poco, ma l’impegno venne ripagato con la creazione di un legame con la casa madre lungo oltre un quarto di secolo. Già nel 1995 la squadra si sarebbe presentata in pista con una nuova vettura: una delle pochissime Diablo SE Jota realizzate per le gare. La Countach invece venne omologata per uso stradale giungendo intatta dopo quasi tre decenni. L’unico che non poté gioire di tutto ciò fu l’uomo grazie al quale l’avventura è stata possibile. Teruaki Terai morì nell’agosto del 1995, stroncato da un tumore che non gli lasciò scampo. Ma se i Tori vanno ancora alla carica sulle piste giapponesi, il merito è del suo folle sogno di instancabile appassionato.

Una breve sintesi dell’esordio della Countach JGTC GT1 al Fuji Speedway, gara inaugurale del Japan GT 1994 (SUPER GT Official Channel Su YouTube)

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