Altri Sport
Carspillar – Pagani Imola: bella e impossibile
«Imola è un luogo sacro per un appassionato di automobili. Una pista veloce, tecnica, difficile, che da sempre separa il grano dal loglio, sia per quanto riguarda l’uomo, sia per quanto riguarda la macchina».
Come nel suo stile Horacio Pagani scelse poche e semplici parole per presentare una delle sue creature, forse la più estrema che avesse mai concepito. Niente fronzoli per introdurre un’ “Hypercar” che non concedeva nulla all’estetica o al comfort ma solo l’essenziale in nome delle prestazioni. Una vettura dal carattere sincero e passionale come quello dei romagnoli che avevano dato vita alla pista sulla quale il “mostro” era stato sviluppato. Così è nata la Pagani Imola.
Un’ Hypercar senza compromessi, indiscutibilmente Pagani. Questa era Imola (Pagani Automobili)
Sciogli le trecce ai cavalli
In casa Pagani si decise di partire da una base tecnica di eccellenza come quella della Huayra per portare su un modello stradale quanta più tecnologia possibile sviluppando soluzioni già applicate sulla versione BC, affiancandole ad altre che anticipavano i contenuti dei modelli successivi (come la Utopia che vi abbiamo già presentato). Al centro del progetto restava il poderoso propulsore Mercedes AMG a 12 cilindri con V di 60° da 5.980 c.c. dotato di sovralimentazione a doppio turbo. Installato in posizione posteriore-centrale ed orientato longitudinalmente, il “cuore” della Imola garantiva una potenza di ben 827 CV ed una coppia di 1.100 Nm. Tanta esuberanza era trasferita alle sole ruote posteriori da un sistema di trasmissione costituito da una frizione tridisco, un cambio sequenziale Xtrac Amt a sette rapporti appositamente evoluto ed un differenziale posteriore a gestione elettronica. Così tanta grazia era ospitata da un telaio monoscocca in Carbo-Titanio HP62 G2 e Carbo-Triax HP62: una scelta di materiali studiata per garantire gli elevatissimi livelli di rigidezza torsionale e flessionale richiesti da una vera “Hypercar”.
Tanta aerodinamica e sospensioni attive
Il comportamento dinamico della Imola era controllato da un’elettronica raffinatissima che gestiva in sinergia aerodinamica e sospensioni. Il sistema a quattro ali mobili indipendenti di derivazione Huayra permetteva di aumentare l’aderenza singolarmente su ogni ruota e di modificare il carico aerodinamico locale in relazione alle differenti condizioni di guida. Le sospensioni, a doppi bracci trasversali indipendenti, erano dotate di ammortizzatori a molle elicoidali anch’essi controllati elettronicamente. Il software di gestione permetteva di variare le regolazioni su ogni singola ruota mantenendo l’interconnessione in modo da regolare costantemente l’altezza da terra. Un sistema attivo che garantiva in ogni istante il miglior assetto possibile grazie al dialogo costante con la centralina centrale addetta al controllo non solo di sospensioni e aerodinamica, ma anche di motore e trasmissione. La scheda tecnica era completata da un sistema frenante sviluppato dalla Brembo e dotato di dischi carbo-ceramici (anteriori 396×36 mm, posteriori 380×34 mm) con pinze monolitiche a sei pistoncini all’avantreno e quattro al retrotreno. I cerchi (20” anteriori e 21” posteriori) calzavano pneumatici Pirelli Trofeo R da 265/30 davanti e 355/25 dietro. Contenuti di prim’ordine, scrupolosamente sviluppati con un programma di collaudi che aveva previsto più di 16.000 km percorsi in pista a velocità di gara. Una distanza pari a circa tre 24 ore di Le Mans, come ricordava Horacio.
La Pagani Imola in vista posteriore sulla corsia box dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari (Pagani Automobili)
Estrema in ogni particolare
La Imola era identificabile come una Pagani al primo sguardo. Gli sbalzi ridottissimi, la linea a cuneo fortemente inclinata sull’avantreno, l’abitacolo biposto incastonato come una capsula sul corpo vettura ed il massiccio retrotreno con i tipici quattro terminali di scarico centrali riprendevano il disegno della Huayra, ma particolari esclusivi ne rendevano grintosissimo l’aspetto. La presa d’aria NACA all’avantreno, il “periscopio” sul cofano motore, la voluminosa ala posteriore e l’enorme estrattore facevano assumere alla biposto nata a San Cesario sul Panaro l’aspetto di un prototipo da competizione, così come l’abitacolo ridotto all’essenziale ma ricercatissimo nei materiali. Ogni particolare era votato alla prestazione assoluta creando un insieme estetico di assoluto fascino per gli amanti delle sportive estreme. Lunga 4.852 mm, larga 2.035 e alta 1.269, la Pagani Imola racchiudeva in un passo di 2.795 mm un peso complessivo di soli 1.246 kg grazie a scelte tecniche all’avanguardia. Addirittura la verniciatura “Acquarello Light”consentiva di “limare” cinque chilogrammi senza modificare la qualità cromatica della carrozzeria. Contenuti simili si traducevano in numeri semplicissimi: velocità massima di circa 350 km/h, accelerazione da 0 a 100 km/h in circa 3”, soli 5 esemplari prodotti ovviamente venduti già prima della presentazione, prezzo superiore ai sei milioni di Euro a febbraio 2020, data del lancio. Una serie limitatissima per una meraviglia della Motor Valley destinata ad entrare direttamente nel mito. Come il circuito di cui porta il nome.
Il video di lancio della Pagani Imola (Pagani Automobili su YouTube)
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook