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MAX VERSTAPPEN – ARANCIA MECCANICA

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Dal momento in cui è diventato il pilota più giovane a vincere in F1 – al suo debutto per la Red Bull Racing in Spagna nel 2016 – Max Verstappen è diventato la stella a quattro ruote del panorama mondiale, ridefinendo costantemente i canoni di successo anche ad un’età dove di solito i pensieri comuni sono l’esame di maturità e i problemi adolescenziali.

Max, però, è diverso. Non ci vuole una scienza a capirlo, anche perché se guidi una monoposto di F1 a 17 anni – ancora prima di ricevere la patente – sei per forza diverso. Campione di un GP di F1 a 18 anni (il più giovane della storia della F1), ma soprattutto campione di coraggio e rischio. Dopo l’impresa di Barcellona l’olandese volante ha continuato a vincere gare su gare ogni anno, ma per ora ha dovuto accontentarsi di essere un eventuale spina nel fianco dei campioni del mondo in carica Lewis Hamilton, che ha vinto titolo dopo titolo nonostante gli sprazzi da protagonista del pilota olandese. Ma quella rischia di essere storia vecchia, perché sta arrivando l’ora di Max.

CARRIERA. Max Emilian Verstappen nasce il 30 settembre 1997 a Hasselt (Belgio) figlio di Jos Verstappen, ex pilota di Formula Uno, e di Sophie Kumpen, che ha partecipato a diverse gare con i kart. Comincia a correre prestissimo e già a quattro anni e mezzo si trova sui kart nei campionati Mini Junior. Nel 2006 vince il campionato Rotax Max Minimax e ottiene il titolo anche nel campionato belga. Inutile continuare. Vincerà ovunque e soprattutto vincerà sempre tutto. Un predestinato alla infinitesimale. Per chi ha una certa dimestichezza con l’atletica, Max assomiglia a Mondo Duplantis, oro olimpico a Tokyo, che fin da bambino ha battuto ogni record di categoria e adesso è il detentore del record del mondo nel salto con l’asta.

A Max manca proprio quella ciliegina sulla torta, ma vola in alto come Mondo e riesce nell’impresa di guadagnarsi a 17 anni un sedile con la Toro Rosso, nella stagione 2015. L’inizio è buono se si considera l’età e a metà stagione arriva vicino all’impresa del primo podio nel GP di Ungheria, ma alla fine arriva 4°.

Le sue qualità sono percepibili a chiunque, ma la cosa che sorprende di Max è la sua capacità di adattamento alle situazioni in pista, inoltre, la sua sensibilità sul pedale arriva a toccare altezze che per tanti umani non sono raggiungibili.

La stagione 2016 inizia in Toro Rosso con ottimi risultati, soprattutto in qualifica, ma poi il buono del sabato non si concretizza in gara la domenica. Al quinto appuntamento stagionale in Spagna succede, però, l’impensabile. Helmut Marko, mente della Red Bull Racing, è stufo dei continui errori di Daniil Kvyat e quindi decide di scambiare i due sedili. Via il russo dentro l’olandese. Avviene, così il passaggio in Red Bull. La scelta di Marko viene subito ripagata, perché nella stessa gara “SuperMax” – come canta una canzone dedicata al pilota – riesce a vincere il suo primo GP ottenendo di fatto anche il record di pilota più giovane a vincere un Gran Premio.

Il giovane pilota è intraprendete, a volte scorretto, ma anche autore di tante azioni al limite e di grande spettacolo. Un pilota di un’altra epoca con il cervello della generazione Z. Multitasking in tante cose e predisposto al miglioramento. Nella stagione va in scena forse la sua più grande masterclass al volante di una F1. GP del Brasile: terzo posto. Il risultato però trova il tempo che trova, perché ciò che riesce a fare Max in pista è al limite dell’assurdo. Una straordinaria gara, tutta in rimonta e regalando agli spettatori delle eccezionali manovre sotto una pioggia battente e soprattutto con un sorpasso a Nico Rosberg che entrerà nella storia della F1. La stagione si conclude con 204 punti e il quinto posto nella classifica iridata.

Ecco segnatevi questo piazzamento. Da questo momento in poi Max non arriva più in basso del 4° posto al termine di un campionato del mondo. Senza senso.

LA MAX-MANIA. Per spiegare meglio cosa sia Max nel paese di Van Gogh e dei mulini, bisogna seguire con attenzione lo spostamento del ciclone olandese. No, non stiamo parlando di meteorologia, ma bensì di una folla di almeno 30.000 persone provenienti dall’Olanda, che seguono Max in giro per il mondo. Da Spa a Monza fino ad arrivare a Sochi. A Zandvoort, però, si è visto il massimo. Personalmente mi sembrava di vedere una partita allo stadio, perché il tifo era quello. Cori per Max, con annessa canzone dedicata e cantata da 110.000 persone. Ruggito della folla ad ogni passaggio di Max e poi non sto neanche a raccontarvi alla bandiera scacchi. Immaginate solamente 110.000 persone, tutte vestite di arancione, che esultano per la prima vittoria di un’olandese in Olanda. Altroché, nordici e freddi.

IL FUTURO ARANCIONE. Il 2021 sarà forse l’anno della definitiva svolta: la sua grande maturità. Dopo 7 anni di attesa può lottare per il titolo ad armi pari, o forse di più, contro il leggendario Re Lewis, che per la prima volta in carriera sembra essere agitato dalla rivalità con Max. Nel frattempo abbiamo assistito a tutto e di più: un finale drammatico in Bahrain e a Baku, gli incidenti di Monza e Silverstone e le grandi lotte in giro per il mondo. Max e Lewis sono dei campioni, ma se dell’inglese abbiamo, forse, visto tutto, non possiamo dire lo stesso dell’olandese.

Ma alla fine è tutto comprensibile. Alberto Tomba sospendeva per qualche istante il festival di Sanremo con le sue discese olimpiche e Valentino ha spostato il muro giallo per 20 anni in giro per il mondo. Max è della stessa sostanza di cui sono fatti fenomeni. Una dose infinita di voglia di vincere e tenacia che lo rendono affascinante a chiunque.

Domani compirà 24 anni e per questo motivo, noi della Motorvalley, vogliamo fargli gli auguri. Dopo tutto un vincitore del GP di Imola resta nella nostra storia. Auguri Super Max.

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