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Carspillar – Lamborghini Countach “Walter Wolf”: sotto il segno del lupo
L’eccellenza non basta
Arrivata sul mercato dopo una lunga gestazione, la Lamborghini Countach LP400 si era subito collocata ai vertici del segmento delle supersportive, diventando oggetto del desiderio di chiunque sul globo terracqueo volesse sedersi al volante dell’automobile stradale più veloce mai prodotta. Magari ostentando anche un po’. Eppure se pensate che tutto ciò bastasse ad ogni acquirente vi state sbagliando di grosso. Perché c’era qualcuno che della, anzi delle sue Countach, non era soddisfatto appieno. Servivano più grinta, più cattiveria, più cavalli. Il suo nome era Walter Wolf.
La Countach LP400 era l’auto più veloce al mondo al momento della commercializzazione. Non abbastanza per Walter Wolf (Gooding & Company– sconosciuto)
Wolf, chi era costui?
Austriaco di madre slovena, trasferito in Germania e quindi trapiantato in Canada, Walter Wolf era uno dei personaggi più interessanti apparsi nel mondo dell’automobile nei favolosi “seventies”. Lavorando dapprima come subacqueo addetto alle riparazioni nelle piattaforme petrolifere, a nemmeno quarant’anni era già titolare di una fortuna frutto dei suoi investimenti nel settore delle trivellazioni nel periodo della prima crisi energetica. Ma Wolf non era semplicemente un “self-made man”, era anche e soprattutto un uomo che sapeva e voleva vivere la vita al massimo. Oltre alle esperienze di subacqueo era anche pilota di elicotteri, motociclista e vantava esperienze nei rally. Aveva creato il suo marchio con una linea di sigarette e acqua di colonia e, da cittadino canadese, si era trasferito nel sud della Francia. Una figura del genere era perfetta per la Formula 1 “glamour” degli anni Settanta, dove infatti entrò prima in società con Frank Williams, quindi con la sua Walter Wolf Racing. Una scuderia indipendente che, all’esordio del mondiale 1977 in Argentina, si portò a casa la vittoria grazie a Jody Scheckter. Narra la leggenda che dopo un’altra vittoria a Montecarlo a Wolf venne regalata una Ferrari 512BB dallo stesso “Drake”, messa in palio dopo una scommessa suggellata da una semplice stretta di mano. Se ciò corrisponde a realtà non siamo certi, di sicuro c’è che il rampante uomo d’affari era un cliente Lamborghini tra i più affezionati e facoltosi. Così tanto da riuscire a farsi costruire appositamente una Miura P400SV assemblando parti inutilizzate nell’aprile 1975, ovvero ben tre anni oltre il termine delle produzione ufficiale. Tuttavia, una volta entrato in possesso anche della Countach, voleva qualcosa di più.
Una Countach anabolizzata
Wolf decise allora di elaborare una delle sue LP400 servendosi dell’opera di un tecnico molto valido. Anzi, del migliore in circolazione. Parliamo di Giampaolo Dallara, un figlio della Motor Valley tra i padri della Miura, che in quegli anni stava avviando l’azienda che porta il suo nome. Il finanziatore austro-canadese chiedeva una vettura dal comportamento migliorato, che fosse più veloce da portare al limite in particolar modo in pista. L’ingegnere emiliano concentrò i suoi sforzi sulla veste aerodinamica della biposto del Toro per aumentarne l’efficacia sviluppando al contempo una maggiore deportanza alle alte velocità. L’anteriore venne dotato di uno spoiler inferiore che ne mutava il caratteristico profilo cuneiforme, bilanciando il posteriore grazie ad un voluminoso alettone ad incidenza regolabile posizionato ad un’altezza maggiore del tetto. Per garantire una dinamica più evoluta ed scaricare meglio a terra la potenza a disposizione, si ritenne che gli pneumatici posteriori da 225 millimetri fossero sottodimensionati. Erano necessarie delle “calzature” di dimensioni decisamente più generose: peccato che sul mercato i gommisti non avessero in listino nulla del genere. Per Wolf non fu un problema: su sua richiesta la Pirelli realizzò per la prima volta pneumatici da 335 millimetri da montare su appositi cerchi dal canale maggiorato. Fu quindi necessaria anche una modifica alla carrozzeria, ovviamente non pronta ad accogliere ruote di tali dimensioni. Vennero allora maggiorati i passaruota attraverso la realizzazione di caratteristici parafanghi posteriori allargati che resero la Countach ancora più muscolosa.
