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Un circuito al mese – Montecarlo, paradosso della Formula 1

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È il più emblematico tra tutti i circuiti cittadini al mondo. Veder sfrecciare le auto più veloci sulle strade di Monte Carlo è parte integrante del fascino della Formula 1. Dai balconi delle case del quartiere più centrale del Principato di Monaco e dalla riva della Costa Azzurra si è potuto assistere a un pezzo importante di storia di questo sport. Il prestigio che ha assunto nel tempo il Gran Premio di Monaco è tale da farlo rientrare di diritto tra le tre gare più importanti del motorsport a livello globale, insieme alla 500 miglia di Indianapolis e alla 24 ore di Le Mans. L’interesse per questo evento non colpisce solo gli appassionati delle quattro ruote, ma coinvolge anche numerosi vip e personalità che frequentano la ricca e mondana città-Stato. È difficile immaginare una Formula 1 priva di questa magia. Allo stesso tempo, svolgere un weekend di gara in un contesto del genere porta con sé ovvie difficoltà. Le strade sono strette e tortuose, costellate di marciapiedi, dossi e tombini, delimitate da guard rail che vengono ripetutamente sfiorati. Hanno dovuto ospitare vetture sempre più veloci e di dimensioni sempre maggiori. Tutto ciò, oltre a rendere sorpassi in pista estremamente difficili, contrasta con la crescente attenzione rivolta verso la sicurezza. Sarà possibile ancora a lungo conciliare la modernità con il glorioso passato che si è scritto nel territorio regnato dal principe Alberto II? Non sappiamo quale sia la soluzione del paradosso, ma nel frattempo andiamo a dare un’occhiata a come si sia sviluppato un successo del genere.

Charles Leclerc con la sua Ferrari al Mirabeau Haut: il pilota della Scuderia di Maranello è nato e vive proprio a Montecarlo (Ferrari.com)

Un’idea azzeccata

La storia del Gran Premio è ormai quasi secolare. L’Automobile Club di Monaco organizzava già dal 1911 il Rally di Monte Carlo, corsa che si snodava lungo le strade di tutta Europa per poi concludersi nel principato. Ma l’ente monegasco, per ambire all’ingresso nella federazione internazionale, necessitava di un biglietto da visita più importante: un evento svolto completamente all’interno dei confini nazionali. Antony Noghès, figlio dell’allora presidente , ebbe quindi l’idea di far svolgere un Gran Premio automobilistico su un circuito realizzato unendo alcuni tratti delle strade cittadine. Con l’approvazione anche del principe Luigi II e del più affermato pilota locale, Louis Chiron, il 14 aprile 1929 prese il via il primo Gran Premio di Monaco. Sin dall’edizione inaugurale, si registrò un grandissimo successo. Il pubblico presente dimostrò di gradire lo spettacolo, garantito dalla scelta dell’organizzazione di permettere la partecipazione solo tramite invito. Le marche selezionate, tra cui figuravano Bugatti, Maserati, Alfa Romeo e Mercedes, erano le più affermate dell’epoca, e decisero ben presto di presentarsi a Monte Carlo con i loro team e piloti ufficiali. A partire dal 1933 la competizione, che in breve tempo aveva guadagnato l’attenzione di tutta Europa, fu inserita tra le Grand Épreuves, l’insieme delle gare più importanti al mondo. Questo fu anche il primo Gran Premio in cui la griglia di partenza venne stabilita in base ai tempi fatti segnare nelle prove. Ha ospitato la seconda gara in assoluto valida per il campionato mondiale di Formula 1 nel 1950, stagione d’esordio della competizione. Dopo una pausa di qualche anno, ritornò nel calendario iridato nel 1955 per non uscirne più, se non nel 2020, per lo stop forzato dovuto alla pandemia da Covid-19.

