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Chiacchiere da Bar…bieri – Motorsport elettrico sì, elettrico no, elettrico bum?
Negli ultimi anni, il tema della mobilità è sempre più preponderante nel dibattito corrente. Ci siamo resi conto che non si può andare avanti con i combustibili fossili e, anche complice lo scandalo dieselgate, l’esigenza di trovare un’alternativa per muovere il mondo è sempre più pressante.
O almeno, così sembrerebbe, a detta delle grandi case automobilistiche e dei vari governi. L’”Uovo di Colombo” sembra essere stato trovato nei propulsori elettrici, che garantiscono la assenza di emissioni durante la circolazione dei mezzi che quindi, teoricamente, non inquinerebbero. Non è però mia intenzione dilungarmi sul merito della questione dal punto di vista del prodotto. Sebbene il dibattito sia affascinante, mi limito ad essere un attento osservatore.
Sarà questo il futuro? Ai posteri… (copyright imovegreen.it)
Motorsport con la… scossa!
Sappiamo bene però che le scelte fatte dalle grandi aziende costruttrici di auto e moto vanno a ricadere inevitabilmente sul motorsport. Le corse infatti, sono sempre state un ottimo banco di prova per la produzione su larga scala e l’elettrico non è stato da meno.
Dal 2012 infatti abbiamo visto l’ingresso nel Mondiale Endurance, conosciuto anche come WEC, dei motori ibridi endotermici ed elettrici, scelta seguita nel 2014 dalla Formula 1, con l’avvento dei motori cosiddetti turbo-ibridi. Nel frattempo hanno cominciato a proliferare serie esclusivamente full-electric, come la Formula E, o la Moto E, ma già nel passato alcune gare, come il Tourist Trophy o il Pikes Peak, celebre gara in salita statunitense, avevano categorie dedicate a mezzi con propulsione alternativa.
A partire dall’anno prossimo, poi, anche le WRC Plus del Campionato Mondiale Rally saranno spinte da powertrain ibridi e anche l’IndyCar dal 2023 aggiungerà elementi elettrici ai propri propulsori.
Ad ogni stagione fioriscono inoltre nuove competizioni per auto elettriche. A inizio 2021 ha debuttato l’Extreme E, campionato di fuoristrada elettrici, così come alcune settimane fa ha avuto inizio il PureECTR, campionato turismo con auto a zero emissioni, mentre è già da qualche anno che Smart organizza la E-Cup, monomarca avente come protagonista la Smart EQ fortwo e-cup. Sì, proprio quelle scatolette che spuntano immancabilmente da quell’unico posteggio che pensavate fosse vuoto. Ecco, hanno un campionato tutto loro e, vi dirò, non è uno spettacolo sottotono come si potrebbe pensare.
Inizio di una manche del PureETCR con gate super futuristici… E’ lo slalom parallelo nel 3000? (copyright vervetimes.com)
Cosa ci dobbiamo aspettare dai campionati elettrici?
Innanzitutto faccio una precisazione: i campionati che sfruttano una motorizzazione ibrida sono a mio avviso i benvenuti, sia per la ricaduta che c’è sulla produzione di serie, sia per il contenuto tecnico che per lo spettacolo in pista. La Formula 1 ha prodotto i motori più efficienti della storia del motorsport e le gare non ne hanno risentito in spettacolarità, né è diminuita la potenza delle vetture. Sono aumentati i costi, certo, ma Liberty Media sta correndo ai ripari con il Salary Cap, sul quale ho piena fiducia.
Passando al WEC (e al suo omologo a stelle e strisce IMSA WeatherTech Sportscar Championship), dopo qualche anno di magra, con i nuovi regolamenti Hypercar (in sigla LMH) e Daytona hybrid (LMDh) si prospettano anni di competizione serrata. Al momento sono nove i costruttori che hanno aderito a questi regolamenti e che vedremo in pista nel 2023. I nomi sono altisonanti: alle già presenti Toyota e Glickenhaus si aggiungeranno Peugeot e Ferrari, che hanno scelto la piattaforma LMH, mentre Porsche, Audi, Acura e BMW metteranno in pista prototipi LMDh.
Entrando nel dettaglio, le Hypercar permettono alle case di produrre in proprio il telaio, il proprio motore e il proprio sistema ibrido fino ad un massimo di 200 kW con la possibilità della trazione integrale, in LMDh saranno quattro i telai tra i quali i costruttori potranno scegliere, mentre il sistema ibrido sarà unico, meno potente e integrato nel cambio, e la trazione posteriore. Insomma, la competizione non mancherà, anche se sarà da vedere come verranno equiparate, con il Balance of Performance, le diverse tecnologie, al fine di dare a tutti la possibilità di competere per la vittoria.