La prima Countach preparata per Wolf è oggi di proprietà di un appassionato giapponese (CarBuzz – sconosciuto)
Un cuore più grande
Terminato il primo esemplare e raggiunti i risultati sperati sulla dinamica del veicolo, Wolf non si accontentò. Una belva del genere poteva sopportare potenze ancora maggiori rispetto ai 375 CV del V12 da 3,9 litri a carburatori fornito dalla casa e Dallara si rimise al lavoro. Venne così messo a punto un propulsore maggiorato a quasi 5 litri che venne installato sulla Countach dell’imprenditore canadese (telaio nr. 112.0148 per gli amanti della precisione) insieme ad altre raffinatezze tecniche. Per reggere l’incremento di potenza conseguente all’aumento di cilindrata (si era giunti a 450 CV), la trasmissione venne dotata di una frizione doppio disco Borg&Beck derivata da quella in uso sulle monoposto di Formula 1. Al contempo la velocità massima era giunta a 323 km/h e l’impianto frenante venne di conseguenza reso più efficace con l’adozione di speciali dischi AP abbinati a pinze ad otto pistoncini. L’estetica della vettura non venne trascurata rispetto al contenuto tecnico: verniciata in rosso brillante, venne arricchita da un volante di tipo F1 con incisi i loghi dello stesso Walter Wolf. Giusto per non far mancare la cura ai dettagli.
Il secondo esemplare di Countach “Wolf edition” immortalata nel paddock di Hockenheim. Al posteriore fa bella mostra il logo della Walter Wolf Racing (driving.ca – sconosciuto)
L’appetito vien mangiando
Visto il successo del primo “trapianto”, venne preparata una seconda vettura (telaio nr. 112.0202 sempre per gli amanti della precisione) dotata del motore 5 litri, che con un’ulteriore messa a punto divenne prossimo a sviluppare 500 CV. Per rendere ancora più diretta la sensazione di guida il rapporto di sterzata venne aumentato fino a 7:1, il disegno delle sospensioni venne rivisto e l’alettone venne reso regolabile elettricamente dall’abitacolo. Ad impreziosire ancor più il “pacchetto” era la livrea. Verniciata in blu Bugatti con le estensioni dei passaruota neri, era arricchita da cerchi Campagnolo “Bravo” color oro. Questi ultimi richiamavano la tonalità dei sottili fregi che esaltavano il profilo dei fianchi ed incorniciavano la fanaleria posteriore. A completare il tutto vennero applicate le bandierine canadesi sui coperchi dei fari a scomparsa ed il logo della Walter Wolf Racing al posteriore, mentre gli interni in pelle naturale strizzavano l’occhio al lusso.
La seconda Countach preparata per Wolf guidata dall’ex collaudatore Lamborghini Valentino Balboni fa il suo ingresso al Concorso d’eleganza di Villa d’Este (A8C100 su YouTube)
Il gran finale
Il risultato raggiunto sulla seconda Countach “canadese” spinse a preparare un terzo esemplare (telaio nr. 112.1002) con analoghe specifiche tecniche ma ulteriormente migliorato attraverso l’applicazione di un impianto frenante completamente regolabile dall’interno dell’abitacolo. Caratterizzata esteticamente da un colore blu di tonalità estremamente scura e da speciali (coprimozzi marcati Walter Wolf Racing, questa terza vettura apparve al Salone di Ginevra del 1978 priva di alettone: Wolf lo fece installare appena entrato in possesso dell’auto. Accanto faceva bella mostra di sé la nuova LP400S, versione portata direttamente dalla Lamborghini. In realtà le due biposto erano quasi gemelle: la gestazione delle Countach “made in Wolf” era stata infatti seguita da vicino dalla casa madre che aveva potuto apprezzare le migliorie applicate sulla base delle richieste del committente, uno dei più generosi finanziatori dell’azienda di Sant’Agata in quegli anni economicamente difficili. Dai desideri di un ricco cliente era iniziata così la storia della seconda serie della Countach, quella che avrebbe accompagnato la Lamborghini per il quadriennio successivo.
L’ultima Countach “Wolf edition” accanto allo stesso Walter Wolf (Supercar Nostalgia – sconosciuto)
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