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Il Personaggio Della Settimana – Luigi Musso
Roma – Bologna
Amante della velocità, dell’adrenalina e soprattutto della Ferrari. Luigi Musso è stato un pilota un ex pilota automobilistico. Romano di origine, il terzo figlio di una famiglia benestante proprio grazie ai suoi fratelli si innamorò perdutamente delle auto e presto anche delle corse automobilistiche. Nonostante i timori della famiglia che non voleva che lui seguisse la carriera di pilota da corsa nel 1952 convince suo fratello a farsi cedere la Stanguellini di sua proprietà e così inizia a correre. Si fa notare da Maserati, la quale decise di offrirgli un contratto per entrare nella squadra. Con la casa del tridente si laura campione italiano sport prototipi nella categoria per motori a due litri. Nel 1953 anno in cui vince il suo primo titolo esordisce anche in Formula 1 nel Gran Premio d’Italia. Con la casa bolognese rimane fino al 1955 conquistando due podi. Il primo in Spagna e il secondo in Olanda. Il talento e le doti messe in mostra con la squadra italiana gli aprono le porte per l’occasione della sua vita. La Ferrari.
Anima incostante
Luigi Musso era un po’ una rockstar romana. Animo ribelle e libero che in macchina lo faceva volare e fare numeri che pochi si permettevano. Anche nella vita privata gli piaceva concedersi vizi a cui non sapeva rinunciare. Tanto che insieme ai suoi fratelli riuscì a perdere tutto i patrimonio che il padre con lavoro e fatica aveva messo loro da parte. Le macchine a non finire e la bella vita erano però solo aspetti di Luigi che con quanto riusciva a fare nell’abitacolo e su una pista da corsa c’entrano poco. Da molti considerato un pilota freddo calcolatore e senza emozioni Musso nella sua carriera aveva un solo grosso difetto. La costanza. Sì non era il suo forte. Era capace di fare Pole Position da record al sabato e la domenica guidare come se si fosse scordato le traiettorie perfette fatte solo 24 ore prima. Ma ciò che mostrava era un’abilità unica che gli permetteva di vincere gara impensabili come successe a Reims nel 1957, gara non valida per il campionato del mondo di Formula 1, in quanto quell’anno la tappa francese della classe regina si corse a Rouen. Da qual momento il soprannome “Il Leone di Reims” sarà suo. Sulla sua amata pista francese oltre alla gloria però andrà incontro anche al suo destino. L’unica gara valida per il mondiale di F1 che riuscirà a vincere sarà la sua prima da pilota Ferrari nel 1956 in Argentina.
La morte inseguendo la gloria
Nel 1958 è per tutti l’erede designato di Alberto Ascari per riportare il Cavallino a vincere il titolo mondiale con un pilota italiano dopo la morte di Castellotti, Ma due furono i problemi principali. I suoi compagni di squadra Collins e Hawthorn oltre a Moss. La stagione partì bene con buoni risultati che lo portarono a contendersi il titolo. Luigi era un pilota ambizioso e molto amato. Questo gli fece entrare in testa di essere lui l’uomo giusto su cui puntare per la Ferrari e soprattutto il favorito per la stagione in corso. Purtroppo la sua incostanza gli fece perdere presto la leadership del mondiale e con questo anche i favori del Drake che gli preferiva a volte Hawthorn a volte Collins. Musso non ci stava e questo lo portò a dare tutto pur di dimostrare che era lui quello giusto e il più forte dei tre, ma questo atteggiamento lo portò ad incontrare la sua fine a Reims, la pista che lo aveva visto trionfare un anno prima. Durante la gara i due che si contendevano la vittoria erano sempre loro. L’italiano e l’inglese, che scattato dalla prima casella si era tenuto stretto la prima posizione. Tra i due in classifica ci sono solo due punti e questo fa si che il duello sia ancora più agguerrito e avvincente. Mentre inseguiva Luigi perde terreno a causa di due doppiati che si mettono in traiettoria. Ancora più innervosito Musso inizia a spingere sempre di più per recuperare il terreno perso. Questo gli sarà fatale. Arriva alla curva Calvaire che se fatta in pieno di permette di recuperare il terreno dal tuo avversario davanti. In quel momento si scordò il consiglio del suo idolo e amico Juan Manuel Fangio, che gli aveva ricordato giorni prima di stare attento al vento nelle curve altrimenti avrebbe rischiato di finire fuori pista. Il pilota italiano in mente ha solo un obiettivo riprendere l’inglese così affronta la curva in pieno senza pensarci due volte. La sua Ferrari entra a velocità troppo sostenuta, tocca l’erba con le ruote e finisce fuori strada capovolgendosi più volte. Il 6 luglio 1958 Luigi Musso incontrerà la morte nel tentativo di rincorrere con orgoglio qualcosa di troppo veloce, perfino per lui.
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