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Il Personaggio Della Settimana – Michael Schumacher
Kerpen, Germania. Nella piccola cittadina tedesca sorge un luogo dove piccoli veicoli a quattro ruote sfrecciano tra le curve di un kartodromo che unisce passato e presente e futuro dei motori, come un filo sottile dagli anni 60 fino ad oggi. Lì dove si sono formati grandi campioni del passato e si potranno formare campioni del futuro, tutto ha avuto inizio con un nobile pilota che ha vinto e corso per la Ferrari: Wolfgang Von Trips. Su quel piccolo tracciato sorto vicino a Colonia ci ha mosso i suoi primi passi motoristici qualcuno che ha scritto il suo nome nella leggenda del motorsport diventando un eroe per il popolo in rosso della Formula 1: Michael Schumacher.
Da Spa ai titoli iridati
Dagli esordi in go-kart a quello in Formula 1 di tempo ne passò. Debuttò a quattro anni e corse nelle categorie minori fino a quando un incontro non gli cambiò la vita. L’imprenditore Jurgen Dilk visto il talento del giovane Schumacher decise di dargli una mano economicamente per aiutarlo a crescere e mettere in mostra tutta la sua velocità. Di fatto come spesso diceva anche lo stesso Michael e la sua famiglia non potevano permettersi il lusso che si concedevano i suoi avversari, ma poteva contare solo sulla sua forza e le sue abilità. Nei campionati giovanili si fa notare e poco a poco mette in mostra un talento cristallino che a soli ventidue anni gli concede la prima vera grande opportunità in Formula 1. La Mercedes che lo aveva ingaggiato nel 1990 come pilota per le competizioni Sportprototipi lo propose alla Jordan come sostituto di Gachot per il Gran Premio del Belgio del 1991. Sulla pista delle Ardenne Michael ottenne la sua occasione e non la sprecò. Si fece notare subito in qualifica con un settimo posto ma purtroppo la sua gara durò poco a causa di un problema alla frizione. Ciò che fece vedere però non passò inosservato agli occhi di chi in quel circus aveva un fiuto ben sviluppato. Flavio Briatore, direttore della Benetton, lo contattò per portarlo nella sua scuderia per il resto della stagione, con la quale ottenne ottimi risultati e la conferma per gli anni successivi. Con la Scuderia anglo-italiana ottenne anche il primo successo il Formula 1 arrivato un anno dopo l’esordi, sempre sullo storico circuito belga, con cui Schumi avrà un rapporto speciale. Insieme a Briatore Schumacher da semplice promessa si trasforma anche in campione vincendo il titolo iridato nel 1994 e nel 1995. Solo quattro anni gli sono bastati per arrivare ai vertici della massima competizione motoristica per poi sapersi ripetere come i veri fuoriclasse, una precocità rara concessa solo a chi le pagine di storia le sa scrivere e non solo leggere.
Michael Schumacher ad Adelaide nel 1995, anno in cui vince il suo secondo titolo iridato con la Benetton – Credits to formula1.com
Rosso in salita
La corsa verso l’apice per Micheal inizia quando si veste di rosso. Arriva con il titolo di Campione del Mondo tra le sue mani e l’1 che svetta sulla livrea della monoposto di Maranello. Arriva con tutti gli onori e oneri del caso e con la pressione di riportare il titolo alla Scuderia Ferrari dopo diciassette anni di astinenza. Purtroppo i titoli a poco servono quando è la pista a decretare il risultato finale e le prime stagioni con la Rossa sono avare di corone iridate. Al primo anno la macchina si rivela poco competitiva per puntare alla prima posizione ma Schumacher riesce a dimostrare ancora una volta la pasta di cui è fatto riuscendo a portare a casa ben otto podi di cui tre vittorie. La prima arriva in Spagna al Montmelò, la seconda sul suolo amico di Spa e la terza a Monza nel delirio della marea rossa. Nel 1997 è competitivo per giocarsi il titolo fino a fine stagione contro Jacques Villeneuve ma un suo errore all’ultimo giro dell’ultima tappa a Jerez lo condanna a guardare dal muretto a bordo pista il rivale tagliare vincente il traguardo e prendersi la corona di campione. Anche il 99 non è l’anno giusto. A Silverstone dopo un incidente a causa si un problema ai freni si fratturò una gamba e rinunciò a tutto il resto della stagione. Nonostante un titolo da vicecampione del mondo ottenuto nel 1998 i suoi primi anni in Ferrari non furono idilliaci, ma si sa che per creare il proprio impero serve tempo e pazienza e questo fu solo il preambolo di qualcosa di memorabile che stava per iniziare: il regno del Kaiser di Hürth.
Da campione a leggenda
8 ottobre 2000. Una data indimenticabile per tutti i tifosi della Rossa, specie chi ha vissuto quegli anni dorati. A Suzuka va in scena il penultimo atto del mondiale di Formula 1 e dopo una lunga battaglia al sabato tra Hakkinen e Schumacher la pole andò al tedesco. Michael ebbe il primo match point per vincere il titolo mondiale, laurearsi per la terza volta campione ma soprattutto per riportare la corona dopo 21 anni di attesa a Maranello. La partenza sbagliata, la pioggia e le strategie del muretto. Un gara di alti e bassi e di emozioni infinite che solo chi le ha vissute può ricordarle vivide ancora oggi. La vittoria era l’unico modo per non fare calcoli e Schumacher questo lo sapeva. In un autodromo gremito di tifosi Michael mise in scena la sua magia e a suon di giri veloci e un ritmo infuocato si riprese la testa della corsa. Il resto fu storia, solo i km lo separavano da quella conquista che lo avrebbero consegnato alla storia e quando taglia il traguardo, lui tutto il team e il popolo rosso poterono festeggiare un attesa terminata dopo troppo tempo. Le parrucche rosse sul podio giapponese sono rimaste iconiche nel tempo anche perché da quel momento il rosso tinto d’oro rimarrà per altre quattro stagioni, stabilendo una striscia di cinque stagioni di dominio assoluto. La sua storia con la Rossa finì nel 2006, dopo dieci anni insieme, il tedesco decise di ritirarsi e dedicarsi ad altro, lasciandosi dietro quello che fino a quel momento nessuno, nemmeno i più grandi riuscirono a fare. 7 titoli mondiali di cui 5 consecutivi e 91 vittorie che lo resero il pilota più vincente nella storia della Formula 1. Non solo si consacrò come l’idolo di tanti appassionati e soprattutto dei tanti tifosi Ferrari che ancora oggi lo inneggiano come il più forte di tutti i tempi, un idolo e un eroe in rosso che il popolo ferrarista non ha mai dimenticato e non ha mai smesso di supportare anche quando molti nasi si storsero al suo ritorno, seppur per poco, ma con i colori della neo-rientrante Mercedes, impostando un lavoro che poi avrebbe lasciato un’altra scia di dominio stavolta argentato.
I dieci momenti migliori della carriera di Michael Schumacher – Copyright: YouTube, Motorsportcomitalia
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