 

Il tracciato del circuito di Montecarlo con le curve dai nomi mitici (Wikipedia.it)

Un tracciato (quasi) intonso

Il tracciato, essendo realizzato nel pieno centro cittadino, non ha subito modifiche sostanziali nel corso degli anni. L’attuale lunghezza è di 3.337 m, con 19 curve, la prima delle quali è la Sainte Dévote, che porta i piloti dal rettilineo di partenza verso la salita del Beau Rivage. Si affrontano quindi le curve Massenet, Casino e Mirabeau Haute, prima di raggiungere in discesa il tornantino del Loews, ora chiamato Grand Hotel Hairpin. Famoso per essere la curva più lenta del mondiale, per affrontarla i piloti devono sterzare al massimo della possibilità delle auto, arrivando a incrociare le braccia. Si continua in discesa, piegando a destra alla Mirabeau Bas: i piloti vedono il mare di fronte a loro, ma il paesaggio viene oscurato, dopo la curva Portier, dal passaggio in un altro dei tratti unici di questa pista: il tunnel. I conducenti lo affrontano ad alte velocità, curvando leggermente verso destra, incontrando qui un brusco passaggio tra luce e ombra. All’uscita, si frena bruscamente per entrare nella Nouvelle Chicane, unico vero punto in cui si può tentare un sorpasso e teatro di numerosi incidenti. I piloti proseguono costeggiando il mare. Nella storia, due piloti a seguito di incidenti, hanno concluso la propria corsa finendo in acqua: si tratta di Alberto Ascari nel 1955 e di Paul Hawkins nel 1965, usciti entrambi illesi. Dopo la curva del Tabaccaio, a sinistra, si entra nel complesso delle Piscine, la zona che ha subito più modifiche, essendo stata introdotta negli anni ’70, separata dal rettilineo di partenza da due curve molto lente a destra, la Rascasse e quella dedicata al fondatore Antony Noghès.

Un Gran Premio unico

Monaco, con le sue 68 edizioni al 2022, può vantare un legame col mondiale di Formula 1 pari a quello delle nazioni considerate con più tradizione. Solo l’Italia e la Gran Bretagna, i cui Gran Premi si sono disputati ogni anno dal 1950, lo superano, e l’Autodromo di Monza è l’unica sede nella quale le vetture di Formula 1 hanno corso più spesso. Le particolarità del Gran Premio di Monaco non sono limitate alla conformazione del tracciato. Innanzitutto, la relativamente bassa velocità media sul giro che le vetture riescono a mantenere impone che la distanza di gara sia più breve rispetto ai canonici 305 km: affinché la durata in termini di tempo sia simile a quella delle altre corse, si coprono 78 giri, equivalenti a circa 260 km. Un’altra tradizione esclusiva riguarda la giornata dedicata alle prove libere, che è il giovedì, con il venerdì libero e la pista aperta al pubblico. Dal 2022 il weekend di gara assume il format comune a tutti gli altri circuiti, con l’inizio spostato al venerdì. Fino al 2016, la premiazione, che segue un cerimoniale leggermente modificato rispetto a quello solito, non avveniva su di un podio, ma sul palco dal quale la famiglia reale segue la gara. Per ragioni di sicurezza, nelle stagioni in cui i partecipanti al mondiale erano molto numerosi, è stato necessario consentire il via a un limitato numero di vetture. La pista, per la cui preparazione insieme al montaggio delle strutture relative occorrono un paio di mesi, viene sfruttata anche dalle serie che fanno da contorno alla Formula 1. A partire dagli anni ’60, per più di tre decenni, la Formula 3 ha avuto qui uno degli appuntamenti più iconici del suo calendario. L’attuale serie cadetta, la Formula 2, fa tappa a Monaco, insieme alla Porsche Supercup. Un paio di settimane prima del Gran Premio si tiene, sullo stesso tracciato, l’Historic GP, in cui numerosissime vetture del passato si sfidano, suddivise per categorie. L’evento è biennale, e si alterna con l’E-Prix di Monaco, la gara del campionato di Formula E che ha fatto la sua comparsa a Monte Carlo nel 2015, utilizzando un tracciato ridotto. Dal 2021 anche le auto completamente elettriche, a meno di piccole modifiche, percorrono lo stesso giro della Formula 1.

Gli ultimi giri dell’incredibile Gran Premio di Monaco 1984 che rivelò al grande pubblico il talento di un giovane Ayrton Senna (Peggy26 su YouTube)

 

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