Pagato il pegno alla difesa dei campionati ibridi, passiamo alle serie full-electric. In precedenza ne ho citate diverse e, tolta la MotoE, con motociclette fornite da Energica, azienda leader del settore e basata nella nostra Motor Valley, praticamente tutti i campionati hanno dei format particolari. Prendiamo in considerazione il più famoso, la Formula E. La serie fondata da Alejandro Agag, autentico visionario del motorsport, ha delle caratteristiche peculiari. Su tutte, i circuiti sono quasi esclusivamente dei contorti cittadini, salvo rari casi (Città del Messico, Valencia e Puebla). Poi c’è il televoto, chiamato Fanboost, che consente al pubblico di dare un surplus di potenza ai piloti più votati, e l’Attack Mode, un aumento temporaneo di potenza attivabile più volte nell’arco di una gara compiendo una traiettoria inizialmente svantaggiosa in un punto specifico della pista. Va bene che nelle serie nuove è lecito sperimentare, ma così mi pare troppo. Se poi pensiamo che nei primi anni, data la scarsa autonomia delle batterie, i piloti invece che fare il rifornimento saltavano direttamente sulla seconda macchina a metà gara… beh, l’effetto videogioco è il minimo sindacale.
Con questo non dico che la Formula E sia da buttare, anzi, è un campionato che può essere interessante per diversi motivi, e ne parlo dopo esser stato presente, come partecipante attivo in qualità di Ufficiale di Gara, alle prime due edizioni dell’E-Prix di Roma. Le battaglie in pista innanzitutto sono avvincenti e i piloti sono tutti di ottimo livello. Il coinvolgimento dello spettatore c’è ed è convincente e, all’interno di circuiti ideati su misura, le macchine sembrano veloci. Dico sembrano perché, cronometro alla mano, a Montecarlo sono più lente di oltre due secondi rispetto alle Formula Regional, che a loro volta hanno prestazioni inferiori alle Formula 3. Per dare un metro di paragone assoluto, sul giro, a Monaco (unico tracciato dove hanno corso tutte queste categorie) una Formula E paga poco meno di 21 secondi di svantaggio alla Formula 1 (1’31”317 per le vetture elettriche contro l’1’10”346 siglato da Charles Leclerc).
Comparativa tra Formula E e Formula 1… Ce n’è di strada da fare… (copyright Marcel Fischer)
Passo anche all’argomento più toccato quando si parla di motorsport elettrico: il rumore. Innanzitutto smentisco categoricamente che le auto elettriche non facciano rumore. Lo fanno, hanno il loro rumore caratteristico, che ha la peculiarità di sprigionare molti meno decibel rispetto alle auto con propulsione endotermica. Qui si rientra nella questione dei gusti. A me personalmente, durante il servizio, il fatto di non dovermi sgolare per parlare con il collega a fianco o per radio, una tantum, non mi ha fatto schifo. E’ stata una piacevole sorpresa.
Elettrico vs endotermico (?)
Quasi tutti i campionati elettrici, però, si trovano a dover sopperire alle evidenti carenze tecniche con degli stratagemmi sul regolamento sportivo, con format che mal si sposano al motorsport che siamo abituati a seguire. Al momento è infatti improponibile un campionato elettrico di Endurance, mentre ci troviamo a guardare gare a manche, come l’Extreme E, anch’esso ideato da Agag, o il PureETCR, oppure competizioni come la Smart e-cup, con una griglia di gara 2 totalmente rovesciata rispetto all’ordine di arrivo, della durata di poco più di dieci minuti e con auto dalla velocità limitata a 130 Km/h.
Insomma, siamo agli albori del motorsport elettrico e, come ogni mondo nato da poco, i limiti ci sono e sono evidenti. Alcune competizioni sono divertenti, altre devono ancora trovare la loro strada per convincere il grande pubblico. I mezzi meccanici sono notevolmente inferiori rispetto agli omologhi dotati di motori tradizionali, ma non per questo le gare sono meno avvincenti. E’ tutta una questione di gusti e di abitudine. Credo tuttavia che le competizioni elettriche non siano da stroncare a priori, bensì penso che siano un modo per far sì che le nuove tecnologie abbiano il loro giusto sviluppo, sfruttando il mondo delle corse, per migliorarci anche la vita di tutti i giorni.
Al momento questi due mondi coesistono, e lo fanno bene, con benefici da entrambe le parti. Potranno un giorno le competizioni elettriche sostituire quelle a motore endotermico? A mio avviso sì, se le auto o le moto si riveleranno più prestazionali. Perché nel motorsport, alla fine, sta tutto lì: nel tempo sul giro.
In attesa delle vetture a idrogeno…
Il primo prototipo a idrogeno. Sarà questo il “postfuturo”? (copyright MissionH24_Th.Gromik)
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